Hot Cross Buns: i dolci della Pasqua britannica tra storia e leggende

Proprio a ridosso della Pasqua, nel sempre più distante 2014, mi preparavo a riempire le valigie per rientrare in Italia con tutto ciò che mi aveva accompagnato per oltre cinque mesi di permanenza a Londra: quello che era venuto con me da casa e quello che si era aggiunto nel frattempo come libri, il cappotto acquistato in fretta e furia per sopperire a una zip distrutta proprio nel momento in cui l’inverno era arrivato in città, chincaglierie varie di Forbidden Planet e, ovviamente, qualche dolcetto “per il viaggio”. Dato il periodo, non ho potuto non portare con me anche un bel vassoietto di hot cross buns acquistato alla bakery vicino al mio appartamento, da dividere poi con la mia famiglia una volta a casa.

Questi panini dolci dall’impasto farcito di uvetta e caratterizzati dalla tipica croce in risalto sulla superficie hanno solleticato la mia fantasia da subito… non solo perché sono deliziosi sia semplici che aperti a metà, scaldati un po’ e spalmati con del burro (e magari un filo di marmellata), ma perché iniziare a vederli sugli scaffali dei negozi nelle settimane precedenti a Pasqua ha aperto il mio cassetto dei ricordi, rimandandomi alle elementari e a quella filastrocca per bambini (a quanto pare usata in passato come una sorta di “jingle” dai venditori per strada) che ci avevano fatto imparare a scuola:

Hot Cross Buns, Hot Cross Buns,
One a penny, two a penny, Hot Cross Buns!
(io avevo imparato la versione che proseguiva con:
If you have no daughter, give them to your sons.
And if you’ve no kind of pretty little elves,
Why then good faith, e’en eat them all yourselves)

Se avete letto queste righe canticchiando, probabilmente ho appena riaperto un cassetto della memoria anche per voi… e per il resto della giornata non vi uscirà più dalla testa, posso garantirvelo!

Un po’ di storia

Sebbene esistano oggi diverse varianti di questi dolcetti (con gocce di cioccolato anziché uvetta, con la croce in ghiaccia reale anziché realizzata con un semplice impasto di farina e acqua, ecc.), i puristi non possono non esigere che i loro hot cross buns siano autentici così come connotati da quella che è la ricetta tradizionale comunemente accettata, che si dice risalire al XII secolo, quando un monaco anglicano reinterpretò un simile impasto già esistente aggiungendo un po’ di cannella e applicando la croce di pasta al centro per simboleggiare la crocifissione di Gesù Cristo. Si dice che questo monaco realizzò questi panini dolci per distribuirli ai poveri nel weekend pasquale, motivo per cui divenne tradizione realizzarli appositamente il Venerdì Santo.
Con il tempo subentrarono diverse superstizioni, che arrivarono addirittura ad attribuire poteri miracolosi agli hot cross buns proprio in virtù della loro connessione con il sacro: pare che durante il suo regno, la regina Elisabetta I ne proibì la vendita se non nel weekend di Pasqua, durante il periodo di Natale e in occasione dei funerali, perché troppo sacri per essere consumati in un giorno qualsiasi dell’anno. Ovviamente questo portò le famiglie a organizzarsi per prepararli privatamente nelle proprie case, con il rischio però di venir scoperti ed essere obbligati a quel punto a “devolverli” ai bisognosi.

La connessione con il Cristianesimo, tuttavia, è come spesso accade un’adozione di tradizioni precedenti che vengono riadattate al nuovo credo. Gli hot cross buns non fanno eccezione: pare infatti che già in secoli precedenti le popolazioni germaniche realizzassero simili panini con una croce sopra, dedicati però ai festeggiamenti per Eostre (o Ostara, la divinità legata alla fertilità e alla rinascita, festeggiata proprio con l’arrivo della primavera e da cui deriva il termine Easter, Pasqua in inglese). Questa dea pagana è anche il motivo per cui i conigli sono diventati nell’uso comune simboli pasquali al pari delle uova (che simboleggiano rinascita, quindi adottate dal Cristianesimo come metafore per la resurrezione di Cristo): Eostre era infatti solitamente rappresentata circondata da fiori primaverili e piccoli animali come uccelli e, appunto, coniglietti. La croce doveva simbolizzare, in questo caso, rinascita dopo l’inverno e il panino suddiviso in quarti rimandare alle quattro fasi lunari. Curiosamente, una simile accezione si ritrova anche in tradizioni legate all’antica Roma e Grecia, dove una ricetta analoga mirava a onorare Diana/Artemide, dea della caccia e, appunto, personificazione della luna.

Hot cross buns nella rete appesa al soffitto come buon auspicio

Gli hot cross buns sono tuttora oggetto di molte leggende e credenze popolari, come ad esempio che preparandoli il Venerdì Santo li si infonda di poteri “magici”, tanto da renderli immuni a muffe e in generale al marcire: appendendoli alle travi del soffitto si dice infatti che dureranno per un anno intero senza andare a male. Da ciò derivano anche ulteriori superstizioni, come ad esempio il fatto che la presenza di questi hot cross buns appesi in casa protegga da incendi, scacci gli spiriti malvagi e, se assaggiati ogni tanto, aiuterebbero a prevenire i malanni (si diceva addirittura che darne un po’ a un malato sotto quello stesso tetto aiuterebbe la guarigione anche da una malattia grave). Per lo stesso motivo era consuetudine per i marinai superstiziosi portarsi dietro degli hot cross buns durante un lungo periodo in viaggio, con la convinzione che questo prevenisse eventuali naufragi.
La mia preferita è la tradizione che sostiene che dividere un hot cross bun con un amico o una persona cara recitando “half for you and half for me, between us two, good luck shall be” (“metà a te e metà a me, che ci sia sempre fortuna tra noi due”) garantisca un legame inscindibile per l’intero anno a seguire.
Che crediate o meno a queste leggende, credo non si possa non trovare affascinante l’associazione di così tanti poteri a un qualcosa di così piccolo e apparentemente semplice, che nei secoli si è guadagnato non solo una connotazione quasi “sacra” ma un posto speciale nel cuore di molte persone che lo associano a calde memorie familiari e d’infanzia.

La ricetta

Dosi (per 15 pezzi):

  • 500g farina di grano duro
  • 50g burro
  • 300ml latte intero
  • 75g zucchero
  • 1 cucchiaio di sale
  • 7g di lievito di birra
  • 1 cucchiaio di olio di semi di girasole
  • 1 uovo
  • 1 mela 
  • 75g uva sultanina
  • 50g scorza di agrumi mista
  • 1 cucchiaio di cannella in polvere
  • 75g farina 00 (per la croce, più q.b. per spolverizzare il piano di lavoro)
  • 3 cucchiai di marmellata di albicocca (per “glassare”)

Procedimento:

Mettere il latte in un pentolino e portare a bollore, dopodiché toglierlo dal fuoco, aggiungere il burro, mescolare e lasciare a raffreddare finché non torna a temperatura ambiente.
In una ciotola mescolare la farina di grano duro, il sale, lo zucchero e il lievito, creare una fossetta al centro e versarvi il composto di latte e burro. Aggiungere l’uovo (precedentemente sbattuto) e mescolare bene prima con un cucchiaio di legno, poi continuando con le mani finché non si ottiene un composto piuttosto appiccicoso.
Passare quindi su un piano di lavoro infarinato e lavorare l’impasto allungandolo leggermente con i palmi delle mani e ripiegando poi su se stesso diverse volte per circa 5 minuti, finché il composto non risulterà liscio ed elastico.
Riporre l’impasto in una ciotola leggermente oliata e coprire con la pellicola. Lasciare a riposare per un’ora in un posto caldo finché non risulterà raddoppiato in volume (provare a premere con un dito per verificare che rimanga l’impronta per un po’).
Sbucciare la mela, rimuovere il torsolo e tagliarla finemente, quindi aggiungerla all’impasto nella ciotola insieme all’uva sultanina, alle scorze di agrumi miste e alla cannella. Incorporare nel composto assicurandosi che sia omogeneo, dopodiché lasciare a lievitare per un’altra ora coprendolo di nuovo con pellicola (la dimensione dovrebbe raddoppiare ulteriormente).
Trascorso questo tempo, dividere l’impasto in 15 parti di dimensione uguale e arrotolarle a pallina su un piano di lavoro infarinato. A questo punto adagiare i panetti in teglie rivestite con carta da forno, assicurandosi che siano abbastanza distanziati, e coprire (senza avvolgerli uno a uno) con della pellicola o con un panno asciutto. Lasciar riposare per un’altra ora.
Per ottenere la pasta per realizzare la croce mescolare i 75gr di farina 00 con circa cinque cucchiai di acqua, aggiungendone uno alla volta per assicurarsi di ottenere la giusta consistenza (l’impasto deve risultare piuttosto denso). Mettere questo impasto in una sac-a-poche con beccuccio fine e usarla per realizzare le due linee incrociate (farlo lentamente per assicurarsi che l’impasto delle croci affondi leggermente nell’impasto dei panetti).
Preriscaldare il forno a 200° (ventilato) e infornare gli hot cross buns nel ripiano centrale. Cuocere per circa 20 minuti, finché non risulteranno dorati.
Per glassare la superficie scaldare i 3 cucchiai di marmellata di albicocche in un pentolino finché si scioglie, dopodiché passarla attraverso un colino per rimuovere gli eventuali pezzettoni e spennellarla sugli hot cross buns mentre sono ancora caldi. Farli stiepidire prima di servire.

Buona Pasqua a tutti!

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