Viaggio in Perù #2 – Arequipa: 5 cose da non perdere nell’affascinante Ciudad Blanca

Dopo i primi giorni nell’uggiosa Lima, l’arrivo ad Arequipa è stato per noi una vera e propria iniezione di buon’umore.
Certo, il tragitto dall’aeroporto al centro città ci ha mostrato subito che anche la seconda città più grande del Paese non è esente da zone periferiche un po’ più malandate, ma l’essere accolti da un sole alto nel cielo, riflesso nella solarità del tassista che ci ha indicato i vulcani che circondano la sua città e introdotto con orgoglio a questa località a quanto pare benedetta da bel tempo almeno 300 giorni l’anno (cosa che gli è valsa già ai tempi di Pizarro l’appellativo di “città dell’eterna primavera”), ci ha fatti entrare subito nel giusto mood.
Una volta arrivati al nostro coloratissimo boutique hotel a due passi dalla piazza principale, poi, ci siamo trovati avvolti in un’atmosfera davvero piacevole, ritrovata anche nella cordialità di letteralmente qualunque persona con cui abbiamo interagito per anche solo pochi attimi (dai ragazzi della caffetteria vicino all’albergo alla farmacista che mi ha venduto la crema per le ustioni da olio bollente, a una signora di passaggio che ci ha indicato la strada quasi senza neanche aspettare di essere interpellata), e abbiamo capito immediatamente che, anche se breve e inizialmente pensato perlopiù come tappa funzionale all’ascesa graduale verso le Ande, il nostro soggiorno ad Arequipa ci avrebbe regalato momenti da ricordare.

Se, come noi, siete in città per poco meno di due giorni, entrare appieno nell’atmosfera locale potrebbe sembrarvi difficile, ma vi assicuro che non è così.
Ecco quindi 5 cose da non perdere se si visita Arequipa in uno o due giorni:

#01 – Plaza de Armas e centro storico

Ancor prima di arrivare ad affacciarsi all’interno dell’imponente Plaza de Armas, cuore del centro storico, è facile capire perché Arequipa è stata soprannominata la Ciudad Blanca: ovunque è possibile ammirare edifici costruiti con il bianchissimo sillar, la roccia di origine vulcanica tipica di queste zone (tra le varie escursioni con partenza dalla città a cui è possibile partecipare ce ne sono anche alcune incentrate proprio sulla cosiddetta Ruta del Sillar, ovvero che accompagnano a scoprire le cave di questa pietra e un’area in cui sono state allestite delle sculture realizzate con essa. Noi non eravamo interessati perché abbiamo sentito che non è molto entusiasmante, ma sono felice di farmi smentire da qualcuno che c’è stato e che magari me la consiglierà come attività se dovessimo mai tornare da queste parti).

La piazza principale, come quasi tutte, è occupata su un lato dalla maestosa cattedrale e, sugli altri tre, da edifici con portici su più livelli. Il colpo d’occhio è splendido!
A letteralmente due passi da Plaza de Armas, merita una visita anche la Chiesa della Compagnia, eretta dalla comunità gesuita sul finire del Cinquecento: la facciata riccamente lavorata (anche questa ovviamente in candido sillar) presenta una mescolanza di elementi precolombiani e cristiani affiancati a bassorilievi rappresentanti flora tropicale: un perfetto esempio della cosiddetta architettura meticcia andina. All’interno spicca il sontuoso altare barocco e i due splendidi chiostri.
Se avete tempo per un solo museo, nelle immediate vicinanze troverete il Museo Santuarios Andinos, ricco di reperti che vi lasceranno forse indifferenti se affiancati alla principale attrattiva nel posto: la mummia congelata di “Juanita”, ovvero i resti di una bambina Inca risalenti al Cinquecento e rinvenuti a metà degli anni Novanta nel ghiacciaio del vulcano Ampato.

#02 – Cattedrale e Museo

Eretta a metà del Seicento, la Cattedrale di Arequipa è considerata una delle più grandi del Perù. Complice una storia travagliata (e ovviamente la posizione della città nel raggio di pochi chilometri da più vulcani, che la espone al rischio di terremoti), l’edificio è stato più volte ricostruito a seguito di diverse calamità naturali, una delle più terribili delle quali ha portato al crollo di una delle torri campanarie sul tetto della chiesa stessa, sfondando il soffitto e andando a danneggiare vari elementi della navata centrale, in particolare l’organo (di cui alcune delle vecchie canne, visibilmente deformate, sono ora esposte in una delle sale del museo).
È possibile ammirare l’interno della Cattedrale con una visita guidata tutti i giorni esclusa la domenica dalle 10:00 alle 16:15 (il biglietto costa 10 soles a persona, a cui è caldamente suggerito di considerare l’aggiunta di una mancia per la guida a fine tour). Dopo aver attraversato le ariose navate dalle ampie arcate, la visita si sposta verso il museo, sviluppato su più piani e contenente cimeli donati da importanti famiglie nobili alla Chiesa nell’arco dei secoli, abiti, ostensori in oro e altri reperti che raccontano la storia della cattedrale.
Il giro comprende anche il passaggio in un camminamento sul retro dell’imponente organo e si conclude salendo fino al tetto della chiesa, dove ci si può spostare sotto i due campanili e ammirare la magnifica piazza principale dall’alto.

#03 – Monasterio de Santa Catalina

Questo è stato forse l’edificio che più ci ha colpito ad Arequipa: una vera e propria cittadella fortificata al centro della città, composta da un susseguirsi di chiostri dai colori vivaci, cappelle, cucine dalle pareti annerite dal fumo di decenni di utilizzo, piccole celle adibite ad appartamenti delle suore dell’ordine di Santa Caterina da Siena e viette decorate da fiori colorati.
Il Monasterio di Santa Catalina fu fondato nel 1580 e, con i suoi circa 20.000 metri quadri di estensione, costituisce oggi un vero e proprio quartiere racchiuso da mura che tengono il frastuono della città all’esterno: un’oasi di pace e silenzio ancora in parte abitata dalle suore dello stesso ordine, ma in larga parte visitabile per ripercorrerne la lunga storia. Il Monastero è infatti una delle prime testimonianze dell’introduzione di ordini monastici cattolici nell’allora Vicereame del Perù, dopo la conquista spagnola di questi territori, e oltre a raccontare ambiente dopo ambiente l’evoluzione di questa religione in Sud America regala anche una visita davvero piacevole, tra viottoli che fanno pensare a quelli di un piccolo paesino, tanto che quasi ci si dimentica di trovarsi invece al centro di una città.
Il costo del biglietto d’ingresso è di 40 soles a persona (circa 10€, assolutamente ben spesi!) e vanno considerate circa un paio d’ore per l’intera visita a un passo rilassato. Volendo, all’ingresso sono presenti anche guide che offrono il proprio servizio per un tour introduttivo di circa un’ora, a seguito del quale è possibile proseguire autonomamente se si vuole.
Il Monasterio de Santa Catalina è aperto tutti i giorni dalle 09:00 alle 18:00 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) tranne nei festivi come Natale, Capodanno e Venerdì Santo.

#04 – Mundo Alpaca

Un’esperienza davvero piacevole e che porta via relativamente poco tempo (20-30 minuti circa), a neanche 10 minuti a piedi dalla zona del Monasterio de Santa Catalina.
Mundo Alpaca è un piccolo centro che comprende un allevamento di alpaca, un’area dedicata alla tosatura di questi animali e delle esposizioni con pannelli informativi volti alla conoscenza e divulgazione delle tecniche di colorazione e tessitura tradizionali, anche al fine di conservare questa antica arte che, come molte altre radicate tradizioni locali, rischia di scomparire col tempo.
Qui, uno o due volontari sono intenti in una dimostrazione di tecniche di intreccio dei fili colorati, ricavati dal pregiato manto degli alpaca dopo la lavorazione, con strumenti di una volta, creando delle opere a dir poco magnifiche.
Un altro volontario ci ha poi permesso anche di entrare all’interno del recinto degli alpaca e dar loro da mangiare: tra questi spiccavano un tenerissimo cucciolo di appena 24 settimane e alcuni esemplari di razza suri, che si distinguono per via del pelo lunghissimo.
Mundo Alpaca (che abbiamo in seguito scoperto ha un altro centro analogo anche a Lima, nel quartiere Miraflores) è aperto tutti i giorni dalle 09:00 alle 17:30 e l’ingresso è gratuito. All’entrata, è presente anche un negozio in cui sono in vendita diversi prodotti realizzati con lana di baby alpaca certificata, ma non c’è alcuna pressione per acquistare: i costi, come è facile immaginare, sono piuttosto alti, ma se vorrete portare a casa qualcosa da qui sarà di certo un prodotto di alta qualità.

#05 – Mirador de Yanahuara

In tarda mattinata del nostro secondo giorno, ci siamo spostati dal centro storico per dirigerci in salita verso un belvedere raggiungibile in circa venti minuti: il Mirador di Yanahuara.
Una passeggiata non eccessivamente strenua che conduce all’omonima piazza, piacevolmente ombreggiata da palme con, su un angolo, la chiesetta di San Juan Bautista de Yanahuara e che culmina in una terrazza panoramica decorata da una serie di archi in sillar che si affacciano sui tetti della città. Da qui si ammirano, tra gli altro, i vulcani El Misti (l’imponente cono che troneggia sul centro abitato dall’alto dei suoi oltre 5.800 metri) e i più modesti Chachani e Pichu Pichu.
Se si capita in zona più o meno alla stessa ora in cui siamo arrivati noi, vale la pena fermarsi anche per pranzo (noi abbiamo mangiato nel vicino ristorante Tio Dario, da consigliare!).

Come arrivare e come muoversi ad Arequipa

Arequipa è servita da un aeroporto di medie dimensioni che si trova a circa una ventina di minuti di auto dal centro storico, con frequenti voli interni da/verso i principali scali peruviani. Ci sono mezzi pubblici per spostarsi dall’aeroporto al centro ma, visto il costo (circa 30 soles a tratta, ovvero poco meno di 8€), il taxi è probabilmente la soluzione più comoda.
È possibile arrivare ad Arequipa via terra sia da Puno (la linea bus diretta copre il tragitto in circa 7 ore) che da Lima, ma in questo secondo caso è una scelta conveniente solo se si ha intenzione di fermarsi a esplorare anche alcune delle tappe che si trovano nel mezzo (Ica e Huacachina, Nazca ecc.), altrimenti via aereo è decisamente più semplice e, prenotando con un po’ di anticipo, neanche eccessivamente costoso. All’interno del centro storico, poi, circolano diverse linee di bus urbano e colectivos, ma le distanze sono tali che muoversi a piedi è la scelta migliore, anche per godersi al meglio ogni angolo di questa splendida città.

Che non ce ne voglia la capitale, ma Arequipa è stata sicuramente la tappa del nostro itinerario peruviano che ci ha dato la prima vera scossa di entusiasmo verso questa terra, permettendoci di scoprire lati affascinanti e caratteristici e lasciandoci un meraviglioso ricordo nonostante una relativamente breve permanenza.
Nel nostro caso, tra l’altro, il tempo di esplorazione vera e propria è stato ulteriormente ridotto dalla scelta di partecipare a una divertente cooking class organizzata all’hotel Casa de Avila il pomeriggio del nostro arrivo (giusto in caso vi steste chiedendo perché mai avessi avuto bisogno di una crema contro le ustioni da olio bollente: ho dato prova delle mia innata incompetenza anche oltreoceano), in cui abbiamo imparato non solo a preparare due piatti locali a base di pesce (incluso ovviamente il ceviche), ma anche un sacco di interessanti nozioni sulla storia del Paese e come diversi accadimenti abbiano portato a delle commistioni nella popolazione e, di conseguenza, nella cucina tradizionale. Attività come queste sono inoltre sempre una splendida occasione per conoscere altri viaggiatori altrettanto curiosi di immergersi nella cultura locale: con i nostri compagni di lezione abbiamo potuto scambiare qualche parola durante la cena e scoprire gli itinerari di ciascuno, per confrontare aspettative e precauzioni da prendere nelle prossime tappe (ad esempio contro il soroche).
Ma, nonostante questo, essendo comunque il centro storico di Arequipa molto compatto e facile da girare anche in relativamente poco tempo, con tutte le principali attrazioni abbastanza vicine l’una all’altra, anche impiegare un paio d’ore per esperienze come questa vi lascerà tranquillamente tempo per godervi la città a un passo rilassato, lasciandovi conquistare dalla sua atmosfera solare seduti a sorseggiare un buon pisco sour con vista su El Misti.

Dopo esserci rinfrancati un paio di giorni nella Città Bianca, eccoci quindi a chiudere nuovamente le valigie per partire in direzione della nostra prima tappa sopra i 3.000 metri, verso una delle attrazioni naturali più incredibili del Perù meridionale e che non ci si può assolutamente perdere se si alloggia in città: il Canyon del Colca.
Alla prossima!

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