Visitare la Scarzuola: pro e contro

Abbiamo visitato questo luogo che non esiterei a definire fuori dal mondo (sia concettualmente parlando che come vera e propria localizzazione) di ritorno da un giro di qualche giorno nel sud della Toscana. Avevo sentito parlare della Scarzuola al lavoro e alla prima foto uscita fuori da una veloce ricerca online sono rimasta incuriosita e affascinata.

Con il nome Scarzuola ci si riferiva in realtà originariamente al complesso francescano sviluppatosi nel tredicesimo secolo a partire da una capanna eretta da San Francesco d’Assisi, che qui aveva dimorato nel 1218. Il termine Scarzuola viene da “scarza”, che è il nome della pianta palustre usata dal Santo per la costruzione della capanna al posto di cui qualche anno dopo la famiglia Marsciano, conti umbri, fece erigere una chiesa e un complesso monastico, affidato ovviamente all’ordine francescano che lo abitò per almeno cinquecento anni.
Al giorno d’oggi però la Scarzuola è molto di più: negli anni Cinquanta, infatti, il complesso e la proprietà limitrofa sono stati acquistati da un architetto milanese, Tomaso Buzzi, che decise di edificarvi la sua personale visione di “città ideale”. Il risultato è un complesso dall’aspetto surreale e onirico fatto di scale e ampi spiazzi (o “teatri”, come da lui definiti), costruzioni che richiamano famosi monumenti del mondo in scala e arroccati in un insieme definito “l’Acropoli”, poi si prosegue attraverso passaggi tra colonne, altre scalinate, passando accanto a figure e forme dall’aspetto quasi esoterico ed elementi architettonici che a prima vista possono ricordare le statue del Parco dei Mostri di Bomarzo.

Visitare la Scarzuola significa quindi immergersi in un’idea, non limitarsi a osservare l’agglomerato di roccia tufacea e le architetture che ne sono state realizzate con occhio “materiale”. Per dirla con le parole usate direttamente sul sito ufficiale:

La Scarzuola è la visione surreale, onirica e inafferrabile di Tomaso Buzzi. Nel 1956 il complesso conventuale francescano venne da lui acquistato e restaurato. Tra il 1958 e il 1978 egli progettò ed edificò a fianco del convento la sua Città Ideale, concepita quale “macchina teatrale”. La città Buzziana, che comprende un insieme di 7 teatri, ha il suo culmine nell’Acropoli: una montagna di edifici costituiti da una numerosa serie di archetipi che, vuoti all’interno e dotati di tanti scomparti come in un termitaio, rivelano molteplici prospettive. Ispirato all’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (1499, Aldo Manunzio editore), lo stile che meglio interpreta la sua licenza è il Neomanierismo, che egli identifica nell’uso di scale in tutte le direzioni, volute sproporzioni di alcune parti, presenza di mostri e affastellamento di edifici o monumenti, che arriva ad un surrealismo, con un che di labirintico, di evocativo, di geometrico, di astronomico, di magico.

In effetti il primo scorcio che si ha, una volta superato l’ingresso accanto alla chiesa ed entrati nel vero e proprio fulcro della “città buzziana”, è quello di una sorta di teatro romano a scaloni volto in direzione di un palcoscenico affiancato da un complesso di edifici così ricchi di dettagli ed elaborati da sembrare un alveare. E la visita prosegue attraverso altre architetture sempre più irrazionali, che danno proprio l’idea di addentrarsi nei labirintici meandri della mente umana.

Di per sé quindi l’esperienza così descritta potrebbe sembrare un che di unico, particolare e irripetibile… perché parlare allora di pro e contro? Beh, se vi è capitato di sentir parlare di questo luogo e, prima di andarci, vi siete giustamente andati a informare su come arrivare, sarete anche incappati nella relativa pagina Tripadvisor e saprete quindi a cosa mi riferisco.
Il complesso è dagli anni Ottanta di proprietà di Marco Solari, nipote di Buzzi, che ha fatto suo il progetto dell’ideatore della Scarzuola e, da artista lui stesso, ne interpreta i significati per i visitatori che lo seguono. È lui infatti la guida che accompagna le visite alla Scarzuola, che non può essere visitata autonomamente trattandosi di una proprietà privata.

Solari è una persona sicuramente singolare, che mette molto della sua eccentricità nella visita guidata. Il risultato è che si finisce per amarla oppure odiarla, non sembrano esserci mezze misure. Chi la ama è perché si sente illuminato dalla prospettiva inusuale posta dal cicerone di turno, chi la odia è perché non gradisce i modi con cui Solari si esprime.
Quindi, tutto quello che avete letto su Tripadvisor è vero? In gran parte sì: ha un linguaggio colorito, a volte ride da solo delle sue battute (se così possiamo definirle), si inalbera facilmente e spesso parte per la tangente con le sue spiegazioni. Si fa fatica a seguirlo se non si hanno rudimenti di filosofia, ma a volte anche se se ne hanno perché la visione che va a descrivere è, alla fin fine, molto personale. È una persona che sembra vivere del concetto che anche una cattiva pubblicità è buona pubblicità (ribadendo spesso che non gli interessa dei commenti negativi che riceve online e che dei soldi dei visitatori non se ne fa nulla, quindi sono tutti liberissimi di risparmiarsi la visita e amen)… di per sé nessuno di questi elementi per me è un deal breaker, perché siamo tutti individui diversi e rispetto il modo di vivere e di vedere di ciascuno finché non viene a turbare direttamente la mia sfera personale, ho anzi come molti trovato la sua personalità caratteristica e parte integrante dell’esperienza (personaggio costruito ad arte? Può darsi, non sta a me dirlo).
Ma soprattutto sì, sembra insultare la gente gratuitamente, come molti lamentano nelle loro recensioni. Dico sembra perché, onestamente, a mio vedere l’insulto va anche interpretato in base a chi lo rivolge e a chi è diretto, ed è qui che vi propongo il mio modo di vedere la questione per cui, in definitiva, per me l’esperienza non è stata “rivoluzionaria” e non la definirei imperdibile, ma non mi è neanche pesata (al contrario, ad esempio, di mio marito che l’ha vissuta abbastanza tiepidamente sul momento, per poi valutare in seguito che non era stata completamente di suo gradimento): quando Solari parla di “voi” in maniera che sembra sottintendere altezzosità (“voi non capite niente”), pensate di dovervi effettivamente riconoscere in questi fantomatici “voi”? Personalmente no, perché il signor Solari non mi conosce (come non conosce nessuno degli avventori alle sue visite guidate) quindi non può affermare che io, nello specifico, non capisca nulla, abbia una mentalità ristretta, mi faccia “comandare dai poteri forti” e così via. Facendo un po’ di autoanalisi posso tranquillamente riconoscermi nelle personalità dalle menti “quadrate” a cui faceva accenno di tanto in tanto, ma il mio essere razionale, ragionare per schemi mentali, deve essere visto come una critica? Per me no, perché nella mia vita quotidiana e lavorativa questa caratteristica è utile e funzionale, la mia mancanza di elasticità e di “estro” non mi permette magari di godere appieno delle spiegazioni metafisiche di opere in siti come questo, ma non me ne faccio un cruccio perché, per così dire, campo benissimo uguale 🙂
So di non essere una tuttologa, ma sono una persona che ha studiato molto e che si reputa curiosa, informata e in generale dotata di raziocinio e buon senso, quindi semplicemente quando Solari parlava di “voi” io pensavo a un gruppo di persone astratto di cui non credevo di far parte, perciò l’atteggiamento poteva sembrarmi snob da un punto di vista generale ma non mi toccava personalmente, e consiglierei a chi volesse prenotare questa esperienza di porsi allo stesso modo per godere dei lati positivi risparmiandosi i rodimenti di fegato che molti sembrano aver sperimentato.

Premesso tutto questo, se siete intenzionati a dare una possibilità alla Scarzuola e a lasciarvi affascinare dalla sua storia e dalla visione idealistica che incarna, ecco un paio di informazioni pratiche:

Come arrivare

Come detto, la Scarzuola è posizionata in un luogo piuttosto appartato, in località Montegiove (frazione di Montegabbione, in provincia di Terni), a chilometri dal più vicino centro abitato, quindi arrivarci è già di per sé un’impresa.
Se si arriva dall’autostrada A1 l’uscita più vicina è Fabro, da cui si procede prima sulla Provinciale 52 e poi sulla 112. Non si deve passare per il comune di Montegabbione, il complesso è in tutt’altra direzione rispetto al centro del paese.
Con noi comunque, a differenza di quanto accade con altre località fuorimano, Google Maps ha funzionato bene… a un certo punto avrete il dubbio che il GPS abbia preso un abbaglio e vi stia mandando da tutt’altra parte perché la strada si restringe e nell’ultimo tratto diventa particolarmente sconnessa (evitate di andare con auto dall’assetto troppo basso, i pietroni ve la potrebbero distruggere!), quindi penserete che non può essere giusto… ma lo è, vi potete fidare 😉

Prenotazioni e costi

Al momento la Scarzuola non è accessibile, il complesso riaprirà in estate.
Per visitarlo è sempre necessario effettuare una prenotazione preventiva inviando una mail all’indirizzo info@lascarzuola.com in cui specificare il giorno di interesse. Vi verrà risposto con l’indicazione dell’orario a cui presentarsi (importante arrivare con qualche minuto di anticipo rispetto all’orario comunicato: quando è ora il tour parte, non si aspettano i ritardatari anche se prenotati).
La visita dura circa due ore/due ore e mezza e il costo è di 10€ a persona (da pagare in contanti).

Visite in lingua

Attraverso lo stesso indirizzo e-mail è possibile prenotare anche una visita in lingua inglese, che verrà effettuata previa disponibilità da un collaboratore madrelingua di Marco Solari.

Qualcuno di voi è già stato alla Scarzuola o ne ha sentito parlare? Vista la natura del sito e del tipo di visita che offre sono quanto mai curiosa di sapere le vostre impressioni a riguardo, quindi lasciatemi le vostre opinioni qui sotto nei commenti.
Alla prossima!

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2 pensieri su “Visitare la Scarzuola: pro e contro

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