Quello in Perù è stato il nostro primo, vero viaggio “impegnativo” dopo l’inizio della pandemia, la prima volta di nuovo oltreoceano da quando questo evento globale ha radicalmente cambiato le nostre abitudini di vita e, di conseguenza, anche di viaggio.
Per questo e per altri motivi, la mia relazione con questa destinazione, che già avevamo in mano i biglietti aerei per andare a esplorare ad agosto 2020, si è fatta complicata, quasi ossessiva. Nonostante il fascino che esercitava su di me, non l’avrei definito “il viaggio della vita” o “dei miei sogni”: semplicemente ero (e sono rimasta) incuriosita dalla ricca cultura locale, dalle meraviglie naturali che avrei potuto ammirare, dalla storia millenaria di questo popolo e dal colorato folklore così distante eppure, il alcuni tratti, a suo modo anche in parte vicino a noi.
Ma il mio desiderio di riprendere in mano l’organizzazione di questo viaggio si è col tempo trasformato anche in una sorta di “questione di principio”, una specie di patto con l’universo dietro a cui si nascondevano altre ramificazioni, e non ultimo una sfida con me stessa e quelli che ritenevo miei limiti fisici.
Alla fine del viaggio, quello che ho riportato a casa non è stato solo il coronamento della mia personale sfida, il trionfo dell’ostinazione (se così vogliamo chiamarlo) e la conferma di gran parte delle alte aspettative che mi ero prefiguarata per questa avventura, ma un arricchimento più profondo, la scoperta di essere stata conquistata da luoghi ed esperienze inaspettate molto più che da quelle che avrei dato per scontato di poter apprezzare e, al solito, quel velo di malinconia nel dover abbandonare quella estraneità che, dopo diversi giorni, comincia ad assestarsi come tua quotidianità.
In due parole, questo Paese mi ha offerto una di quelle esperienze di viaggio a tutto tondo che mi mancavano da davvero molto tempo!
Se anche per voi la terra di Machu Picchu, dei suggestivi paesaggi andini punteggiati di lama e alpaca, dei colorati tessuti e di una delle cucine più deliziose che abbia avuto modo di gustare negli ultimi anni è una meta a cui pensate da un po’, vi riporto qui di seguito qualche curiosità e alcune informazioni pratiche da conoscere prima di partire.

Organizzare un primo viaggio in Perù
Quando andare
In Perù esistono fondamentalmente due stagioni principali: quella fredda e secca (che va orientativamente da maggio a ottobre compresi) e quella più calda ma umida (tra novembre e aprile). In questo secondo periodo è più frequente incontrare piogge, anche persistenti, che finiscono per forza di cose per impattare sulla buona riuscita del viaggio: essendo una terra ricca di siti archeologici suggestivi e luoghi naturali stupendi, in cui vale la pena dedicarsi principalmente ad attività outdoor, il meteo favorevole è di certo di fondamentale importanza.
Preparandosi quindi per bene ad affrontare temperature basse, decisamente rigide in altitudine ma più miti in prossimità della costa, la nostra primavera-estate e i primi mesi autunnali sono decisamente il periodo migliore in cui organizzare un viaggio in Perù.
Quanto rimanere
La scelta di quanti giorni impiegare per un viaggio in Perù dipende in primis da cosa si ha intenzione di includere nel proprio itinerario, tenendo però in attenta considerazione le tempistiche per gli spostamenti (spesso molto lunghi se effettuati su strada piuttosto che in volo) e per l’acclimatazione quando ci si muove verso altitudini superiori ai 3.000 metri. Questa è infatti la soglia al di sopra di cui è più facile soffrire di mal di montagna, un disturbo tutt’altro da sottovalutare e che richiede diversi accorgimenti per viaggiare in sicurezza. Uno di questi è senz’altro di prendersi i propri tempi e non forzare le tappe nei primi giorni in altitudine.
Per questo motivo, soprattutto dal momento che molte delle tappe imprescindibili se si viaggia in Perù per la prima volta si trovano sull’arco andino, il consiglio anche per coloro che generalmente si reputano più attivi è di non trattare questa destinazione come una in cui “mettere bandierine” lungo il percorso.
Per includere le tappe principali (Lima, Arequipa, Lago Titicaca e Cuzco e dintorni) con i giusti tempi ritengo che due settimane abbondanti di permanenza in loco, al netto quindi dei voli da/per l’Italia, siano il minimo da prendere in considerazione. Volendo poi includere anche ulteriori soste intermedie è necessario ampliare la propria disponibilità, come ad esempio uno/due giorni in più per esplorare anche la zona desertica che separa Lima da Arequipa o, data la vicinanza, qualche giorno in più per un’incursione in Bolivia per avventurarsi verso La Paz e, ovviamente, l’imperdibile Salar de Uyuni dalla zona del Titicaca (entrambe idee che sfortunatamente per noi non sono stata fattibili causa ferie limitate, dovendo quindi strutturare il nostro itinerario in base a quanto sarebbe stato pienamente godibile in 18 giorni totali… ma mai dire mai per il futuro!).

Come prepararsi per un viaggio in Perù
Forma fisica/training
Sicuramente un viaggio in Perù è più adatto a un target tendente all’attivo che non a persone estremamente sedentarie, perché la maggior parte delle attrazioni più suggestive richiedono un minimo di moto per essere raggiunte e apprezzate al meglio. Detto questo, posso testimoniare in prima persona, avendo affrontato questo viaggio con una forma fisica a dir poco scadente, che se non si è intenzionati a percorrere alcuni dei più celebri cammini ma non si vuole comunque prescindere da attività come la scalata di Wayna Picchu o alle Montagne Arcobaleno, non è strettamente necessario “prepararsi fisicamente” con sedute di allenamento o cose simili: sicuramente, avendone tempo e possibilità, questi accorgimenti faciliteranno di molto la buona riuscita delle escursioni in loco, ma con un po’ di pazienza e prevedendo il giusto periodo di acclimatamento prima è possibile affrontare con discreto successo anche la più ardua di queste attività.
Il discorso, come detto, cambia in caso ci si voglia dedicare ad attività più intense, per cui la forma fisica pre-partenza gioca senz’altro un ruolo più essenziale.
A prescindere, altitudini superiori a 2.000 metri sono sconsigliate per bambini fino agli 8 anni circa e alle persone anziane non in buona forma fisica, sopra i 2.500 sarebbero da evitare in caso di gravidanze a rischio e sopra i 3.000 metri in generale per chi soffre di malattie cerebro- e cardiovascolari.

Cosa mettere in valigia
A seconda delle aree che si visiteranno ci saranno ovviamente necessità di abbigliamento diverse, ma credo che il comune denominatore resti la comodità. Soprattutto scegliendo, come consigliato, la stagione secca per viaggiare in Perù, la scelta sarà obbligata su molti capi: scarpe chiuse, meglio se anche impermeabili e con un buon grip per le camminate in montagna, abbigliamento autunnale/invernale per le giornate in città e aggiunte termiche per quelle in altura (cappotto, pile, maglie termiche, calzettoni pesanti e calzamaglie, guanti, sciarpe e cappellini o fasce di lana per proteggere testa e orecchie dal freddo).
Trovandosi ad altitudini elevate, è importante anche ricordare che ci si dovrà proteggere meglio dal picchiare del sole: cappelli, occhiali da sole e crema solare non possono mancare nello zaino, così come una crema idratante e un burro cacao per la secchezza di pelle e labbra.
Se, come noi, passerete anche da zone come la Valle del Colca, disseminata di punti con piscine termali naturali, vorrete senz’altro trovare un micro-spazio anche per un costume e per le ciabattine (gli accappatoi vengono generalmente forniti in loco) per godere di questa coccola alla fine di una giornata in movimento.
Per l’ingresso a siti come Machu Picchu è bene, infine, avere uno zainetto di quelli morbidi, visto che borse/zaini più grandi e rigidi vanno lasciati all’ingresso.

Zaino in spalla o valigia?
Abbiamo affrontato questo interrogativo con un’amica prima di partire, e sebbene trovi che un itinerario più avventuroso, che coinvolge più cammini veri e propri (come ad esempio percorrere l’intero Inca Trail), faccia per forza di cose propendere per la prima opzione, in realtà un tour delle tappe imperdibili per un primo viaggio in Perù, come quello che abbiamo seguito noi, si riesce a portare a termine comodamente anche con valigie al seguito. Sarà necessaria solo un po’ di organizzazione perché sono previsti comunque diversi spostamenti e, in alcuni casi, si proverà il desiderio (o in alcuni casi si avrà la necessità, come ad esempio nel viaggio in treno tra Cuzco e Aguas Calientes) di sentirsi più leggeri. In tal caso, basta accordarsi preventivamente con l’albergo da cui si parte, dove generalmente sono pienamente disponibili a tenere i bagagli in deposito a titolo gratuito fino al rientro.
Noi abbiamo viaggiato con un bagaglio da stiva e uno zainetto come accessorio a mano a testa e ci siamo trovati benissimo, in più avevo infilato un borsone morbido appiattito in valigia giusto in caso avessimo avuto necessità di un extra bagaglio a mano per gli acquisti da tirare fuori per il viaggio di rientro (spoiler alert: ci è servito!).
Adattatori di corrente
In Perù il voltaggio è quasi ovunque 220V, come da noi, e le prese della corrente largamente più diffuse sono compatibili con le nostre spine a due rebbi. È quindi importante ricordarsi di portare giusto un adattatore da tre a due solo se si hanno dispositivi elettronici con spine a tre rebbi.
Inoltre un consiglio, visto che occupa uno spazio minimo, è di procurarsi (se non si ha già) anche un adattatore di tipo americano: a noi è capitato in un unico alloggio di avere solo prese della corrente di questo tipo, ma anche solo uno su tanti può essere un problema se si hanno dispositivi scarichi e nessuna alternativa a cui agganciarsi.


Accortezze per un viaggio in Perù
Altitudine e mal di montagna: cosa sapere e come affrontarlo
Come già accennato, spostandosi dalla fascia costiera alle vette andine ci si troverà presto ad attraversare località e passi montani ben al di sopra dei 3.000 metri: la Valle del Colca si trova a circa 3.400 metri s.l.m., analogamente a Cuzco, e per raggiungerla da Arequipa si attraversa la Riserva Nazionale di Salinas y Aguada Blanca a circa 4.300 metri e l’area del Mirador de los Andes a 4.900; il Lago Titicaca, a oltre 3.800 metri di altitudine, è il lago navigabile più elevato del mondo; infine, se da Cuzco ci si vuole dirigere verso le affascinanti Montagne Arcobaleno, bisognerà prepararsi a salire fino a oltre 5.000 metri!
Per chi non abituato a tali elevazioni, i primi sintomi non tardano a farsi sentire: mal di testa e capogiri i più comuni, mancanza di coordinamento, nausee e vomito nei casi più acuti. Generalmente, i fastidi da mal di montagna si manifestano più facilmente in caso di cambi di altitudine bruschi, ad esempio se si atterra direttamente in un aeroporto a oltre 3.000 metri (all’uscita dalla cabina pressurizzata si potrebbe essere colpiti da violenti capogiri). Per questo, il modo migliore per viaggiare all’interno del Perù è di partire dalle zone meno elevate e avventurarsi verso le Ande in maniera graduale, preferibilmente viaggiando via terra.
Anche in questi casi non ci si esenta completamente dal rischio di qualche fastidio, ma saranno gestibilissimi: nel mio caso, ad esempio, sebbene avessimo organizzato lo spostamento tra Arequipa e Puno sull’arco di due giorni, alla tappa intermedia ho sofferto di un forte mal di testa (alleviato immediatamente da un analgesico e che, a dire il vero, penso di poter imputare più alla stanchezza della giornata che non al solo cambio di altitudine).
Del riposo generalmente aiuta immediatamente a rimettersi in sesto; solo nei casi più estremi si raccomanda di ridurre appena possibile l’altitudine.

Esistono diversi metodi per alleviare i sintomi da mal di montagna o, meglio ancora, prevenirli. Tra questi, il primo e più famoso (di cui chiunque abbia anche solo vagamente pensato di intraprendere un viaggio in Perù ha di certo sentito parlare) sono le foglie di coca, impiegate in diversi modi per combattere il cosiddetto soroche: dai tè alle caramelline (dal gusto puro o accompagnato da edulcoranti come menta, eucalipto o miele), quando non masticate direttamente “a crudo”.
La pianta della coca si trova ampiamente in Perù, non si tratta affatto di una coltivazione illegale (solo una percentuale infinitesimale può essere raffinata e impiegata per la produzione della cocaina, ma nonostante questo anche l’esportazione di quantità minime è illegale in molte nazioni… v. paragrafo su cosa non mettere in valigia al ritorno, poco più giù). Gran parte degli alberghi nelle zone più elevate offrono, anzi, degli angolini nella hall con acqua calda e foglie di coca proprio per prepararsi autonomamente un mate de coca al bisogno.
Un’altra alternativa a questa bevanda che abbiamo provato è il cosiddetto mate de inca, un infuso che, oltre alle foglie di coca, include muña e altre erbe aromatiche come hierba luisa, risultando leggermente meno amarognolo del solo infuso di coca ma con analoghi effetti benefici contro il soroche.
Questi sono i rimedi naturali più comuni, se non si vuole ricorrere a veri e propri medicinali: personalmente preferisco sempre evitare farmaci se non strettamente necessari e, in questo frangente, muovendoci con i tempi che abbiamo seguito e attenendoci a tutte le accortezze del caso, non abbiamo avuto bisogno dei vari Diamox e simili.
Altri accorgimenti essenziali sono:
- Bere spesso (non necessariamente, come a volte consigliano, oltre 3 litri al giorno, soprattutto se non si è abituati, ma semplicemente avere sempre modo di bere acqua al bisogno, mantenersi idratati);
- Evitare alcolici e cibi grassi, favorendo pasti più leggeri e, se possibile, uno snack ogni tanto (l’ideale è non appesantirsi troppo né provare un forte senso di fame nell’arco della giornata, perché le energie del corpo vanno indirizzate altrove e non alla digestione);
- Non dedicarsi ad attività fisiche impegnative appena giunti in altitudine, al primo contatto con aria più rarefatta e pressione atmosferica ridotta sarebbe bene anche, banalmente, evitare di fare sforzi come sollevare pesi o correre (che non vuol dire camminare come se si fosse sulla Luna ma semplicemente muoversi in maniera più rilassata);
- Potrebbe sembrare scontato, ma non farsi prendere dal panico è importantissimo… e lo dice una persona tendenzialmente ipocondriaca che quasi quasi prima della partenza stava per lasciare un vademecum al marito su come rimpatriare la salma in caso il contatto con il soroche fosse andato storto (sono stata almeno una decina di volte a circa 3.000 metri sulle nostre Alpi, ma non mi ero mai spinta oltre prima). La guida che ci ha accompagnati attraverso il primo punto a oltre 4.000 metri di tutto il nostro viaggio, però, mi ha giustamente incoraggiata a non autosuggestionarmi: evitare di essere estremamente tesi (perlopiù senza motivo) è un altro preziosissimo consiglio se ci si approccia per la prima volta ad altitudini a cui non si è abituati e si teme la reazione del proprio organismo.

Souvenir: cosa (NON) mettere in valigia al ritorno
La maggior parte delle persone che sapevano che saremmo partiti per il Perù ci hanno scherzosamente chiesto di riportargli le famose foglie di coca. In realtà c’è poco da scherzare: sebbene, come detto in precedenza, la quantità che viene estratta da una singola pianta per essere successivamente lavorata nel processo di produzione della cocaina sia infinitesimale, anche il trasporto di quantità relativamente minime di foglie non inequivocabilmente acquistate per consumo diretto e personale (già sminuzzate o, meglio ancora, imbustate in confezioni per infusi) è illegale e si rischia l’arresto.
Fanno eccezione ovviamente quei prodotti che hanno la coca come ingrediente ma hanno chiaramente una destinazione diversa (le caramelle o la cioccolata a base di coca), per cui non ci sono divieti… se però vivete in una perenne ansia irrazionale (e io ne so qualcosa) potete optare per accompagnare i vostri souvenir con il relativo scontrino d’acquisto.
Non ci sono limitazioni all’esportazione di altri tipi di cibi, quindi se volete tornare a casa con qualcosa che vi ricordi i sapori locali fate pure scorta di prodotti a base di cacao, ottimo sale di Maras (abbiamo provato la versione affumicata ed è eccezionale!), pisco (il liquore nazionale, ottenuto da un processo di distillazione simile alla grappa), barattolini di pasta di ajì amarillo (peperoncino giallo… questo sono ancora pentita di non averlo preso!) e chi più ne ha più ne metta.
Poi, qualcuno lo definirà super turistico perché praticamente ormai si assomigliano tutti, ma i tessuti cuciti a mano dalle donne della zona del Titicaca sono coloratissimi e davvero un bel ricordo, a mio parere. Potendo spendere di più, il tessuto che vale assolutamente riportare a casa è però un capo a base di vera lana di alpaca: piacevole al tatto, tendenzialmente anallergica, mantiene meglio il calore, è più facile da tingere rispetto ad altri tipi di lana ed è già di per sé disponibile in una più vasta varietà di colorazioni naturali. Questi sono solo alcuni dei dettagli che rendono questo tessuto uno dei più pregiati al mondo, per cui è bene essere a conoscenza di alcuni accorgimenti per distinguerlo da uno principalmente sintetico ed essere certi di acquistare “the real thing”: anche senza avventarsi sull’etichetta che ne attesta la composizione, già al tatto la vera lana di alpaca risulterà più liscia, anche all’interno, e più fresca. Inoltre le tinture sono generalmente effettuate con coloranti naturali, quindi il risultato sono colori meno accesi rispetto a una fibra sintetica. Infine, ma non ultimo, il prezzo sale ovviamente in base al tipo di lavorazione del capo, ma anche quello di fattura più semplice, se è vero baby alpaca, è difficile che abbia un prezzo estremamente basso.


Cosa sapere prima di partire
Costi, valuta locale e mance
Attualmente 1 sol peruviano vale circa 0,25€, quindi prima di un acquisto per fare un calcolo veloce di quanto si sta per spendere basta dividere il prezzo in valuta locale per quattro.
Il costo della vita in Perù non è altissimo, basti pensare che un buon pasto al ristorante per due persone può costare di media l’equivalente di 25€ totali (arrivando a una trentina di euro circa in località più turistiche e concedendosi anche qualche sfizio in più), una bottiglia d’acqua minerale da 1,5 o 2 litri al supermercato costa in genere sui 4 soles (circa 1€) e una corsa in taxi da un quarto d’ora/venti minuti non è mai arrivata a costarci neanche 20 soles (circa 5€).
Fanno eccezione alcuni servizi per turisti, come ad esempio le escursioni organizzate, in alcune delle zone più battute, che seguono standard di costo che definirei più “europei” (penso al costo d’ingresso per Machu Picchu e alla navetta per raggiungere l’ingresso del sito dal centro di Aguas Calientes, quest’ultima al costo di circa 20€ a persona a/r per un tragitto di poco più di venti minuti a tratta, oppure al treno PeruRail che segue la tratta Cuzco-Aguas Calientes e, ancora di più, quella tra Cuzco e Puno – quest’ultima decisamente fuori scala).
Tutto sommato quindi un viaggio in Perù non ha costi elevati di per sé e, a seconda delle scelte personali per il vitto, l’alloggio e per i trasporti interni, si può effettivamente risparmiare un bel po’. Quello che tende a sbilanciare l’asticella, neanche a dirlo, sono i voli intercontinentali, quindi potendo scegliere il periodo di viaggio con maggiore flessibilità all’interno della stagione più raccomandata conviene senz’altro costruire il proprio itinerario partendo dalle date con voli meno cari (noi da questo punto di vista siamo stati molti fortunati, soprattutto visti i costi estivi che mi capitano sott’occhio ultimamente!).
Cambiare valuta prima di partire o farlo in loco?
Come per ogni viaggio in un Paese con valuta diversa dall’Euro, anche in questo caso ho mantenuto la mia risoluzione di non cambiare i soldi prima e di prelevare direttamente in valuta locale a un bancomat una volta arrivata, e come sempre è stata la scelta meno dispendiosa. Nello specifico, qui ci siamo trovati particolarmente con gli sportelli della BCP, diffusissimi, dove non vengono applicate tasse aggiuntive al prelievo estero se non quelle della propria banca d’origine.
Anche per i pagamenti con carta, accertarsi sempre di pagare in soles e non in dollari per avere un tasso di cambio migliore.

Infine, per quanto riguarda le mance, in Perù non sono fortemente richieste o attese come in altri Paesi ma, soprattutto nelle grandi città, al momento di pagare il conto al ristorante può capitare che il cameriere chieda se e quanto si vuole aggiungere al totale a titolo di mancia. Abbiamo appreso che generalmente un diplomatico 10% è una cifra accettabile, il più delle volte abbiamo più semplicemente arrotondato il conto come facciamo anche in Italia.
La mancia è ovviamente ben accetta anche per il buon servizio di una guida locale durante un tour.
Requisiti sanitari
Non sono imposti particolari obblighi di vaccinazione per andare in Perù, soprattutto se non ci si avventura verso la zona amazzonica, in cui invece sarebbe bene prendere qualche precauzione in più: per le tappe principali che rimangono tra la fascia costiera e quella andina (incluso Machu Picchu, che pur trovandosi in un’area prettamente di giungla non presenta rischi di punture da zanzare che trasmettono malattie come la febbre gialla o la dengue) non esistono reali pericoli di contagio di questo tipo. Per zone più umide, comunque, portare un repellente per insetti è sempre una buona idea, anche per evitare fastidi di entità minore.
Ad ogni modo, in caso di dubbio è sempre bene rivolgersi al proprio medico di famiglia che, conoscendo la situazione clinica personale, saprà se consigliare o meno di rivolgersi allo specialista di medicina dei viaggi della propria Asl e approfondire le necessità individuali del singolo.
Riguardo invece il timore diffuso quando si parla di viaggi in America Latina, ovvero la potabilità dell’acqua, per il Perù è generalmente sconsigliato bere l’acqua del rubinetto, sebbene pare che la qualità sia migliorata negli anni. Noi abbiamo effettivamente consumato solo acqua minerale, ma ci siamo limitati a seguire il consiglio di usare quest’ultima anche per lavarsi i denti solo sulle Isole degli Uros e non abbiamo avuto problemi di sorta, però chi sa di avere un intestino particolarmente delicato potrebbe trovare utile iniziare una sorta di “profilassi” a base di fermenti lattici qualche giorno prima di partire.

Altre curiosità
Servizi igienici
Un paragrafo apposito sulle toilette potrebbe sembrare una forzatura (oltre che una lettura potenzialmente troppo “grafica” e tendenzialmente poco piacevole), ma trovo che per chi non al corrente della situazione degli scarichi in molte zone del Sud America possa essere utile avere un’indicazione preventiva, anche per non trovarsi totalmente spaesati di fronte al primo bagno (pubblico o nel proprio alloggio) corredato da un cartello che invita a “non gettare carta nel WC”.
Ci si potrebbe chiedere se non sia una mala traduzione del più comune “non gettare altri oggetti (al di fuori della carta igienica, compresa carta di diverso tipo come scottex e tovaglioli) nel WC”, ma la stessa frase in spagnolo riportata nello stesso cartello fuga ogni dubbio: eh no, si parla proprio di carta igienica! Ci si domanda a questo punto cosa fare con quanto usato al termine del proprio bisogno e l’unica alternativa presente sembra essere il cestino lì a fianco.
Ok, diciamo anche che in un bagno pubblico, di quelli con cestino senza coperchio, il dubbio sulla destinazione del nostro rotolino di carta igienica usato non sussiste, dal momento che la pratica già seguita da altri avventori prima di noi risulterà ben visibile, con effetti diversi a seconda della sensibilità personale.
Semplicemente, la maggior parte degli scarichi igienici in gran parte del Perù (e, come accennato, anche in altri Paesi sudamericani) non sono ancora stati pienamente potenziati e in alcune zone possono quindi essere soggetti a otturazioni ricorrenti se la carta igienica (che pure dovrebbe essere perfettamente degradabile in acqua, ma tant’è) viene mandata via insieme al rifiuto organico.
Quindi cosa fare? Segue esperienza personale non richiesta, che potete sentirvi liberi di saltare a piè pari se preferite evitare di sapere più del necessario su questo viaggio…
Beh, in un bagno pubblico in cui non si dovrà mai più mettere piede viene certamente più semplice conformarsi all’usanza locale, ma in un alloggio in cui si soggiorna per più tempo l’idea dell’olezzo che potrebbe sprigionarsi dal cestino fino al prossimo cambio del sacchetto rischia di scoraggiare.
Personalmente, quando possibile ho cercato di non essere causa di fastidi per gli addetti alla manutenzione, riducendo l’uso della carta ai minimi storici e, quando prossima alla pulizia/al cambio camera, perfino assecondando la richiesta in caso di “rifiuti liquidi”… confesso però che, nella circostanza alternativa, davvero non ce l’ho fatta a digerire l’idea e mi sono quindi risolta a scaricare in due mandate per gettare comunque la carta nel WC ma, perlomeno, “mandandola via senza compagnia”.
Idiomi locali e antichi culti

La lingua ufficiale del Perù, ça va sans dire, è lo spagnolo, ma soprattutto viaggiando verso la fascia andina capiterà di ascoltare spesso altri idiomi locali: quechua e aymara sono i principali.
La prima era la lingua ufficiale dell’impero inca, che nella sua estensione includeva Perù, Ecuador, parte del Cile, della Bolivia, della Colombia e dell’Argentina… tutte zone in cui la lingua delle popolazioni native è ancora esistente e correntemente parlata da molti: si stima che attualmente conti quasi 8 milioni di parlanti, il che ne fa la lingua nativa americana più parlata al mondo.
L’aymara è invece la seconda lingua nativa più parlata in Perù, originaria della zona centrale delle Ande peruviane e diffusasi perlopiù sull’altopiano del Titicaca a cavallo tra Perù e Bolivia, dove è la lingua madre per i locali. Entrambe le nazioni, dopo decenni di bistrattamento, riconoscono oggi l’aymara come una delle lingue ufficiali dello Stato.
Durante un viaggio in Perù incontrerete sicuramente molti termini ed espressioni che derivano direttamente da uno di questi antichi idiomi, ancora presenti nella realtà quotidiana, impiegati in contesti moderni: penso ad esempio a tambo, che ricorre spesso nei nomi di hotel e alloggi, che è la parola quechua per “locanda”, e chaski, che mi è capitato invece di leggere come nome di una compagnia di taxi, che era invece il nome di agili e velocissimi messaggeri di epoca incaica.
La stessa parola poncho, che non ha bisogno di particolari presentazioni, viene direttamente dalla lingua quechua (originariamente punchu), così come gaucho, usata oggi in gran parte del Sud America per indicare un abitante delle pampas, che significava “tipo solitario”.
Anche la spiritualità di epoca incaica (e in alcuni casi preincaica) è ancora molto viva e presente nella quotidianità locale. Così come in molte altre culture, dopo l’arrivo dei Conquistadores la cristianizzazione delle popolazioni autoctone è avvenuta inglobando molto delle tradizioni e dell’iconografia preesistenti, ma a differenza dei culti pagani europei qui le credenze religiose precedenti non sono andate a sparire del tutto, anzi! Seguendo delle visite guidate a vari siti o musei archeologici, ad esempio, non potrete non imbattervi più e più volte nel termine Pachamama, letteralmente “Madre Terra”, simbolo di vita e fertilità e una delle divinità principali nel pantheon delle popolazioni andine insieme a Inti, il Dio Sole, il cui nome si trova ancora oggi nelle famose celebrazioni per l’Inti Raymi (ricorrenza che cade il 24 giugno di ogni anno, festeggiata con particolare fasto nella ex-fortezza di Sacsayhuamàn a Cuzco e legata a quello che nell’emisfero australe è il solstizio d’inverno, ovvero il giorno più corto dell’anno e quindi dedicato all’invocazione del sole per un nuovo anno di prosperità).
Trovo che i culti incaici abbiano un certo fascino soprattutto per via di simbolismi ricorrenti, come ad esempio il numero tre, che appare frequentemente in templi, pittogrammi o incisioni nella forma della cosiddetta “croce andina” (o Chakana), che riporta tre “gradini” per ogni lato.
La ricorrenza del numero tre è legato alla cosiddetta trilogia inca, ovvero i tre livelli di vita in cui la cultura incaica credeva si dividesse il mondo: il mondo del cielo e degli dei (Hanan Pacha), il mondo terreno (Kay Pacha) e il mondo sotterraneo o, potremmo dire, dell’oltretomba (Uku Pacha). In molte opere di quell’epoca (e non solo) questi tre livelli si trovano spesso rappresentati anche in versione di animali, rispettivamente come un condor, un puma e un serpente.


Tappe da non perdere per un primo viaggio in Perù
Come accennato a inizio articolo, c’è moltissimo che varrebbe la pena includere in un viaggio in questa terra così estesa e variegata, ma ovviamente non sempre è possibile fare tutto. Soprattutto chi deve fare i conti con ferie e/o budget limitati sarà costretto a una selezione ragionata, almeno per un primo viaggio in Perù (che potrebbe magari essere seguito da altri se scoccherà la scintilla con questo popolo così aperto e accogliente, con la storia millenaria e con gli affascinanti paesaggi naturali che questo Paese può offrire).
Per avere un’idea di come strutturare un itinerario con almeno 17-18 giorni a disposizione, nelle prossime settimane vi racconterò il dettaglio delle tappe che abbiamo scelto di includere nel nostro viaggio, che trovo siano state ben calibrate rispetto ai nostri interessi e alle necessità fisiologiche dettate dalla geografia di questa meta.
#1 – Lima: le diverse facce della capitale peruviana
#2 – Arequipa: 5 cose da non perdere nell’affascinante Ciudad Blanca
#3 – Tra storia, tradizioni radicate e maestosi condor: verso la Valle del Colca
#4 – Puno e il Lago Titicaca: la nostra esperienza nella comunità degli Uros
#5 – Cuzco: attrazioni e quartieri da visitare nella sontuosa ex-capitale dell’impero Inca
#6 – Dintorni di Cuzco: da Machu Picchu alle Montagne Arcobaleno, le escursioni da non perdere
Spero che questa raccolta di spunti e suggerimenti possa essere utile per raccogliere le idee in vista di un viaggio in Perù. Se anche voi sognate da tempo di visitare la terra degli Inca, fatemi sapere quali sono le tappe che non vorreste perdere e come vi state preparando; se invece avete già avuto modo di coronare questo desiderio, magari più volte, aspetto di leggere i vostri aneddoti e, se volete, consigli che aggiungereste a questa lista.
A presto!
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