Il Wadi Rum dal tramonto all’alba: l’emozione del deserto giordano, in tutte le sue sfumature

Sognavo di visitare la Giordania da anni, era da tempo nella mia lista di Paesi per cui nutrivo un enorme interesse: quel fascino esotico tipico delle destinazioni mediorientali, una cultura ricca, luoghi senza tempo e meraviglie della natura.

Questo viaggio è stato per me un’occasione non solo di tornare a vedere luoghi fuori dall’Europa dopo il lungo, insopportabilmente lungo periodo di stasi imposto dalla pandemia, ma anche di approcciarmi al viaggio con uno spirito puramente professionale, al contrario del solito in cui mi trovo a carpire informazioni e contatti utili per elaborare poi proposte di viaggio durante esperienze che sono però miei personali viaggi di piacere.
Si trattava infatti di un Fam Trip, un viaggio conoscitivo mirato a promuovere una determinata destinazione grazie all’intermediazione di professionisti del settore. L’itinerario, di cui potete trovare QUI maggiori dettagli, è stato realizzato dalla e per la community di Travel Blogger Italiane in collaborazione con l’Ente Nazionale del Turismo giordano e altri referenti italiani e locali.
Trattandosi di una meta che mi frullava in testa da tempo e, casualmente, di una partenza proprio a ridosso del mio compleanno, la proposta era semplicemente troppo allettante per lasciarla passare inosservata!

E, devo dire, nonostante potessero esserci (e ci sono stati) vari grattacapi dovuti alle regolamentazioni, senza contare l’ormai latente preoccupazione presente quando si programma di lasciare i nostri confini, sono stata felice di godere di una tanto sospirata boccata d’aria fresca, di vivere questo viaggio con una relativa (e inaspettata) tranquillità… Sì, perché in questi quattro giorni in Giordania ho trovato un ambiente sereno, ma non per superficialità verso l’emergenza sanitaria, bensì per le ferree regole applicate agli ingressi dall’estero: la Giordania ha riaperto da relativamente poco al turismo, e per noi italiani ciò ha fortunatamente coinciso anche con l’inserimento di questa meta nell’elenco D, ovvero destinazioni verso cui possiamo viaggiare anche per motivi di piacere seguendo determinate accortezze, ma l’ha fatto applicando anche protocolli ben precisi per impedire un eventuale rialzo dei contagi nel Paese (che comunque, c’è da dire, non ha mai avuto numeri impressionanti anche nei mesi passati… e osservando l’organizzazione impeccabile con cui abbiamo effettuato controllo documenti, tamponi, emissione visto in relativamente poco tempo all’aeroporto di Amman non fatico a capire perché).
Vi rimando a questo articolo di Tropical Spirit per un elenco completo di tutto ciò che serve attualmente per viaggiare in Giordania e per rientrare in Italia, nonché altre informazioni interessanti per prepararsi alla partenza.

È stato un itinerario molto intenso, in particolar modo dal punto di vista delle tempistiche, ma anche ricco di emozioni e soddisfazioni, e questa serenità che ci ha accompagnate è stato per me uno dei migliori regali che questa esperienza mi ha offerto… beh, se non contiamo il regalo vero e proprio ricevuto per il mio compleanno dai gentilissimi proprietari del campo tendato in cui abbiamo alloggiato nel deserto del Wadi Rum, nostra prima tappa! 🙂
Se volete, qui di seguito vi racconto in breve la nostra esperienza e vi lascio qualche informazione su alloggi ed escursioni nel magico deserto giordano, oltre a qualche piccola curiosità sul popolo che lo abita.

Dune solcate in 4×4, tè con i beduini e un giro in dromedario in attesa dell’alba: un compleanno indimenticabile nel Wadi Rum!

La nostra guida privata ci attendeva direttamente in aeroporto ad Amman e, dopo essere saliti a bordo del nostro bus, abbiamo percorso la cosiddetta Strada del Deserto, che taglia il Paese da nord a sud, per i circa 300km che ci separavano dall’Al Sultana Luxury Camp, nel cuore del Wadi Rum. Questo è solo uno delle ormai centinaia di campi tendati di ogni tipo e dimensione che oggi punteggiano questa area protetta nel sud della Giordania, un territorio di circa 720 chilometri quadrati che spazia dalle dune di sabbia rossastra a incredibili formazioni rocciose, tra pinnacoli di pietra arenaria e impressionanti canyon (o siq, in lingua locale).
Dopo esserci fermati al Visitor Center, dove acquistare i biglietti per accedere all’area protetta, il nostro percorso procede sulle strade battute che attraversano parte di questo territorio, per consentire agli avventori di raggiungere la struttura ricettiva di propria scelta. Da lì, poi, l’avventura continua sui fuoristrada… o a dorso di dromedario!

Il Wadi Rum è un luogo mistico per certi versi, dove poter vivere esperienze davvero uniche!
Dormire “sotto le stelle” in un deserto o cavalcare un dromedario erano tutte esperienze che ho sempre immaginato come vaghe e distanti, che sognavo di fare un giorno ma senza racchiuderle nel compartimento di un viaggio preciso, come può essere nuotare in una generica barriera corallina o ammirare l’aurora boreale in un generico Paese nordico… ma a posteriori posso confermare (come se ce ne fosse bisogno) che non si può mettere piede in Giordania senza includere una tappa nel Wadi Rum, dove vive ancora l’autenticità del popolo beduino a dispetto della “modernità” che ha toccato molti di loro (soprattutto, per ovvie ragioni, quelli che adesso gestiscono strutture ricettive in questa zona), e quindi ora non riesco a immaginare posto migliore dove vivere questa avventura, che vi regalerà emozioni indimenticabili dal tramonto all’alba!
L’accoglienza di questo popolo si è mostrata fin da subito, quando siamo stati accolti da un drink (rigorosamente analcolico!) al nostro arrivo… l’usanza di offrire un tè o una bevanda in generale agli ospiti è qualcosa che abbiamo ritrovato ovunque nei giorni a seguire e una caratteristica che ho enormemente apprezzato.

Lasciamo quindi i bagagli all’ingresso del campo tendato e saliamo a bordo dei 4×4 che ci avrebbero portato a esplorare alcuni degli angoli più iconici di questo immenso territorio, un panorama suggestivo e caratteristico che, non per niente, è stato l’ambientazione di diverse pellicole: da The Martian con Matt Damon, in cui il deserto ha “interpretato” il Pianeta Rosso, all’ultimo capitolo della saga di Star Wars, nonché uno degli spin-off (Rogue One); dal remake disneyano in live action di Aladdin del 2019, in cui il Wadi Rum appare come il deserto che nasconde la Caverna delle Meraviglie, a Lawrence d’Arabia, film degli anni Sessanta in cui si narrano le imprese del protagonista, che ha realmente vissuto in queste zone e ha affiancato la popolazione locale nella Guerra Araba del 1917 contro gli occupanti turchi.
Riferimenti a Lawrence d’Arabia sono infatti molto frequenti su tutto il territorio, a partire dal siq omonimo, una delle tappe del nostro giro in 4×4: una gola stretta e altissima, all’apertura di cui si trova una roccia su cui è stato scolpito il volto di questo eroe popolare e il suo nome in arabo.

Durante il giro in fuoristrada abbiamo letteralmente “cavalcato” le dune, sobbalzando di tanto in tanto, fermandoci in punti caratteristici come la roccia “a forma di testa” o la parete su cui sono incise iscrizioni dell’antico popolo nabateo; abbiamo potuto camminare (o meglio, affondare) sulla sabbia che si tingeva di un vivido arancione e ammirare l’orizzonte che si faceva sempre più dorato, mentre le sfumature intorno a noi cambiavano di minuto in minuto man mano che si avvicinava il tramonto. Un tramonto per cui siamo arrivati un pelo in ritardo, ma i caldi colori che ci avvolgevano sulla cima del crostone di roccia su cui ci siamo arrampicati per guardare in lontananza non erano di certo meno affascinanti!
Abbiamo forse perso qualche minuto di troppo nella tappa precedente, il Lawrence Siq, ma ne è valsa la pena per sederci nella tenda/mercatino dove i beduini che la gestiscono ci hanno offerto un buonissimo tè nero con salvia, cannella e cardamomo, che abbiamo sorseggiato mentre assistevamo a una dimostrazione su come fissare in modo corretto una kefiah in testa (cosa che ha ispirato alcuni dei nostri compagni di viaggio a tentare in prima persona).

Le emozioni non si sono però concluse con la fine del giro in 4×4, perché la serata ci avrebbe riservato altre chicche, a partire dall’osservare la nostra cena emergere da un “buco” scavato in terra!
Questo metodo di cottura tradizionale prevede di inserire delle braci all’interno di un pozzetto rivestito in pietra, inserire la carne che si vuole cuocere ricoperta con della carta stagnola, sigillare con un coperchio in ferro e ricoprire il tutto con un telo, per evitare che della sabbia si insinui all’interno. Quando l’ossigeno finisce, le braci vanno man mano a spegnersi e la carne continua a cuocere lentamente nel calore residuo, fino al momento di estrarre i vassoi: aspetto (e gusto) delizioso assicurato!
Dopo cena ci aspettava la serata animata dai beduini, che come dicevo in gran parte di questi campi tendati offrono un intrattenimento tutt’altro che “antico”, tra console di dj e musica contemporanea… ma per noi (dopo un intermezzo tutto italiano dedicato specificamente al nostro gruppo) è arrivato anche il momento di imparare un ballo tipico in loro compagnia, sebbene nel mio caso con risultati tutt’altro che soddisfacenti! A giustificazione delle mie scarse performance danzerecce potrei addurre il fatto di essere ancora su di giri per la sorpresa riservatami dalla nostra guida, in “combutta” con i proprietari del campo tendato, che dopo aver visto dal mio passaporto che compivo gli anni proprio quel giorno ha pensato di farmi organizzare una festa a sorpresa con tanto di torta (ottima!) e camerieri cantanti… ma chi mi conosce sa bene che sarebbe davvero solo una scusa: le scarse doti motorie sono innate!

La sorpresa è stata però il coronamento di una giornata appassionante: il mio primo volo extra-UE dall’inizio della pandemia, vedere dal finestrino il territorio arido che si estendeva sotto di noi prima di atterrare e attraversare poi le strade giordane fino al Wadi Rum, percorrere le dune del deserto e ammirare i panorami ineguagliabili di questo luogo, sedersi su un tappeto circondata da musica e luci ma con il buio più fitto appena fuori dal perimetro, che permette di osservare le stelle con una nitidezza a cui non siamo più abituati nelle nostre città… Quando le luci si sono spente e ho capito che qualunque cosa stesse accadendo era rivolta a me non ho capito più niente!

Sono andata a dormire consapevole che non mi attendevano tante ore di sonno, visto che la sveglia la mattina successiva era puntata alle cinque, e con ancora così tante immagini meravigliose che mi attraversavano la testa da temere che non sarei neanche riuscita ad addormentarmi facilmente.
Il “trauma” di un’altra sveglia presto si è assopito presto, tuttavia, quando uscendo dal cancello del campo tendato la mattina successiva troviamo ad attenderci tre beduini accanto a un gruppo di dromedari accovacciati sulla sabbia.
Superata la diffidenza iniziale, la passeggiata verso il punto panoramico da cui avremmo ammirato il sorgere del sole si è svolta relativamente senza scossoni, nel silenzio quasi totale. I colori morbidi e la quiete che ci avvolgeva è uno dei ricordi che porterò sempre con me.
Quando sono scesa dalla groppa del mio dromedario e mi sono trovata un posticino seduta sulla sabbia in direzione dell’orizzonte montuoso ho sentito il bisogno di immortalare quei colori che continuavano a cambiare di secondo in secondo… ma dopo qualche minuto quel bisogno è sparito, sostituito dalla voglia di stare semplicemente lì ferma, a godere del silenzio che ci circondava, per imprimermi l’immagine del primo raggio di sole che ha scavallato la cima delle montagne e ha colorato tutto di arancione senza una lente tra me e quella meraviglia.
Se avrete modo di fare l’esperienza di osservare l’alba nel deserto posso garantirvi che non ci sarà modo più bello di vivere il momento, e sarà qualcosa che non dimenticherete mai!

Alcune informazioni su alloggi ed escursioni nel Wadi Rum

Ci sono strade che attraversano l’area protetta, come quella che abbiamo percorso dal Visitor Center fino al nostro campo tendato, ma le escursioni nel pieno del deserto, per immergersi nella sua vastità a perdita d’occhio e ammirare gole, pinnacoli e ponti naturali di roccia, si svolgono su terreno non battuto.
Le 4×4 che chi offre questo tipo di escursioni adopera sono omologate apposta per non far slittare i pneumatici sulla sabbia e chi guida sa esattamente dove andare, pur non essendoci indicazioni di sorta nel mezzo del nulla.
Se si vuole fare questa esperienza consiglierei quindi assolutamente di affidarsi a un organizzatore locale, ce ne sono diversi in tutto il territorio e generalmente ogni campo tendato ha i propri contatti di fiducia, quindi si può prenotare tutto prima di partire o chiedere direttamente alla direzione di aggregarsi a un tour (ma, soprattutto in periodi di maggiore affluenza, suggerirei di comunicare questo interesse già in fase di prenotazione).
Le escursioni in fuoristrada si svolgono a diversi momenti della giornata, ma ovviamente pochi altri orari sono suggestivi come al calare del sole!

Cosa sapere prima di salire a bordo del fuoristrada:
A seconda del momento della giornata in cui andate potreste trovare la sabbia rovente, quindi sono consigliate scarpe chiuse per quando si scende dall’auto.
L’escursione si svolge accomodandosi nel retro del veicolo, che essendo scoperto permette di godere meglio dei panorami, ma espone anche a raffiche di vento e, soprattutto, polvere e sabbia che vi si insinuerà tra i capelli e in bocca (se la guida è particolarmente “sportiva” vi potrebbe dare anche fastidio agli occhi): meglio andare preparati!
Ovviamente, a seconda del periodo dell’anno, bene portare un giacchetto se ci si avventura nel tardo pomeriggio, perché la temperatura nel deserto scende molto al calare del sole. Se si starà sotto il sole in piena giornata, invece, va da sé che sia raccomandato proteggersi bene con crema, cappello e occhiali da sole.

Per quanto riguarda i giri in dromedario, invece, anche quelli vengono offerti da organizzatori locali a diversi orari della giornata: ne ho visti alcuni muoversi in lontananza durante il nostro giro in 4×4 pomeridiano, ma ce ne sono anche di disponibili a metà mattinata se non ci si vuole alzare prima dell’alba. L’esperienza di una cavalcata a dorso di dromedario nel deserto è sicuramente un’attività particolare già di per sé, ma potendo scegliere anche in questo caso opterei di prenotare per uno dei momenti più pittoreschi della giornata: al sorgere del sole o al tramonto.

Cosa sapere prima di salire su un dromedario:
Per questo tipo di escursioni i beduini si organizzano generalmente legando gli animali a mo’ di carovana, nel nostro caso a gruppi di quattro, così da guidarne uno a piedi ed essere seguiti automaticamente da tutto il gruppetto. Saranno loro stessi a indicare a quale dromedario dirigersi, conoscendo gli animali meglio di chiunque altro sapranno affidare il più adatto a ciascun partecipante sulla base della stazza (e, ne sono convinta, anche in base al timore che percepiscono da alcuni di noi più che da altri!).
La “sella” è ricoperta da varie coperte, quindi non si entra mai davvero in contatto diretto con il pelo del dromedario, ma a prescindere sono stata felice di aver scelto di indossare i miei pantaloni da trekking non in tessuto che si impregna facilmente.
La sella ha uno spuntone davanti e uno dietro, che ho trovato estremamente utili nei primi minuti, in cui mi sono aggrappata febbrilmente a entrambi per trovare il giusto equilibrio e sentirmi abbastanza sicura prima di procedere senza reggermi. Lo spuntone davanti è anche molto utile per aggrapparsi nel momento in cui il dromedario si alzerà: si sale infatti in groppa mentre l’animale è ancora accovacciato a terra, quindi a un’altezza che non comporta difficoltà a scavalcarlo con una gamba. Quando ci si sente (più o meno) a proprio agio, il beduino darà poi il segnale per farli alzare, e nel farlo il dromedario tirerà su prima le zampe posteriori, dando l’impressione di catapultarti in avanti. Non è davvero così, è come detto solo un’impressione, ma sapere questo dettaglio prima mi ha sicuramente aiutata moltissimo: con la mia solita delicatezza avrei come minimo cacciato un urlo altrimenti!
Al contrario, quando devono sedersi nuovamente i dromedari piegano prima le zampe davanti e poi quelle di dietro, ma lo fanno in due scatti, per cui anche in questo caso credo sia bene saperlo prima e reggersi bene allo spuntone della sella per non farsi prendere da un immotivato panico.
Ho sentito storie di gente “caduta da cammello” che si è fatta molto male, ma nella mia (seppur scarsa) esperienza posso dire che se si rimane perlopiù rilassati, seguendo il movimento del dromedario senza fare scatti bruschi, non si corre alcun pericolo.

Infine, parliamo degli alloggi.
Come detto, ci sono centinaia di campi tendati nel Wadi Rum tra cui si può scegliere e che offrono esperienze più o meno per tutte le tasche. Quello dove abbiamo dormito noi aveva alloggi che sono in realtà più delle cabin in legno, in quello accanto le “camere” avevano rivestimenti esterni in tela ma poi l’interno presentava addirittura del finto marmo. Ci sono campi di solo una manciata di tende e altri che ne offrono decine, oltre a bar e ristorante in loco; alcuni, incluso il nostro, hanno anche una piscina e altri servizi che offrono agli ospiti, come appunto l’intrattenimento dopo cena, la possibilità di bere un tè seduti sui tappeti a terra o di uscire nel deserto per osservare le stelle lontano da fonti di luce artificiale (un’altra esperienza da provare!).
Ci sono strutture più spartane, con bagni esterni e/o in comune, e strutture più lussuose, dotate di tutti i comfort. La maggior parte di quelli che troverete sulle varie piattaforme o offerti in pacchetti turistici, comunque, hanno ovviamente acqua corrente e sono, anche nella loro semplicità, estremamente confortevoli.
Infine ci sono le cosiddette “bolle”, tende a forma semisferica come degli igloo, alcune con la parte superiore trasparente per permettere di osservare il cielo stellato sopra il deserto direttamente dal proprio letto. Molti campi anche più tradizionali hanno di recente iniziato a integrare la propria offerta di alloggi aggiungendone anche di questa tipologia, anche se a me personalmente non entusiasmano: abbiamo avuto modo di visitare un campo di questo tipo ma devo dire che, a parte la resa estetica, non mi hanno dato l’idea di offrire chissà quale esperienza particolare in più.
Pur sapendo che la vera esperienza beduina nel deserto è ben diversa, molto più rustica di qualsiasi campo per turisti, trovo comunque che un alloggio più tradizionale sia la scelta più caratteristica da fare in questo caso. Ma è ovviamente solo un mio gusto personale.

Qualche curiosità sul popolo beduino del Wadi Rum

Con questo termine ci si riferiva tradizionalmente a popolazioni nomadi che abitavano il deserto, non solo in Giordania ma nell’intero mondo arabo. Si trattava di tribù dedite all’allevamento di capre e a quelle poche attività di sostentamento personale che un ambiente arido e perlopiù inospitale come il deserto poteva favorire.
Quando nel 1998 il governo giordano ha decido di dichiarare il Wadi Rum un’area protetta, volendone preservare l’habitat tipico per via della sua rilevanza naturale, ne ha però riconosciuto anche l’importanza da un punto di vista turistico. Ha perciò concesso a coloro che abitavano queste terre di sviluppare le proprie proposte ricettive e non solo.

Oggi, come detto, molti degli abitanti del Wadi Rum si sono “modernizzati”, non è infatti infrequente vedere i più giovani vestiti “all’occidentale” mentre l’immagine classica evocata da questo nome, di uomini dalle lunghe vesti con una kefiah arrotolata sulla testa, è rimasta viva perlopiù nelle generazioni precedenti o in coloro che ci tengono a salvaguardare antiche tradizioni.
Quasi tutti coloro che oggi gestiscono i campi tendati o altre attività di stampo turistico nel Wadi Rum hanno origini beduine, e al di là delle strutture per i visitatori esistono ancora accampamenti abitati da gruppi di persone che vivono ancora nella maniera tradizionale.

Tra le varie attività che svolgono oggi nel deserto del Wadi Rum, i beduini si occupano anche di addestrare i dromedari non solo per il trasporto di turisti per passeggiate “rilassate” come quella che ci siamo concessi noi, ma anche per le corse. Molti di noi hanno infatti una certa idea di questi animali apparentemente docili e sonnacchiosi, dettata dal vederli muoversi perlopiù a passo cadenzato nella stragrande maggioranza dei programmi televisivi e documentari che ce li mostrano e sapendo della loro strenua resistenza ad ambienti impervi (possono trasportare un peso fino a un massimo di 200kg, camminare per oltre 20 ore consecutive e stare anche una settimana abbondante senza bere, grazie al particolare organismo in grado di preservare l’enorme quantità d’acque che riescono ad assorbire in un tempo incredibilmente breve), ma un dromedario può in realtà correre a una velocità fino a 65 km/h!
Se anche avessi avuto dubbi riguardo questa informazione che ci era stata fornita proprio il giorno prima, sarebbero stati fugati durante la nostra attesa del sorgere del sole, quando abbiamo visto l’inconfondibile silhouette di un dromedario con “fantino” in groppa percorrere la strada che intravedevamo in lontananza a un passo che sembrava quasi quello di un cavallo.

Questo è stato solo l’inizio di un viaggio che, a livello di emozioni, non si è risparmiato! Tutto quello che immaginavo di trovare quando avrei finalmente avuto l’occasione di mettere piede in questa terra non ha affatto tradito le mie alte aspettative, e in più ho anche trovato un popolo accogliente, sperimentato una cucina deliziosa, ho potuto vivere esperienze che mi rimarranno per sempre impresse nella memoria, ho conosciuto persone stupende con cui condividere questo viaggio e con cui vivere il privilegio di visitare alcune delle più imperdibili attrazioni giordane in un momento di quiete, senza le solite orde di turisti.
Vi aspetto nelle prossime settimane per raccontarvi il prosieguo dell’itinerario!

Intanto, se volete saperne di più delle tappe affrontate, avere sotto mano una Top5 di esperienze imprescindibili da fare in Giordania con in più qualche consiglio su cosa non perdere nei dintorni di ciascuna attrazione e attività da provare, vi consiglio questo splendido articolo della mia compagna di viaggio Chloe.

Se anche voi sognate la Giordania e volete approfittare di questo periodo per ammirarla senza folle di turisti, contattatemi in privato senza impegno per organizzare il vostro itinerario personalizzato!

16 pensieri su “Il Wadi Rum dal tramonto all’alba: l’emozione del deserto giordano, in tutte le sue sfumature

  1. Vivere il deserto è qualcosa che ho sempre ritenuto molto intenso – e molto soggettivo. Di certo festeggiare in un campo tendato nel deserto come è successo a te è un’esperienza a dir poco unica! E per me è stato bello partecipare ai festeggiamenti ☺️

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    1. Beh, ho avuto la fortuna di vivere non solo questa ma anche altre esperienze indimenticabili in questo viaggio che sono state splendide proprio grazie alle persone con cui le ho condivise 🙂
      Non essendo abituata a viaggiare in gruppi organizzati non ero certa di cosa aspettarmi, ma adesso che ho conosciuto te e le altre travel blogger vorrei solo organizzare il prossimo viaggio in avanscoperta insieme 😀 Grazie di tutto!

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  6. L’esperienza è stata così intensa che quasi a ripensarci non mi sembra vera, invece l’abbiamo vissuta insieme e ciò ha contribuito a rendere più intenso e partecipato il nostro fam trip. Speriamo di poter ripetere nuove avventure 😍

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    1. Provo la stessa sensazione anch’io, a volte ancora mi sembra quasi surreale per quanto l’ho sognato riuscire a realizzare questo desiderio per giunta in un periodo come questo… è stato un privilegio! E farlo in vostra compagnia ancora di più! Grazie ancora e grazie di essere passata 😉

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    1. È vero, è davvero spettacolare. Io invece non sono ancora ferratissima di deserti VERI, quindi il Wadi Rum mi ha emozionata moltissimo essendo anche stato il mio “battesimo”. Si accettano consigli per il prossimo 😉

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