Il Portogallo è una di quelle destinazioni che teniamo nel cassetto già da diverso tempo, pronti ad avventurarci in un on the road tra città arrampicate sulle colline e palazzi decorati di splendidi azulejos, luoghi dal fascino fuori dal mondo e imponenti scogliere a picco sull’oceano, il tutto condito da quell’atmosfera autentica e un po’ nostalgica di cui si legge in molti libri che raccontano questa terra all’estremo ovest dell’Europa.
Tutto questo e molto altro è sintetizzato nella sua capitale, Lisbona, che avrebbe dovuto essere punto di partenza del nostro viaggio a tappe, ma a cui non ho saputo dire di no quando Lorenzo me l’ha proposta come “tappa a sé” in una ben più breve vacanza (la prima vacanza a tre fuori dall’Italia).
Cercavamo qualcosa di per noi ancora inesplorato, per sentire almeno in parte quella scintilla data dal desiderio di nuova scoperta che avremmo percepito meno “accomodandoci” su mete già vissute… e forse per dire a noi stessi che in fondo anche se molto è cambiato nella nostra vita ci sono alcuni aspetti che non andremo mai davvero a scardinare. Allo stesso tempo però, avendo prenotato gran parte del viaggio quando Livia aveva solo tre mesi e non potendo quindi prevedere appieno come sarebbe stata la sua indole e la sua propensione alla rottura della routine, non ce la siamo sentita di fare il passo più lungo della gamba, optando per mete troppo lontane o che avrebbero richiesto un maggiore impegno logistico e organizzativo anche da parte nostra, che avevamo già l’ulteriore pensiero di inserire le nuove dinamiche a tre nella quotidianità in viaggio.
La scelta è quindi ricaduta su una capitale europea (in modo da non trascorrere più di due/tre ore in aereo per il primo volo della piccola), che ci avrebbe saputo regalare atmosfere diverse eppure a loro modo familiari, accoglienti, e in cui poter condensare una visita tutto sommato esaustiva anche in meno di quattro/cinque giorni, con la serenità e consapevolezza di tornare nei prossimi anni, appunto, per inserire quella stessa meta in un più ampio itinerario.

Così quindi siamo arrivati a prenotare il nostro soggiorno nella capitale portoghese in un periodo dell’anno che, come tradizione vuole ormai da anni, dedichiamo sempre e comunque a una breve trasferta: metà settembre, in occasione del mio compleanno 🙂
Disclaimer: sebbene Lisbona sia stata la prima vacanza all’estero in tre, questo articolo non sarà dedicato propriamente a come vivere la città con bambini piccoli ma in generale a cosa non perdere e come organizzare un relativamente breve soggiorno in questa città. Riguardo l’aspetto family-friendly, però, vorrei dedicargli almeno un micro-spazietto qui: anche avendo portato il marsupietto (che Livia sembra apprezzare per ora e ci si è fatta anche bei pisolini di tanto in tanto), non abbiamo rinunciato del tutto al passeggino e, con qualche attenzione, non ci è stato impossibile muoverci con questa comodità per le strade di Lisbona come ci era stato paventato da qualcuno, pur dovendolo sollevare di tanto in tanto per fare una scalinata tra le salite e le discese dell’Alfama (a volte comunque ci è stato possibile, semplicemente allungando un po’ la strada, optare per la via ripida ma senza gradini piuttosto che fare tante scale) per il resto la città non è affatto anti-passeggino… non peggio di altre, perlomeno.
Vorrei poi sottolineare l’attenzione locale per i più piccoli, consentendo sempre di saltare la fila alle attrazioni a chi aveva bimbi al seguito, schizzando letteralmente in piedi sui mezzi pubblici per lasciar accomodare chi ha bambini in braccio o nel marsupio, senza contare quanto la calorosa accoglienza portoghese si sia riflessa positivamente anche su di noi proprio in virtù della nostra nanetta, che raccoglieva sorrisi a destra e a manca dandoci sempre l’impressione di essere tutto sommato bene accetti e non visti come un disturbo a priori, come spesso capita quando si va in giro con i bambini.
Ecco quindi cosa non perdere a Lisbona in tre giorni (pieni, perché siamo arrivati a ora di cena del primo giorno e ce ne siamo andati a ora di pranzo del quinto, quindi non si possono contare nel totale delle giornate di visita vera e propria).
Giorno 1: Da Alfama alla Baixa
Il primo vero giorno di soggiorno a Lisbona parte per noi dal tradizionale quartiere Alfama. Abbiamo scelto questa zona come base pur sapendo che si trattava di un dedalo di stradine acciottolate e scalette, quindi quanto di più lontano si possa immaginare da un luogo adatto a una famiglia con passeggino, ma si tratta della scelta che avremmo fatto da “coppia sola” e anche a posteriori posso dire che non ce ne siamo pentiti, anzi lo sceglieremmo ancora: l’abbiamo trovato un luogo autentico e ricco di carattere, in cui ci siamo sentiti a nostro agio grazie a tanti begli angolini tipici dove respirare “aria di casa” (non nel senso di casa nostra ma di luogo dove incontrare gente del posto, sebbene si vedano anche molte insegne di appartamenti in affitto per turisti ad alcune porte).



L’Alfama è quello che era il quartiere arabo di Lisbona, che sembra essersi quasi fermato nel tempo: passeggiando tra le sue vie la sera o semplicemente lasciando aperte le finestre del nostro appartamento prima di andare a letto siamo stati spesso accompagnati dal fado cantato in alcuni dei suoi ristorantini e scorci di quella che sembra un’epoca lontana (anche se poi neanche tanto) colpiscono qua e là tra un antico lavatoio pubblico e piccole botteghe locali.
La prima sera siamo stati “scaricati” dal nostro autista a Largo Portas do Sol, cosa per un attimo alquanto destabilizzante ma che ci ha dato l’opportunità di dare un primo sguardo intorno al quartiere illuminato da questa terrazza che si affaccia sui tetti dell’Alfama e immergerci poi subito nei suoi labirintici vicoli fino a trovare la nostra base (abbiamo scoperto poi dal driver che ci ha invece riportati in aeroporto l’ultimo giorno, residente proprio in Alfama, che i locali come lui hanno un permesso che va passato in alcuni punti di accesso al cuore più interno del quartiere per poter entrare in auto, che l’altro autista probabilmente non aveva e per quello non è potuto arrivare fino a due passi dal nostro appartamento).
La mattina dopo, fatta una veloce spesa per rifornire l’appartamento di un po’ di cibo di base per i giorni successivi e passeggiato un po’ in su e in giù fino alla piazzetta che si affaccia sul Museo del Fado, ci siamo poi diretti in salita verso l’imponente Mosteiro de São Vicente de Fora, fermandoci lungo la strada in un ristorante tipico per il nostro primo, deliziosissimo pranzo in città. Il Monastero è un complesso maestoso realizzato tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, la cui bianchissima facciata spicca in uno dei punti più alti della collina, visibile da diversi angoli della città, e al cui interno è possibile ammirare, oltre alla chiesa adiacente, cappelle dalle ricche decorazioni, luoghi di sepoltura di alcuni dei monarchi del passato e chiostri decorati da spettacolari azulejos.



Nel pomeriggio siamo poi scesi verso il quartiere Baixa, ovvero la “Città Bassa”, partendo dall’estesa Praça do Comércio, una delle più celebri di Lisbona con il suo aspetto elegante e austero al tempo stesso, con l’affaccio sul Tago che a me ha ricordato un po’ la triestina Piazza Unità d’Italia. Su questa ampia piazza, interamente ricostruita nella seconda metà del Settecento (dopo il grande terremoto del 1755 che ha raso al suolo gran parte della città) per volere del marchese di Pombal e al cui centro spicca la statua a cavallo di José I, si affacciano palazzi sotto i cui portici si susseguono ristoranti, caffetterie e musei come il Lisboa Story Center e il Centro Interpretativo della Storia del Baccalà (una delle specialità gastronomiche più rappresentative del Portogallo). Attraversando il monumentale arco che domina la piazza (di cui è anche possibile raggiungere la cima per godere di un punto di osservazione panoramico), raggiungiamo Rua Augusta, punteggiata di bar e negozi di vari marchi internazionali… decisamente non il luogo più caratteristico della città (anzi!), ma per noi è stata comunque una piacevole passeggiata rilassante fino a raggiungere Praça Dom Pedro IV all’altro capo. E ci ha dato anche l’occasione di assaggiare i primi (di una lunga serie!) pasteis de nata da Manteigaria, una catena di pasticcerie che producono solo questa delizia, letteralmente “paste alla crema”, preparate e sfornate continuamente a vista dei clienti che possono prenderli a portar via (opzione più veloce, anche se c’è fila si smaltisce velocemente) oppure gustarli sul posto (ma fuori hanno pochissimi tavolini, quasi sempre occupati, quindi ci sarebbe da aspettare).
Rientriamo verso le nostre zone attendendo pazientemente l’affollatissimo Tram 28 (moooolto pazientemente, e questa sarà una costante anche nei giorni successivi ogni volta che vorremmo prendere il tram), uno dei mezzi pubblici storici più iconici della città… anche se personalmente non ho visto grande differenza rispetto al 12, sempre dagli interni principalmente in legno e che percorre praticamente la stessa tratta, quindi onestamente non ho ancora capito perché è specificamente il 28 ad attrarre così tanto i turisti: per chi ne sa più di me vi prego, illuminatemi!


Dopo una quasi estenuante attesa (ma mai come chi ci precedeva in fila, che ci ha confidato di essere lì da un’ora!) ecco sferragliare questo vagone giallo che, arrampicandosi su per la collina, ci avvicina da Rua da Conceição al Castello de São Jorge, imponente complesso che risale al XII secolo e da cui si gode di un panorama splendido, circondato da diverse aree verdi tutte da godersi.
Il nostro pomeriggio si conclude con un tramonto dal Miradouro di Santa Luzia, quello più vicino al nostro appartamento dei tanti belvedere per cui Lisbona è famosa e che abbiamo scelto per la particolare bellezza data dal vicino giardinetto punteggiato di piante e fiori, gli azulejos che ne decorano i muretti e le buganvillea che colorano il lungo pergolato… idea che, come noi, hanno avuto decine di altri turisti e locali, che ce l’hanno fatto trovare bello affollato, ma la vista sui tetti arancioni delle bianchissime abitazioni che scendevano verso i piedi della collina è comunque valsa la pena!
Giorno 2: Baixa, Cais do Sodrè e un salto al di là del Tago
Per il secondo giorno pieno decidiamo di partire più o meno da dove ci eravamo interrotti il giorno prima nel quartiere Baixa: ci dirigiamo direttamente verso Rua Augusta ma stavolta ci infiliamo in una sua traversa, per accodarci alla fila in attesa di salire sull’Elevador de Santa Justa. Questa struttura di inizio Novecento rompe bruscamente la continuità del quartiere che la ospita con il suo aspetto neogotico e consente di raggiungere in pochi secondi di ascensore la piazzetta antistante il Museu Arqueologico do Carmo. Il museo di per sé è interessante perché espone resti archeologici preistorici ma anche manufatti e reperti provenienti da alcune delle colonie oltreoceano portoghesi e non solo (in una sala sono esposte mummie inca peruviane), ma non è molto grande in quanto ospitato nell’area ancora intatta di quello che era il trecentesco convento dei carmelitani, distrutto nel già menzionato terremoto del 1755. A triste testimonianza del tragico evento rimane l’affascinante chiesa facente parte di questo complesso, che nonostante il soffitto crollato fa tuttora mostra dello splendore di un tempo all’ingresso del museo.


Da qui torniamo a Praça Dom Pedro IVscendendo il pendio (se avete poco tempo in città e vedete che all’Elevador de Santa Justa la fila è immensa vi direi che tutto sommato fare questa via in salita non è proprio improponibile) e ci spingiamo verso la vicina Praça dos Restauradores, da cui vorremmo salire a bordo dell’Ascensor da Gloria (una delle linee di caratteristiche funicolari che risalgono le ripide colline, in questo caso in direzione del Bairro Alto, ovvero la Città Alta) per raggiungere un altro miradouro cittadino, quello di São Pedro de Alcantara. Purtroppo scopriamo che l’ascensor è fuori uso per tutto il mese di settembre, quindi ci ritiriamo verso la base un po’ in anticipo rispetto alle aspettative e ci riposiamo un po’ dopo pranzo, per poi uscire nuovamente a metà pomeriggio in direzione Cais do Sodré.
Arriviamo in zona in tempo per salire su uno dei traghetti che attraversano ogni 15 minuti il Tago per raggiungere Cacilhas, sull’altra sponda. La traversata si fa in pochi minuti e ci è sembrata molto usata da pendolari del posto più che da visitatori. Al di là del fiume, ci godiamo un giretto nel piccolo centro (davvero piccolo, dopo qualche stradina Cacilhas lascia in realtà già il posto alla limitrofa Almada, che è tra le altre cose dove si erge la statua del Cristo Rei. Questa e il Puente 25 de Abril sono le due strutture che ho trovato senz’altro più curiose a Lisbona, trattandosi di riproduzioni di celebri attrazioni di altre città oltreoceano, rispettivamente il Cristo Redentore di Rio de Janeiro e il Golden Gate Bridge di San Francisco: il primo è direttamente ispirato al Cristo del Corcovado, dopo che il cardinale di Lisbona aveva visitato l’originale durante un viaggio in Brasile a metà degli anni Trenta, e realizzato a inizio anni Quaranta come ringraziamento a Dio per aver risparmiato al Portogallo dalla Seconda Guerra Mondiale; l’altro è stato effettivamente realizzato dalla stessa impresa che aveva costruito il celebre ponte californiano negli anni Trenta ed ha una struttura estremamente simile al suo predecessore. Con quasi 2.300 metri di lunghezza su due livelli (uno per le auto e uno per i treni), questo ponte che scavalca il Tago da una sponda all’altra fu inaugurato con il nome di Ponte Salazar, in quanto commissionato dal dittatore in quegli anni al governo portoghese, e ottenne la nuova denominazione a seguito della rivoluzione del 25 aprile del 1974, che ha restaurato la democrazia in Portogallo.



Durante il nostro breve tragitto in traghetto abbiamo potuto approfittare di una splendida vista su entrambi questi iconici monumenti di Lisbona, ancora meglio al ritorno quando siamo riusciti a beccare proprio l’ora giusta per godere del tramonto dietro la struttura in acciaio rosso del ponte. La cosa più bella di questa breve visita a Cacilhas, però, è stato guardarsi indietro e ammirare la vista sulla città dall’acqua, senz’altro una dei migliori punti di osservazione per apprezzare appieno la sua caratteristica bellezza.
A Cacilhas poi, come detto, non c’è proprio moltissimo da fare: appena sbarcati, a due passi dai moli dei traghetti, si possono osservare il sottomarino Barracuda (in servizio nella Marina portoghese per oltre quarant’anni, fino al 2010, ora portato in questo bacino di carenaggio per essere aperto al pubblico a maggio di quest’anno, a seguito di un lavoro di due anni per convertirlo in un vascello-museo) e la Fragata D. Fernando II e Glòria (una nave di metà Ottocento celebre per aver percorso la rotta tra Lisbona e Goa, navigando per oltre trent’anni). Da qui parte Rua Càndido dos Reis, leggermente in salita, al cui inizio si trova la chiesetta dalla facciata azzurra di Nossa Senhora do Bom Sucesso e che è punteggiata di ristorantini (specialmente di frutti di mare), bar e pasticcerie. Noi ci siamo fermati a una di queste, Mundi Love, per una merenda a base di pancake stratosferici. Poi, visto che la bimba iniziava a stancarsi, abbiamo dovuto riprendere la via di casa, ma so che proseguendo sulla stessa via e attraversando Almada è possibile ammirare prima il suo piccolo castello e poi, con una bella scarpinata, arrivare addirittura ai piedi del santuario del Cristo Rei (ma ci si può arrivare anche in autobus partendo dai moli).
Di fatto qualcuno potrebbe dire che di per sé Cacilhas è piuttosto perdibile, essendo un centro sviluppatosi originariamente come sede di diversi magazzini che è andato col tempo a perdere la sua rilevanza commerciale quando i trasporti tra le due sponde del fiume si sono spostati perlopiù dall’acqua alla strada con la costruzione del ponte, e in effetti forse avendo così pochi giorni in città non la consiglierei ad altri come tappa imperdibile, ma a noi è piaciuto vedere Lisbona da un’altra prospettiva e, soprattutto, come già menzionato la traversata con tramonto sul Tago è stata la ciliegina sulla torta di una piacevolissima giornata.
Concludiamo con una bella passeggiata preserale lungo la Ribeira das Naus, via che costeggia il fiume ricca di chioschi e posticini dove godersi un drink in compagnia, per tornare a Praça do Comércio (che riusciamo così a vedere illuminata di sera) da cui rientriamo poi in zona Alfama con il tram.

Giorno 3: Un giro a Belem e pomeriggio nel Chiado
Gran parte della giornata di oggi era già deciso che sarebbe stata dedicata al quartiere Belem (per forza di cose, visto che le principali attrazioni sono chiuse di lunedì quindi non avremmo potuto prima). Ci dirigiamo quindi di nuovo a Cais do Sodrè in tram e saliamo a bordo del treno locale direzione Cascais che, in sole tre fermate, ci lascia a due passi dal centro di questa zona (Belem è comodamente servita anche dal tram E15, che noi prendiamo invece al ritorno in modo da poter rientrare da un punto più occidentale del quartiere rispetto a dove siamo arrivati di mattina).
Il quartiere è un sobborgo di Lisbona un tempo adibito a zona marittima, che era disseminata di cantieri navali e moli da cui storicamente sono partite gran parte delle spedizioni verso le colonie portoghesi in Africa e Sud America. A commemorare l’era d’oro delle spedizioni oltreoceano si trova oggi, lungo il fiume, un alto monumento pensato come struttura temporanea in occasione dell’esposizione universale che si è tenuta in città nel 1940, diventato poi permanente negli anni Sessanta e oggi uno dei più visitati del quartiere (anche per via del fatto che si più risalire un ascensore al suo interno per giungere a un punto panoramico in cima ai suoi oltre 50 metri di altezza): il Padrão dos Descrobimentos. Questo imponente monumento in cemento che alla base riporta la forma della prua di una nave rivolta verso il Tago in cui sono scolpiti esploratori e cartografi guidati dalla figura in piedi del principe Dom Henrique, uno dei primi fautori dell’epoca delle scoperte oltremare per il Portogallo, si trova a pochi minuti di distanza dagli altri due punti focali del quartiere: il Mosteiro dos Jerònimos e la Torre de Belem.


Una volta scesi dal treno e attraversato il ponte sopraelevato sui binari (per chi ha difficoltà deambulatorie o, come noi, si porta dietro un grosso peso, che siano valigie o passeggini, considerate che c’è una rampa sul lato della strada ma non per risalire dal binario, per cui per comodità potrebbe valere la pena prendere il tram E15 in entrambe le direzioni), ci troviamo a pochi passi dalla zona del Monastero, che sarà la nostra prima tappa. Questa prima breve passeggiata ci presenta subito l’attuale aspetto caratteristico di Belem, quello di un quartiere tranquillo e ordinato, piacevole da girare a piedi grazie ai vasti parchi e alle graziose aree verdi, con costruzioni basse e più tradizionali lungo le viette interne alternate a strutture futuristiche e centri museali (il MAAT o il Centro Cultural de Belem) che ne punteggiano il cuore più frequentato.
Passato il Jardim Alfonso de Albuquerque e il Museu Nacional dos Coches (dove però decidiamo di non entrare per questa volta), ci fermiamo lungo Rua de Belem per un’immancabile sosta al celebre Pastéis de Belem, forse la più celebre pasticceria di tutta Lisbona in quanto casa degli originali pastéis de nata. Il negozio ha due entrate, una per chi acquista al banco e opta per l’asporto, scelta più rapida, e un’altra per chi invece vuole accomodarsi a un tavolo. Non serve neanche dire che quest’ultima vi si presenterà con una fila più o meno lunga, a seconda di quanti gruppi si sono accodati prima di voi (sì, perché oltre ai visitatori singoli ho visto che ci sono tour con guida che includono la tappa dolcetto, pur dovendo attendere un bel po’ per essere accomodati dentro e andando ovviamente a congestionare di molto la già intensa coda). Noi abbiamo optato quindi per evitare la fermata vera e propria all’interno, che però sarebbe valsa la pena non solo per gustarsi queste vere e proprie delizie con più tranquillità ma anche per godere dell’ambiente riccamente decorato con azulejos che ne rivestono le pareti, così da poter riprendere subito la passeggiata.
Giungiamo quindi al Monastero, un maestoso esempio di architettura manuelina (tipica dell’epoca del re Manuele I di Portogallo, sovrano tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento) e designato come Monumento Nazionale nel 1907, è decisamente uno degli edifici più memorabili che abbiamo avuto occasione di ammirare durante il nostro soggiorno a Lisbona: al suo interno è possibile visitare i due piani del chiostro dalle arcate e colonne riccamente decorate con motivi floreali e marinari… sembrano quasi dei pizzi scolpiti nella pietra! L’ingresso al Monastero vero e proprio ha un costo di 12€ (gratuito con Lisboa Card) mentre all’adiacente chiesa di Santa Maria de Belem si può accedere gratuitamente. Per entrambi c’è della fila da fare, specialmente al Monastero, per cui per quest’ultimo conviene prenotare anticipatamente online per assicurarsi uno slot di entrata: è anche possibile acquistare direttamente i biglietti al botteghino dall’altra parte della strada il giorno stesso, ma dipende molto dalla giornata (quando siamo stati noi ad esempio abbiamo visto che c’era una potenziale attesa di oltre due ore per il primo ingresso disponibile). Per le famiglie con bambini c’è accesso prioritario, ma è necessario lasciare i passeggini all’ingresso perché ci sono diverse scalinate da fare e non è permesso portare attrezzatura di questo tipo.

Se interessati e avete tempo, l’ala occidentale del complesso ospita anche il Museo Nazionale di Archeologia (al costo di 5€, sempre gratuito con Lisboa Card), che noi abbiamo saltato avendo già visitato quello all’interno del Monastero del Carmo in centro, sebbene questo fosse più ampio e completo.
Continuiamo la camminata per il quartiere Belem attraversando l’esteso parco di Praça do Império, poi dal Padrão dos Descrobimentos proseguiamo per circa un quarto d’ora sul lungofiume verso ovest, in direzione dell’iconica Torre di Belem. Questa torre fortificata a ridosso dell’estuario del Tago, costruita anch’essa durante il regno di Manuele I, è definitivamente uno dei simboli della città: dall’aspetto tutt’altro che austero che verrebbe da associare a una struttura militare, gli elementi caratteristici dell’architettura tipica di quegli anni creano intrecci e decori tutto attorno alle feritoie, sulle terrazze e i camminamenti. Anche qui per fortuna abbiamo modo di approfittare del “saltafila” (essendosi fatta quasi ora di pranzo avrei rimandato a un’ora più tarda altrimenti), e andiamo alla scoperta degli interni della torre. Francamente dopo il Monastero sicuramente la Torre di Belem lascia meno impressionati al suo interno a paragone dell’esterno, ma vale comunque la pena dedicargli un giro, dal livello iniziale in cui sono ancora esposti diverse serie di cannoni ai diversi piani da cui è possibile affacciarsi a finestre e balconcini che offrono vista sul fiume e sul parco circostante. Il costo del biglietto, se non si ha la Lisboa Card, è di 8€ e se acquistato in loco va preso alla biglietteria che si trova all’interno dei giardini, non all’entrata vera e propria dell’edificio.
Dopo un pranzo ristoratore al vicino ristorante O Recanto (che ci è piaciuto molto, abbiamo gustato un buon antipasto dello chef e poi ci siamo abbuffati di tradizionale arroz de pato, riso all’anatra), rientriamo a Cais do Sodré in tram perché avremmo voluto fare una breve sosta alla Capela de Santo Amaro (da cui sapevo che si gode di una vista particolare sui vicini piloni del Puente 25 de Abril), ma desistiamo strada facendo e ci limitiamo a due passi tra il Time Out Market (un po’ meno affollato a quest’ora) e la colorata (ma forse un po’ pacchiana per i miei gusti) Pink Street.


Rientriamo quindi alla base e ci riposiamo un po’ prima della nostra ultima uscita pomeridiana lisbonese: direzione Chiado. Questo quartiere relativamente contenuto è fatto di piazzette, eleganti facciate di palazzi e viali che si diramano tra la Baixa e il Bairro Alto e ha un carattere un po’ più tradizionale (nonostante oggi ospiti anche molte vie dedicate allo shopping in negozi di catene internazionali). Si tratta infatti di un quartiere storico di Lisbona, che scendendo dal Museo do Carmo da un lato o da Praça Luìs de Camòes da un altro permette di immergersi in un’atmosfera vivace ma a suo modo anche raffinata, che mi ha dato un senso di familiare mentre ne percorrevo le vie nelle più ovattate ore del crepuscolo. Mi sono dedicata a questa visita nel tardo pomeriggio in solitaria, partendo a piedi dall’Alfama per fermarmi anche alla Cattedrale di Lisbona lungo la strada, perché mi ero prenotata l’ingresso a uno spettacolo presso Lisboa em Fado come “auto-regalo” di compleanno (i bimbi sotto i 4 anni non sono ammessi e Lorenzo non è sembrato dispiaciuto di godere di un po’ di tempo padre-figlia rilassandosi in zona appartamento). In questa intima sala da concerti lungo rua do Crucifixo, come altre in zona, è possibile farsi avvolgere dalla musica di chitarra classica e della tipica guitarra portuguesa che accompagnano le note ora struggenti e ora più movimentate di questo genere tradizionale portoghese intonate da esperti cantanti fadisti.
Dopo il concerto mi sono dedicata a una breve passeggiata in salita verso Rua Garrett, un tempo Rua Chiado, l’arteria principale del quartiere: qui spiccano splendide facciate di palazzi decorate da azulejos, caffè storici come A Brasileira (frequentato in passato da personalità come Fernando Pessoa, di cui si trova infatti una statua tra i tavolini esterni) e botteghe tradizionali che si alternano a negozi più moderni e internazionali. Non potevo qui privarmi della visita a una vera e propria istituzione del posto: la Livraria Bertrand, istituita nel 1732 e pertanto definita la più antica al mondo ancora in attività, la cui sede al 73 di rua Garrett è oggi una delle quasi sessanta sparse per tutto il territorio nazionale. Al suo interno si ammira una prima sala interamente rivestita di scaffali in legno scuro, per poi passare alle successive dall’aspetto più contemporaneo e finire con un piccolo caffè. Se deciderete di acquistare un libro come ricordo, è possibile chiedere in cassa che questo venga stampato gratuitamente con un timbro commemorativo (sappiate però che, ovviamente, questo vi impedirà in caso di ripensamenti di restituire o cambiare il libro).
Sono stata felicissima di essermi regalata del tempo solo per me in questa breve vacanzetta a Lisbona e di averlo trascorso tra musica, libri e caffè: il Chiado si è dimostrato decisamente un concentrato di cose che amo da cui estrapolare pillole di un tardo pomeriggio quasi perfetto… il che, purtroppo però, non fa che aumentare la già vibrante corda della nostalgia prima ancora di lasciare questa città che ci ha appassionati dai primi sguardi.

Lisboa Card: conviene o meno?
Già che ho precedentemente menzionato questa carta che consente l’ingresso gratuito o scontato a molti dei monumenti e delle attrazioni di Lisbona (ma non solo, sono inclusi anche punti di interesse in altre località non lontane come Sintra, Mafra e Setùbal), volevo spendere qualche parola per valutare se può fare anche al caso vostro o meno.
Come per ogni carta onnicomprensiva che includa musei, attività, trasporti ecc. consiglio sempre di visionare prima l’intera offerta e, una volta stabilito approssimativamente il vostro “piano” per il soggiorno, capire se convenga o meno a seconda di quanto tempo avete a disposizione e di quanto di questo tempo potrete concretamente impiegare per quanto offerto.
Nel caso della Lisboa Card, un’attrattiva non indifferente è data dal fatto che comprende anche l’accesso gratuito a quasi tutta la rete di trasporti, dalla metro ai bus e tram della compagnia Carris (che è la stessa che gestisce anche l’Elevador de Santa Justa, infatti incluso gratuitamente nella carta) e perfino ai treni locali. Ne sono esclusi i traghetti per attraversare il Tago (che però hanno un costo tutto sommato irrisorio, un’andata e ritorno per Cacilhas a noi è costata 3,50€ a persona).
È vero che ho trovato che, nonostante i saliscendi, se abituati a muoversi a piedi Lisbona è una città che si può tranquillamente girare in lungo e in largo prendendo mezzi solo al bisogno (magari a fine giornata quando si è particolarmente stanchi), ma sapere di avere anche vere e proprie istituzioni dei trasporti locali come il Tram 28 o gli ascensores a disposizione gratuitamente, o la possibilità di allontanarsi anche un po’ dal centro (verso Belem o nella direzione opposta, verso la zona del Parque dad Nações) senza dover pagare biglietti a parte è una bella comodità.
Detto questo, la card è disponibile in tre versioni, a seconda del periodo da coprire: 24 ore, 48 ore e 72 ore, a un costo rispettivamente di 27€, 44€ e 54€ (scontata a 18€, 24,50€ e 30,50€ per bambini sotto i 16 anni compiuti). La validità della tessera si conta dalla prima volta in cui viene usata per il monte ore che va a coprire, quindi non è strettamente legata al giorno calendariale (se quella con validità 24h viene utilizzata per la prima volta alle tre di pomeriggio di venerdì si potrà usare fino alle tre di pomeriggio di sabato).

Pro: include davvero moltissime attrazioni, sicuramente tutte le principali in città (e anche quelle poche che non sono accessibili gratuitamente con essa sono fruibili a prezzo scontato, come nel caso del Museo do Carmo). Facendo un rapido conto, se si sceglie anche solo di acquistare la versione da 24h ma si utilizza quella giornata per visitare le principali attrazioni di Belem, ad esempio, con solo quelle e l’andata e ritorno in tram ci si è ripagati della spesa.
È comodo non dover pensare più ai biglietti dei trasporti per l’intero soggiorno, potendo contare su questa: si passa semplicemente davanti al lettore appena saliti su un mezzo come si farebbe con una carta contactless. Inoltre, al di là delle attrazioni, è possibile utilizzarla anche per ottenere sconti su altre esperienze come walking tour o giri in barca con quasi trenta fornitori diversi, wine tasting da Viniportugal o uno spettacolo presso Fado in Chiado, nonché su acquisti in luoghi come il Lisboa Shop, l’Amoreiras Shopping Center o El Corte Ingles.
Contro: gli ingressi inclusi non comprendono anche un’opzione saltafila. Una volta acquistata la card online la si deve per forza andare a ritirare in uno dei punti di distribuzione (ce n’è uno all’aeroporto e altri in centro, tutti non lontani da Praça do Comércio) ed è fornita soltanto in versione cartacea. Occorre poi averla fisicamente con sé per ottenere gli sconti e ingressi gratuiti, non viene fornito anche un QR code o altro codice da poter scansionare da smartphone così da avere a disposizione anche un formato digitale utilizzabile. Questo è un problema sia in caso la si dimentichi in alloggio che in caso di furto o smarrimento: non si è tutelati circa l’acquisto e qualora la si perda se ne deve per forza acquistare un’altra, cosa che trovo un pochino superata nell’era del paperless.
Fado a Lisbona: dove ascoltarlo?
Comunemente associato a un canto straziante che esprime i temi della saudade, sentimento nostalgico per un passato ormai perduto ma che si vuole tener vivo nel ricordo, il fado è in realtà un’espressione in musica dell’animo portoghese (e in particolare di Lisbona, dove è nato) molto più complessa: racchiude la storia di questa città e di questo popolo nel tempo, attraverso ballate così come motivi più ritmati a seconda del tema che racconta. Proprio per la proprietà così strettamente connessa all’identità popolare locale, il fado è stato dichiarato nel 2011 Patrimonio Intangibile dell’Umanità dall’UNESCO, portato nel mondo da grandi voci che gli hanno fatto valicare i confini nazionali come Amàlia Rodrigues, considerata la regina di questa arte.
A Lisbona ci sono diverse salette da concerto in cui è possibile partecipare a uno spettacolo di fado, molte situate nel quartiere Chiado (ne ho già menzionate un paio come Lisboa em Fado e Fado in Chiado, la prima è l’esperienza che ho fatto anche in prima persona e l’ho apprezzata molto perché a un costo onestissimo mi sono goduta circa un’ora di spettacolo di ottimo livello, intervallato da brevi proiezioni che raccontavano la storia e l’evoluzione di questa arte nei decenni… e un bicchiere di porto di benvenuto incluso, che non guasta mai!). Ma è sicuramente nel quartiere Alfama che questa musica e il canto che la contraddistingue risuonano più vibranti, riempiendo i vicoletti acciottolati nelle sere in cui alcuni dei piccoli ristorantini locali offrono cena accompagnata da fado o, in alcuni locali più caratteristici, l’intrattenimento è addirittura semi-improvvisato, coinvolgendo anche il “pubblico”.

Dal nostro appartamento sentivamo spesso le note provenienti dai locali vicini, non sarà difficile se passate qualche giorno a Lisbona e decidete di alloggiare proprio in questa zona passare davanti a uno dei tanti luoghi che offrono questo intrattenimento in diversi giorni della settimana e prenotare di conseguenza (se gradite maggiormente un’esperienza di questo tipo, in un certo senso più “viva” e conviviale). Se invece avete piacere di assistere a uno spettacolo più “strutturato” (ma non meno emozionante, io e la mia pelle d’oca per alcuni brani possiamo confermare) probabilmente la scelta di uno show in una sala concerti, non in un ristorante, è più appropriata.
***
La mattina del nostro quinto giorno di viaggio, e ultimo in città, ci siamo goduti un’ultima passeggiata proprio per l’Alfama, per salutare i colori, i sapori e i suoni caratteristici che ci hanno regalato fin da subito una sensazione di familiarità e calore tra le strade di Lisbona. Sicuramente, in altre circostanze, avremmo avuto modo di scoprire molti più angoli e provare molte più cose, ma per un primo soggiorno in città ci riteniamo abbastanza soddisfatti: tre giorni sono stati sufficienti a immergerci nell’atmosfera tipica di una città per certi versi differente da come me la figuravo, ma che per tanti aspetti ha anche ecceduto le mie aspettative e ci ha regalato giornate ricche e piacevoli.
Ora non vediamo l’ora di tornare per ampliare il giro in terra portoghese!
Fatemi sapere se anche voi avete avuto le stesse impressioni positive visitando Lisbona o, se non siete mai stati, se è una capitale che avete/mettereste nella vostra lista dei desideri.
Alla prossima!

Lisbona è una delle capitali che da tanto tento di visitare ma che non riesco mai a organizzare: ogni volte che ci tento non riesco mai a trovare un’offerta docente, sia per voli che per hotel. Spero di essere più fortunata in futuro e allora recupererò questo tuo articolo davvero ricco e interessante!
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Ciao! Ti capisco, monitorando da un po’ il Portogallo concordo che in effetti i costi dei voli quest’anno erano ancora più alti rispetto a quelli che si vedevano tempo fa, per quanto su alcuni aspetti Lisbona sia ancora una meta relativamente low-cost su trasporti e alloggi per noi ha funzionato perché le alternative che avevamo vagliato erano ancora più costose! 😀
Però ti garantisco che quando sarà il momento giusto per andare saprà ripagarti ampiamente a livello di atmosfera ed emozioni… almeno per me è stato così 🙂 Spero davvero questa mia esperienza potrà esserti utile in caso. A presto!
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