Viaggio in Perù #6 – Dintorni di Cuzco: da Machu Picchu alle Montagne Arcobaleno, le escursioni da non perdere

Come accennato nello scorso articolo, Cuzco è stata per noi non solo una soddisfacente ultima tappa del nostro viaggio in Perù, ma anche un’ottima base da cui spostarci giornalmente per andare alla scoperta di altri siti più o meno vicini e più o meno celebri che non potevamo non includere nel nostro itinerario.

Qui di seguito vi racconto alcune delle nostre tappe, come arrivare e come organizzare la visita in ciascuno di questi luoghi a mio parere imperdibili se si trascorre qualche giorno pieno nella zona di Cuzco:

Le saline di Maras

Questo sito dal colpo d’occhio a dir poco straordinario (immaginate di arrivare da una strada sopraelevata rispetto alle saline e trovarvi a un certo punto sul lato della strada questo patchwork di circa 3000 vasche addossate alle pendici della montagna Qaqawiñay, ognuna delle dimensioni di almeno 4 metri quadrati ma che dall’alto sembrano tanti piccoli riquadri di un’infinità di sfumature che vanno dal bianco al beige all’arancione al marroncino) rappresenta un ingegnoso esempio di raccolta del sale risalente a epoca pre-ispanica giunto a noi quasi del tutto invariato.
Il sale viene raccolto in seguito all’evaporazione dell’acqua proveniente da una sorgente sotterranea, che sgorga dalle viscere della montagna carico di salgemma e viene convogliata da una vasca all’altra grazie a diversi canali di collegamento, a riempimento. C’è ovviamente una diversa qualità del prodotto finale a seconda della stagione, in quanto le piogge della stagione umida influiscono notevolmente rendendo l’intero processo più difficoltoso e il sale ottenuto di qualità inferiore, per questo la maggior parte della produzione si concentra nei mesi tra maggio e ottobre (stagione secca).
La guida che ci accompagnava ci ha raccontato che in anni recenti diversi gruppi di studio accademico hanno provato a modificare la composizione delle vasche, che hanno un rivestimento di argilla sul fondo così da impedire al suolo di riassorbire l’acqua, ma qualunque altro materiale utilizzato ha finito per non svolgere il compito con la stessa efficacia o addirittura per essere corroso dal sale, dimostrando che l’intuizione incaica originale fosse da sempre la soluzione migliore per il sistema così come organizzato. Tuttora il sito è una delle principali fonti di sostentamento per le decine e decine di famiglie che si dividono la proprietà delle migliaia di vasche e la produzione è massiccia (fino a 200 chili di sale per vasca mensilmente), con diverse destinazioni sul mercato a seconda dell’estrazione: dal sale destinato alla cucina, ovvero la qualità migliore proveniente dal primo strato, al cosiddetto sale industriale.
All’ingresso del sito si è ovviamente sviluppato anche un mini-mercato dove è possibile acquistare varie qualità di sale prodotto in loco, nonché diverse tipologie di sale aromatizzato o sale affumicato (quest’ultimo ci ha subito colpito come davvero particolare, dall’odore che sembra quasi ricordare il bacon ma che, posso dire per esperienza, tende a perdere le note più penetranti del suo aroma dopo diversi mesi, anche se conservato in vasetto a chiusura ermetica, quindi meglio consumarlo entro relativamente breve), oltre ovviamente ad altri tipi di souvenir e a snack e bevande.

Il sito si trova a circa una trentina di chilometri da Cuzco, ma non è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, o meglio sono necessari alcuni cambi, per cui noi ci siamo trovati meglio a ottimizzare i tempi con un trasporto diretto con driver, incluso in un tour organizzato con partenza da Cuzco prenotato solo per noi due.
Il biglietto d’ingresso ha un costo di 10 soles a persona.

Moray e la “sperimentazione agricola” ai tempi degli Inca

A non molta distanza da Maras, sempre lungo la splendida Valle Sacra (la vallata che separa Cuzco da Ollantaytambo e, ancora oltre, Machu Picchu, un tempo abitata dalla popolazione inca e tuttora disseminata di graziosi villaggi oltre a una miriade di interessantissimi siti archeologici), vale la pena fare una sosta anche a quest’altro luogo risalente all’epoca degli Inca, con simile colpo d’occhio incredibile non appena arrivati grazie alla trovata ingegneristica che ha permesso di portare colture abituate a condizioni climatiche e altitudini diverse anche in questa zona delle Ande.
Il sito archeologico di Moray può infatti essere definito un luogo di sperimentazione agricola perché creato con lo scopo di coltivare diversi tipi di cibi che normalmente si trovano a micro-climi diversi tra loro, nonché di abituare gradualmente determinate piante a climi leggermente più rigidi: qui è infatti possibile ammirare diverse depressioni artificiali nel terreno, realizzate come grandi terrazze circolari a gradoni concentrici (un paio di queste sono state in parte restaurate e perciò appaiono con scaloni maggiormente definiti). Ciascuna terrazza ha un’altezza di circa 1,5 metri ed è stato verificato che tra il centro, in basso, e l’estremità più alta, quindi in superficie, ci sia un’escursione termica di almeno 15°, oltre ovviamente a diversi livelli di umidità.
Questo ha consentito agli Inca di trasportare e adattare gradualmente anche piantagioni come ad esempio frutta o pomodori, abituati a climi più caldi e altitudini minori, alle regioni andine, dominate altrimenti quasi esclusivamente da colture come patate e quinoa, facendo avanzare di anno in anno queste coltivazioni da uno scalone all’altro fino ai livelli più superficiali.
Così come a Maras, dopo aver ammirato l’estetica a dir poco spettacolare del luogo sono stati i racconti della nostra guida a rapirci, trasportandoci nel passato a scoprire soluzioni ingegnose e decisamente avanguardiste da parte di una cultura che, sebbene distante almeno 500 anni da noi, abbiamo potuto apprezzare come incredibilmente avanti coi tempi.

L’ingresso a Moray è incluso nel Boleto Turistico del Cusco completo o frazionato: noi abbiamo acquistato quest’ultima tipologia con validità di un giorno per i siti della Valle Sacra, che al costo di 70 soles a persona includeva anche Pisaq e Ollantaytambo e ci ha permesso di visitare anche Chinchero (grazioso villaggio coloniale situato a meno di 30 km da Cuzco, con una vista spettacolare sui vicini terrazzamenti inca e, ancora oltre, sulla catena di Vilcabamba che domina la sottostante Valle Sacra. La visita a Chinchero, oggi celebre per i colorati prodotti artigianali tessili che è possibile ammirare nei giorni di mercato, era anch’essa inclusa nel tour che ci ha portati a Maras e a Moray).

Rainbow Mountain: un trekking a oltre 5.000 metri!

Le varie compagnie che organizzano tour in giornata da Cuzco a questa vera e propria meraviglia della natura hanno ormai reso questa esperienza decisamente più accessibile anche al grande pubblico (abbiamo visto davvero una varietà umana indescrivibile inerpicarsi con noi lungo questo percorso che ci ha portati, a poco più di 5.000 metri di altitudine, ad ammirare i colori della Montagna Vinicunca, anche nota come Montagna Arcobaleno).
È ovviamente possibile organizzare trekking anche più complessi e raggiungere altre vallate limitrofe, ma per chi poco allenato, anche se ormai già acclimatato alle altitudini come lo eravamo noi (abbiamo fissato questa escursione all’ultimissimo giorno pieno a Cuzco, prima di rientrare il pomeriggio successivo a Lima per poi volare di nuovo verso casa), la cautela non è mai troppa: la vera difficoltà del percorso che porta all’ormai celebre punto di osservazione della Rainbow Mountain peruviana non è tanto l’inclinazione del tracciato, ma proprio l’elevazione. Infatti da quando abbiamo lasciato il nostro van al parcheggio da cui parte il sentiero (questo situato già a ben oltre 4.000 metri!), abbiamo percorso circa due ore di strada per raggiungere il famoso mirador semplicemente perché l’andatura doveva per forza di cose mantenersi lenta, ma il percorso era perlopiù fatto di piccolissimi saliscendi e, per il resto, tolti gli ultimi 10-20 minuti di effettiva inclinazione (ultima foto che trovate qui in fondo al paragrafo) procede quasi in piano. L’ossigeno però si fa scarso man mano che si sale e le gambe sempre più pesanti, da questa giornata sono infatti rientrata a Cuzco con un leggero mal di testa (forse però anche dovuto alla sveglia ben prima dell’alba) ma a dir poco entusiasta di aver incluso questa magnifica esperienza nel nostro viaggio in Perù: è stato emozionante non solo raggiungere il coloratissimo punto di osservazione e vedere pian piano la nebbiolina diradarsi per rivelare i vividi colori di questo picco (quando, a poche centinaia di metri dalla meta ma allo stremo delle forze, ho visto un nuvolone rotolare sul fianco della montagna e inondarci nel grigio più totale, mi sono immediatamente girata a chiedere disperatamente alla nostra guida se, in base alla sua esperienza, si trattava di nuvole passeggere o meno, perché credevo di poter piangere se così non fosse stato dopo tutta la fatica fatta fino a quel momento!), ma soprattutto sentirsi inebriati dalla sensazione di avercela fatta a dispetto di condizioni piuttosto estreme.
La vista che vi attende è a dir poco magica: molte delle foto che avrete visto online sono estremamente saturate e questo mi aveva un po’ preparata spiritualmente a tenere le aspettative basse rispetto a quella che sarebbe stata la realtà fuori da Instagram, ma quello che ci ha accolto è stato comunque uno spettacolo di Madre Natura superiore a quanto avremmo immaginato. Le foto che ho scattato con il mio smartphone, pur restituendo la varietà delle striature sul terreno (che pensavo sarebbero state solo un mucchio di sfumature di marrone trasformate in rosso, azzurro e giallo da abili photoshopper in rete), non rendono comunque giustizia a quanto ammirato a occhio nudo, soprattutto quando il sole è tornato a splendere poco dopo il nostro arrivo.
Riguardo i tempi, come detto l’escursione in giornata da Cuzco richiede un certo sforzo fisico perché, per cercare di anticipare i principali flussi di visitatori (al nostro ritorno abbiamo effettivamente notato quella che sembrava una fitta fila di formichine in arrivo, un numero molto maggiore di persone rispetto a quelle che avevamo incontrato noi lungo la strada all’andata), si parte tra le 03:00 e le 04:00 del mattino, a seconda della compagnia che organizza. C’è comunque modo di sonnecchiare sul van, visto che il tragitto fino al punto di inizio del trekking è di circa tre ore. Una volta arrivati nei pressi del Parco Naturale di Vinicunca ci si ferma a fare colazione in uno dei rifugi o degli alloggi forniti dagli abitanti della zona poi, dopo rifocillati, si parte con la scarpinata.
Noi avevamo una guida privata, quindi non ci siamo sentiti in obbligo di dover mantenere un certo ritmo per non rimanere indietro rispetto al resto di un gruppo potenzialmente molto più in gamba di noi e ci siamo presi i nostri tempi: abbiamo raggiunto il mirador in circa due ore dal parcheggio, siamo stati una buona mezz’ora abbondante a rilassarci, goderci il panorama e scattare un miliardo di foto, per poi rientrare (tragitto molto più liscio, forse anche per aver superato lo scoglio mentale del timore di sentirsi male: in circa un’ora e mezza eravamo a pranzo). Abbiamo mangiato allo stesso posto in cui avevamo fatto colazione, sempre con un buffet di cibo deliziosissimo cucinato sul momento da uno chef dell’agenzia partito con noi da Cuzco, poi ci siamo avviati nuovamente in direzione del capoluogo di regione per arrivare intorno alle 16:00. A seconda dell’organizzazione del tour, considerate che l’ora di rientro potrebbe variare anche fino alle 17:00/18:00 e a volte non sono inclusi i costi dell’ingresso a Vinicunca (saldati per noi dalla guida all’arrivo) e del pranzo (da pagare separatamente nel posto in cui si fa sosta).

Riguardo l’utilità della guida, in questo caso ovviamente non si parla di avere un accompagnamento per ragioni storico-culturali: la nostra ci ha naturalmente parlato della composizione del terreno che fa sì che si manifestino le diverse colorazioni (argilla ferrosa, magnesio, calcare ecc.) e della relativamente recente scoperta della Montagna Arcobaleno (purtroppo/per fortuna figlia dei cambiamenti climatici, in quanto è stato lo scioglimento del ghiacciaio che copriva questo picco fino a poco meno di una ventina di anni fa a rivelare questo inaspettato spettacolo al mondo), ma a parte questo gli escursionisti esperti potrebbero pensare di non averne un reale bisogno. Posso essere d’accordo da questo punto di vista, ma solo se ci si accerta di prendere determinate precauzioni: è possibile organizzare l’escursione autonomamente, magari provvedendo a un transfer privato a/r per comodità e procedendo poi sul percorso a piedi da soli, è impossibile perdersi o sbagliare strada perché il sentiero è solo uno e dopo un’oretta circa di camminata si intravede già la meta… inoltre vanno tutti in quella direzione, quindi facilissimo! Tuttavia, a noi personalmente ha fatto piacere essere accompagnati perlopiù per una questione di tranquillità mentale, perché non conoscendo bene eventuali disturbi legati al mal di montagna non avendo mai affrontato tali altitudini prima di questo viaggio ci faceva stare più sereni avere con noi qualcuno di esperto di questi luoghi; inoltre le guide, oltre più banalmente a spronarti, sono anche equipaggiate con tutta una serie di attrezzature di emergenza, tra cui delle piccole bombolette di ossigeno (ne abbiamo viste usare alcune, sono all’incirca della grandezza di una trombetta da stadio quindi facilmente trasportabili nello zaino). Se si ha quindi l’accortezza di prepararsi adeguatamente e consapevolmente al percorso e fornirsi di tutto l’equipaggiamento che potrebbe essere necessario, non vedo effettivamente ragione per cui escursionisti esperti non possano vivere questa esperienza in autonomia; per tutti gli altri, credo che l’assistenza di un esperto non abbia prezzo.
Se ritenete di essere ancora meno allenati di quanto lo fossimo noi e di non riuscire a mantenere un certo ritmo, considerate che esiste comunque la possibilità di facilitarsi su gran parte del tragitto “noleggiando” un mulo o cavallo condotto da persone che abbiamo visto precipitarsi più volte su e giù lungo il percorso per fornire il proprio servizio a visitatori in difficoltà: non ne abbiamo usufruito in prima persona ma ricordo di aver chiesto a una signora il costo e, se non ricordo male, mi aveva detto che fosse intorno ai 50 soles a persona. I cavalli/muli non possono comunque percorrere l’ultimissimo tratto, quello veramente in pendenza, per cui lì comunque dovrete affidarvi alle vostre gambe (ma, come potete vedere dalla seconda e terza foto poco più su, si può scegliere tra un tragitto sterrato più inclinato delimitato da un cordone con cui aiutarsi oppure scegliere una scalinata a zigzag un po’ più lunga ma leggermente meno in pendenza).
Essendoci molte diverse opzioni disponibili per godere di questa esperienza in giornata, anche i costi variano ovviamente: è possibile trovare escursioni a circa un centinaio di dollari a persona così come a 150/160 dollari a testa, a seconda delle inclusioni del tour (che vi consiglio di leggere attentamente prima di prenotare, così da sapere esattamente se dovrete portare con voi contanti per eventuali integrazioni e quanti).

Machu Picchu, una delle sette meraviglie del mondo

Non si può parlare di Perù e prescindere da quella che è forse una delle sue più celebri attrazioni, vero e proprio simbolo di questo Paese: un sito iconico che, per via della sua storia, della particolarità della sua location e del mistero che lo ha avvolto per anni, è entrato a far parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO, è stato candidato tra le Sette Meraviglie del Mondo Moderno e, a mio parere a ragione, eletto nel 2007 come una di queste.
Machu Picchu (il cui nome, in antica lingua quechua, significa letteralmente “antica montagna”) è decisamente il luogo più visitato dell’intero Perù, a dispetto di una posizione per molto considerata difficoltosa che è stata tuttavia, storicamente, ciò che l’ha preservata dalla mano distruttiva dei conquistadores. Il sito oggi è infatti meta di circa un milione e mezzo di persone all’anno, che sfidano la rigogliosa vegetazione e l’umidità dovute alla collocazione subtropicale (tuttavia moderate dall’altitudine di circa 2.400 metri s.l.m., decisamente inferiore rispetto alla non lontana Cuzco ma che fanno sì che le temperature si alzino raramente sopra i 25° di giorno e possano scendere anche intorno ai 10° di notte) nonché le scarse vie d’accesso (gli antichi sentieri inca o la moderna strada che risale il pendio dalla cittadina di Aguas Calientes, unica via carrabile, attualmente percorsa dalle navette adibite al trasporto dei visitatori dal fondo valle) per poterne ammirare dal vivo le evocative rovine incorniciate dalle cime dei picchi circostanti.

Cenni storici

La costruzione della cittadella viene fatta risalire all’imperatore inca Pachacuti, che si crede possa aver seguito nozioni astronomiche ed essersi affidato a fattori geografici o di particolare buona qualità del suolo per fini agricoli per la scelta del luogo in cui edificare l’insediamento. È in parte proprio il mistero sulle sue origini ciò che affascina di più di Machu Picchu: il fatto che non si abbiano informazioni certe sui motivi che hanno spinto alla costruzione in quel luogo specifico, oltre al fatto che la posizione talmente remota (ma a dir poco suggestiva) da essere rimasta sconosciuta a tutto il mondo a eccezione delle popolazioni locali ha fatto sì che venisse riscoperta solo all’inizio del secolo scorso, contribuiscono a conferire al sito un’aura quasi mistica.
Il ritrovamento degli ormai noti terrazzamenti di Machu Picchu, che svettano a centinaia di metri di altitudine sopra la valle del fiume Urubamba, spesso cinti da nuvole di passaggio che rendono il colpo d’occhio ancora più misteriosamente affascinante, si deve all’esploratore americano Hiram Bingham, che raggiunse la cittadella grazie al contributo di persone del luogo che lo ospitarono e accompagnarono attraverso percorsi impervi vino alla fantastica scoperta.

Come arrivare e dove alloggiare

Oggi la popolarità del sito ha permesso alla sottostante cittadina di Aguas Calientes, precedentemente nota perlopiù per le fonti termali (che però oggi lasciano abbastanza a desiderare a livello di qualità ricettiva), di svilupparsi in maniera quasi smodata: l’insediamento è infatti prevalentemente fatto di strutture ricettive di vario tipo, dagli ostelli ai lodge, dai B&B agli hotel di standard superiore, nonché da una miriade di bar, ristoranti e negozi vari, senza contare il labirintico mercato che si sviluppa a ridosso della stazione ferroviaria. È proprio il treno la principale via di accesso ad Aguas Calientes, e anche il mezzo a cui ci siamo affidati noi per comodità e per ottimizzare i tempi: i mezzi di PeruRail (o della compagnia competitor Inca Rail, la cui differenza principale sta in una diversa disponibilità di orari) non sono probabilmente la soluzione più economica del Paese, soprattutto se si guarda alla media dei prezzi dei trasporti su ruota… e a maggior ragione se si considera la costosa tratta Puno-Cuzco! Tuttavia in questo caso costituiscono il trasporto più diretto tra Cuzco e Aguas Calientes, con tappa anche a Ollantaytambo per chi volesse concedersi una sosta in questo splendido paese della Valle Sacra e proseguire poi da lì il viaggio verso la destinazione finale: ad Aguas Calientes non c’è infatti granché da fare o ammirare al di là del sito di Machu Picchu (che noi avevamo programmato di visitare la mattina successiva al nostro arrivo, rientrando poi a Cuzco con un treno pomeridiano), per cui se come noi voleste optare per la scelta di spostarvi dal capoluogo per una notte, così da essere già sul posto ed entrare a Machu Picchu la mattina sul presto, includere una visita a Ollantaytambo per spezzare il tragitto (altrimenti di poco più di 3 ore partendo da Cuzco Poroy, circa 4 ore dalla stazione centrale di San Pedro) potrebbe essere una buona idea. Non avreste comunque il problema di dove lasciare i bagagli nell’arco della giornata in giro perché, a prescindere, sui treni PeruRail Cuzco-Aguas Calientes e viceversa non sono consentiti bagagli formato da stiva, ma solo zaini/bagagli a mano.
Dal centro città, poi, sono disponibili navette con partenza continua e regolare ogni quarto d’ora tra le 5:00 di mattina e le 21:00, che impiegano all’incirca una ventina di minuti per raggiungere l’ingresso del sito. Il tutto è organizzato in maniera molto efficiente: ci sono addetti che verificano la parentesi di tempo per accedere a Machu Picchu segnata sul vostro biglietto (archi di un’ora) e vi indicano a quale punto della fila unirvi, per salire sul bus che partirà all’orario più compatibile con quello d’ingresso a voi indicato. È possibile acquistare il biglietto della navetta online a questo sito (altri che potreste trovare in rete sono rivenditori che applicano anche una piccola commissione), ma solo piuttosto a ridosso della data di visita, altrimenti direttamente in biglietteria (situata a un angolo della stessa via da cui poi partiranno le navette) il giorno stesso della visita o, per non perdere tempo, magari il giorno prima. Il costo, di certo non proprio economico in rapporto ad altri servizi turistici in Perù ma che noi abbiamo trovato comunque consono rispetto alla comodità, è di 12USD a tratta.

Tipi di ingresso e percorsi

In seguito alla riapertura dopo la pandemia, la direzione ha annunciato che al di là della politica già precedentemente in atto di limitare il numero di ingressi giornalieri (motivo per cui è importantissimo prenotare con almeno 3 mesi di anticipo) avrebbe creato dei percorsi obbligati da seguire all’interno del sito archeologico.
Nel 2023, oltre a visitare la cittadella di Machu Picchu stessa e alla possibilità di effettuare il trekking su una delle due montagne che la fiancheggiano (Wayna Picchu da una parte e Montaña Machu Picchu dall’altra), il sito ha aperto anche un nuovo percorso trekking (la scalata a Huchuy Picchu).
Prima di acquistare il proprio biglietto dal sito ufficiale, quindi, è importante capire che tipo di esperienza vorreste fare a Machu Picchu: i circuiti possibili sono 5, di cui i primi 2 sono i più completi (comprendono anche la possibilità di salire verso la Casa del Guardiano, che è il punto da cui molti visitatori scattano la più classica delle foto del sito visto dall’alto). La prima opzione di ingresso che trovate nel sito, Llaqta de Machupicchu (Circuito 1, 2, 3 ò 4), permette di scegliere uno di questi percorsi.
Se voleste però accedere a una delle montagne limitrofe, dovrete allora effettuare una scelta innanzitutto dettata dal tipo di camminata che vorreste intraprendere e, di conseguenza, verificare il percorso obbligato suggerito all’interno del sito (che tuttavia, sia nel caso del Circuito 3 che del Circuito 4, non includerà la piattaforma superiore).
Wayna Picchu è, a mio vedere, più accessibile di Montaña Machu Picchu, adatta anche per persone che, come noi, non sono particolarmente allenate (la pendenza media delle scalinate in pietra non è eccessiva, come potete vedere dalle foto qui sotto, ma va fatta attenzione perché in alcuni punti sono dissestate e c’è quindi il rischio di inciampare) e potrebbero soffrire di vertigini, perché gran parte del percorso è in mezzo alla vegetazione e la vista si apre soltanto in alcuni punti e poi a ridosso del tratto finale, quindi non dà mai il senso dell’altitudine o dello strapiombo. Dalla prima foto qui in basso potete vedere la sezione iniziale, ovvero il collegamento tra la cittadella e la scalinata che si inerpica su per la montagna: quello è l’unico tratto in cui si ha una vista più aperta, per cui credo dipenda dal tipo di sensibilità che si ha rispetto alle altezze per capire se gettarsi o meno in questa avventura (dal momento che si paga un supplemento rispetto alla sola Machu Picchu, anche se relativamente minimo, mi sarebbe dispiaciuto acquistare il biglietto extra per poi rendermi conto sul posto di non sentirmela). Per verificare la fattibilità avevamo quindi guardato qualche ripresa su YouTube di visitatori che avevano scalato Montaña Machu Picchu e, devo dire, in quel caso le pendenze mi avevano preoccupata un po’ di più già vedendole in video, per questo abbiamo optato per l’altra alternativa.

Il costo dell’ingresso generale è di 152 soles a persona (circa 38 euro); per l’ingresso con Wayna Picchu è possibile scegliere tra 4 fasce di ingresso orarie tra le 07:00 e le 11:00 e il costo è di 200 soles a persona (quasi 50 euro), con numero chiuso a circa 300 persone al giorno; l’ingresso con Montaña Machu Picchu consente la scelta entro due fasce orarie (07:00-08:00 oppure 08:00-09:00) e costa sempre 200 soles a testa, con numero chiuso a circa un centinaio di persone al giorno; per il nuovo ingresso con Montaña Huchuypicchu sono disponibili 6 fasce orarie tra le 07:00 e le 13:00 ma con minore afflusso per ciascuna fascia e un totale di circa 200 persone al giorno, allo stesso costo della sola cittadella (152 soles a persona).
Riguardo gli orari, se si opta per l’ingresso con una delle montagne la fascia oraria che andrete a selezionare dal sito si riferirà all’accesso alla montagna stessa, quindi automaticamente sul vostro biglietto l’ingresso a Machu Picchu (Ingreso llaqta) sarà fissato a un’ora prima: una volta entrati si segue il Circuito preposto in una direzione, fino all’ingresso della montagna, dove si ha appunto tutta la fascia oraria indicata nel biglietto come parentesi di tempo per accedere; una volta completata la hike, si percorre la parte di circuito rimanente nella cittadella per tornare verso l’uscita.
In media la sola visita di Machu Picchu potrebbe richiedere intorno alle due ore di tempo, aggiungendo anche una delle montagne direi intorno alle quattro ore in totale.
Ovviamente, la visita del sito senza un minimo di background lascia un po’ il tempo che trova: è come andare a Pompei e non avere idea di cosa ciascuna rovina fosse un tempo, si fissano solo un mucchio di pietre che avrebbero potuto essere in passato edifici di diverso genere ma non è possibile in alcun modo intravederne la storia dietro. Per questo motivo, credo che visitare Machu Picchu con una guida sia quasi d’obbligo, in quanto arricchisce decisamente l’esperienza. Se anche non doveste riuscire per qualsiasi motivo a reperire dei contatti prima della partenza, sia all’ingresso del sito che accanto alla fermata della navetta ad Aguas Calientes troverete diverse guide con gilet blu con cui poter concordare un servizio di accompagnamento.

Foto 1: inizio del percorso verso Wayna Picchu
Foto 2: inclinazione media della scalinata lungo praticamente tutto il tragitto
Foto 3: ultimissimo tratto, che parte da un punto panoramico
Foto 4: scalinata dell’ultimo tratto di percorso
Foto 5: veduta della cittadella dal punto panoramico (come potete vedere, anche fermandovi qui non rinunciate a una vista piuttosto suggestiva)

Organizzare l’Inca Trail

Personalmente, come detto, abbiamo optato (anche un po’ per forza di cose, visti i tempi relativamente stretti) per visitare Machu Picchu recandoci direttamente ad Aguas Calientes in treno, per poi pernottare lì e visitare il sito archeologico la mattina seguente. Ovviamente, avendo qualche giorno in più a disposizione, una delle alternative che si possono considerare per immergersi più pienamente nell’atmosfera del posto, sentendosi quasi come se si stessero ripercorrendo gli avventurosi passi dell’esploratore Hiram Bingham, è di raggiungere Machu Picchu a piedi attraverso gli antichi sentieri inca.
Questa opzione comporta ovviamente delle comodità in meno ed è perciò sconsigliata a chi non abituato a sistemazioni per la notte più spartane, oltre ovviamente a chi meno in forma e non incline al trekking: l’Inca Trail è infatti un percorso celebre tra gli escursionisti di tutto il mondo, ma prevede alcuni tratti piuttosto faticosi e, se percorso nella sua interezza (poco più di 40km), richiede in media quattro giorni di cammino.
L’accesso al sentiero classico dell’Inca Trail è regolamentato, quindi è possibile percorrerlo solo accompagnati da guide autorizzate grazie a escursioni organizzate, che generalmente includono nel prezzo anche tutti i servizi accessori necessari (il noleggio dei sacchi a pelo, acqua e cibo, attrezzatura varia, il pagamento della quota per il permesso d’ingresso al trail ecc.). I permessi sono il vero punto dolente, in quanto ne vengono concessi solo un numero piuttosto ridotto (500 al giorno), per cui è bene prenotare quanto prima.
Per chi volesse provare l’esperienza dell’Inca Trail ma non ha a disposizione tutti i quattro giorni necessari per l’attività completa, molti tour operator locali offrono anche una versione ridotta (anche nota come Camino Sagrado de los Incas), con partenza dal km 104 della ferrovia anziché dal km 88, che consiste in un’escursione di circa 12km totali percorribili in giornata, quindi con arrivo a Intipunku (la Porta del Sole, magnifico punto di osservazione sulle rovine di Machu Picchu) prima di sera e pernottamento ad Aguas Calientes anziché in camping lungo il percorso.

Per quanto riguarda le escursioni da Cuzco a Chinchero, Maras e Moray e alle Montagne Arcobaleno, noi ci siamo affidati ad Alpaca Expeditions, che sebbene non tra le compagnie più economiche mi sento di consigliare per la professionalità che ci hanno dimostrato, oltre che per la loro attenzione alla sostenibilità e all’impiego di risorse del territorio per tutti gli aspetti dei loro tour. Inoltre, visto il loro focus sui trekking, tra le loro proposte è possibile trovare anche diverse versioni dell’Inca Trail a cui potersi aggregare, se voleste provare questa avventura e magari optare per il treno solo per il rientro a Cuzco, nonché molti altri itinerari in giornata o su più giorni.

Questi sono ovviamente solo pochissimi esempi di escursioni in giornata da Cuzco che ritengo imperdibili avendo relativamente pochi giorni in totale per inserirle, ma ci sarebbero siti a decine da esplorare potendo estendere la permanenza di qualche giorno in più.
Quante di queste avete programmato anche voi per il vostro viaggio in Perù? Se ci siete già stati, attendo di leggere i vostri pareri qui sotto nei commenti su quale vi ha colpito di più o se avete pareri su come organizzarle che vi andrebbe di condividere.
Se invece state ancora pianificando il vostro itinerario, fatemi sapere se avreste piacere di includerle tutte e in che modalità o se ce ne sono altre che state considerando.
Vi lascio con una piccola curiosità: se vi piacciono questo tipo di ricordi, non dimenticate di farvi applicare il timbro di Machu Picchu e delle Montagne Arcobaleno sul passaporto!
Per trovarli, ad Aguas Calientes recatevi nella piazza principale (Plaza Manco Capac), prendete la via sulla destra della chiesetta (Avenida Pachacutec) e in pochi passi sulla sinistra vi troverete il Centro Cultural Machupicchu: potete richiederlo lì, è gratuito!
Alle Montagne Arcobaleno invece c’è semplicemente una persona con un banchetto a due passi dal classico punto di osservazione e per avere il timbro richiede 2 soles a persona (almeno quando siamo stati noi, potrebbe essere aumentato leggermente nel frattempo).

Con questo articolo lasciamo momentaneamente il Perù per orientarci, nelle prossime settimane, verso altri lidi: spero che il nostro diario di viaggio in più tappe vi sia stato utile come ispirazione o per ricavare qualche informazione pratica in fase di preparazione viaggio 🙂
Alla prossima!

3 pensieri su “Viaggio in Perù #6 – Dintorni di Cuzco: da Machu Picchu alle Montagne Arcobaleno, le escursioni da non perdere

  1. Pingback: Viaggio in Perù: quando andare, tappe da non perdere e cose da sapere prima di partire – All Roads Lead From Home

  2. Pingback: Viaggio in Perù #4 – Puno e il Lago Titicaca: la nostra esperienza nella comunità degli Uros – All Roads Lead From Home

  3. Pingback: Viaggio in Perù #5 – Cuzco: attrazioni e quartieri da visitare nella sontuosa ex-capitale dell’impero Inca – All Roads Lead From Home

Lascia un commento