4 giorni in Belgio: dove andare, cosa sapere e info utili

Ormai è abbastanza nota la mia inclinazione verso i Paesi nordici quando si tratta di organizzare anche solo una breve vacanzetta estiva, per fuggire dalla calura delle nostre città e trovare non soltanto un clima più tollerabile, ma anche la possibilità di immergersi in scenari diversi da quello a cui siamo spesso abituati: architetture, cultura, paesaggi naturali e scelte gastronomiche che ci trasportano con la mente lontano dal familiare anche solo spostandosi a poche ore di volo da casa.
Il Belgio è stato per noi proprio questo: una breve fuga a inizio agosto, quando ci siamo resi conto che per pura coincidenza due/tre giorni a ridosso di un weekend mi erano rimasti liberi dalla programmazione lavorativa, per compensare anche solo in parte l’amarezza di un viaggio studiato a lungo che però abbiamo dovuto annullare a inizio giugno e per approfittare delle temperature decisamente più fresche di questo Paese che mi aveva attratto per anni, ma che non eravamo ancora riusciti a far uscire dalla nostra lista e trasformare in un vero e proprio itinerario.

Quattro giorni (effettivi in loco, cinque contando anche la partenza e il rientro in volo) potrebbero sembrare relativamente pochi, per questo abbiamo voluto optare per una destinazione in cui spostarci comodamente da un punto all’altro grazie a mezzi pubblici molto efficienti e dove poter trovare centri storici dalle dimensioni piuttosto contenute, così da selezionare tappe che non sovraccaricassero troppo l’itinerario ma ci permettessero di goderne appieno a un passo rilassato… consapevoli, ancor di più adesso dopo il rientro, che questo sarebbe stato solo un primo assaggio di un Paese non molto esteso ma denso di bellezza, storia ed esperienze variegate!

Vi lascio qui di seguito alcune informazioni generali da sapere prima di partire per il Belgio: cosa aspettarsi, come muoversi e cosa non perdere.

Un po’ di storia per distinguere le varie regioni e aree linguistiche

Così come il nostro Paese, anche in Belgio la storia è stata abbastanza travagliata nei secoli, portando un territorio relativamente piccolo a essere diviso tra diverse etnie fino a tempi abbastanza recenti.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e per gran parte del Medioevo, infatti, il Belgio non era la nazione che conosciamo oggi, ma è passato dall’essere parte dell’impero di Carlo Magno prima a essere diviso in feudi e principati (tra cui quello delle Fiandre), alcuni territori di maggiore influenza francese e altri germanica, finché poi il potere passò nelle mani del Duca di Borgogna. In questo periodo fiorisce il commercio in città come Bruxelles, Anversa, Ypres, Gand e Bruges, che diventano tra le più prospere d’Europa.
Nel Cinquecento, quando a ereditare questo Ducato fu il futuro re di Spagna, ne facevano parte sia l’attuale Belgio che l’attuale Olanda (collettivamente noti come i Paesi Bassi), ma la diffusione del Protestantesimo in gran parte d’Europa portò un certo sconvolgimenti interno a questo territorio eterogeneo, con l’Olanda che si scisse per reclamare questa nuova religione verso cui i dominanti spagnoli emisero molti editti soppressivi e il Belgio che rimase invece principalmente cattolico.
Seguì poi un periodo di fermento tra le rivolte interne contro la famiglia reale austriaca, che aveva proclamato il diritto di successione sul Belgio alla morte del re Borbone, e la riconquista da parte francese in epoca napoleonica. Waterloo, sito della battaglia che pose definitivamente fine al potere del sovrano e generale francese, si trova proprio in Belgio, e con il Congresso di Vienna e la restaurazione post-Napoleone venne a ricostituirsi il Regno dei Paesi Bassi, con Belgio e Olanda insieme.
Ci vollero ancora quasi un paio di decenni di lotte per giungere infine, nel 1830, all’indipendenza dall’Olanda e alla creazione di un vero e proprio stato belga come lo conosciamo oggi, con a capo il sovrano Leopoldo I della casata di Sassonia-Coburgo-Gotha (zio della regina Vittoria di Gran Bretagna, connessione che garantiva alla nuova monarchia l’appoggio di uno Stato europeo diverso dalla Francia, che aveva invece sempre mostrato mire neanche troppo velate verso questo territorio). In questo periodo il Belgio vide un’esplosione a livello industriale, con la regione della Vallonia in particolare che si arricchì notevolmente grazie alle miniere e alle industrie metallurgiche, portando anche a una massiccia immigrazione da altre regioni come le Fiandre (tendenza che è andata invertendosi da metà del secolo scorso, quando un violento incendio in una miniera a Marcinelle nel 1956 causò uno dei più noti disastri nella storia recente belga).

Senza addentrarsi ulteriormente nel XX secolo e nelle diverse occupazioni tedesche durante la Prima e Seconda Guerra Mondiale, già così è chiaro come la storia abbia modellato un’identità piuttosto variegata per il Belgio, con l’emergere di diverse etnie e maggioranze linguistiche a seconda della regione: nella seconda metà del Novecento si è andato istituendo un assetto politico-amministrativo che dal 1980 ha reso il Belgio uno stato federale proprio per questo motivo, con il francese che ne è lingua ufficiale già dal 1830 ma con ancora una prevalenza di parlanti olandese nella zona fiamminga. Queste due principali comunità linguistiche sono state sancite ufficialmente nel 1970.
La capitale Bruxelles, nello specifico, estendendosi per parte della sua area metropolitana anche nella zona amministrativa delle Fiandre, può considerarsi parte di entrambe le comunità linguistiche, ma quella strettamente fiamminga ricopre in realtà meno di un quarto degli abitanti totali della regione di Bruxelles-Capitale rispetto ai francofoni.
Viaggiando da una regione all’altra del Belgio, quindi, è possibile non solo incontrare sfumature culturali differenti, ma anche ripercorrere diverse fette di storia passata che hanno portato nei secoli allo sviluppo di comunità più improntate verso una certa lingua e un certo orientamento politico e religioso piuttosto che un altro: una ricchezza di varietà tale che non poteva non affascinarmi e incuriosirmi a saperne di più.

Piatti tipici e specialità da provare in Belgio

“Cosa sarebbe il Belgio senza patatine? Solo una zona grigia, un’insignificante macchia sul globo privata di ogni personalità” - Paul Ilegems, Het Belgisch Frietenbook

Quando si pensa al Belgio, di primo acchito forse non sono proprio le patatine fritte la cosa che viene subito in mente, bensì molte di quelle specialità dolciarie che hanno reso questa nazione una delle più amate dai golosi di tutta Europa: waffle, biscotti, appelflap e ovviamente l’immancabile cioccolata belga, in tutti i gusti e tutte le forme possibili e immaginabili!
Ma le frites, le patatine fritte, sono in realtà un’altra vera e propria istituzione belga: che vengano da un chiosco lungo la strada o da una classica friterie, stipate in un cono di cartone con una spolverata di sale, della maionese e una forchettina come il migliore degli street food oppure servite come accompagnamento a… praticamente qualunque tipo di portata in un ristorante, le patatine fritte sono onnipresenti e un vero orgoglio nazionale.
Per la preparazione delle frites ci sono perfino delle generali linee guida dalla Commissione turistica belga, che per raggiungere la perfetta consistenza e doratura consiglia una prima frittura a circa 150° poi, dopo averle lasciate raffreddare per bene, una seconda passata in olio bollente a 175° subito prima di servire. La doppia frittura è uno dei must delle patatine belghe, oltre al selezionare patate di consistenza media (non troppo dure né troppo morbide, e MAI surgelate ma sempre fresche) da tagliare a rettangoli di dimensione più o meno regolare e cuocere in olio preferibilmente di origine animale, sebbene oggi la tradizione sia evoluta in un mix di grasso animale e olio vegetale.

Il piatto nazionale per eccellenza sono poi le cosiddette moules-frites, ovvero cozze sempre con contorno di patatine fritte.
Le cozze nascono come un piatto povero, l’alternativa più economica al pesce disponibile anche in inverno (oggi si tratta ovviamente di un piatto per tutto l’anno); l’idea di accoppiarle alle patatine fritte (agli occhi di qualcuno forse bizzarra, visto che non sono magari la prima opzione che salta in mente quando si pensa al guazzetto di una zuppa di molluschi) sembra invece essersi sviluppata dopo l’indipendenza del 1830.
Con la presentazione di questo particolare binomio a varie fiere e in particolare all’Expo di Bruxelles del 1958, lo status delle moules-frites come emblema della cucina belga agli occhi del mondo è andato cementificandosi, e oggi si trovano diverse versioni del piatto (dalla tradizionale “mariniere” con vino bianco, burro e prezzemolo alla “nature” con burro, sedano e porri, “a la creme” con panna e “a la bier” con birra) in praticamente qualsiasi ristorante del Paese, generalmente servito in tegami di diversa dimensione, i più grandi adatti a essere posizionati a centrotavola così che possa essere condiviso da tutti i commensali.

Un altro piatto tipico che ho adorato è la carbonade flamande (carbonade alla fiamminga): fondamentalmente una sorta di spezzatino di manzo stufato molto simile alla nostra versione valdostana, che però si differenzia perché generalmente servita con accompagnamento di polenta mentre questa (indovinate?) arriva al tavolo con contorno di frites.
A proposito di piatti a base di carne, una cosa da tenere a mente quando si viaggia in Belgio è la diversa concezione dei livelli di cottura che si applicano: se ordinate della carne ben cotta (bien cuit) sarà più una media cottura, mentre la media (à point) è più vicina alla nostra “al sangue”. Saignant è quindi solo per veri carnivori: per chi è abituato a un buon grado di cottura, ordinare la carne al sangue in Belgio significa ricevere dei tranci che molti definirebbero quasi ancora crudi!

Venendo alle specialità dolciarie, come accennato a inizio paragrafo il Belgio è la patria del cioccolato e di molti altri dolci e biscotti tipici (generalmente con impasti ricchi di deliziose spezie come i caratteristici Speculoos). Tra questi i gaufres sono senz’altro i più celebri, ne avevo già parlato più approfonditamente in questo articolo in cui trovate tutte le differenze tra la versione di Liegi e quella di Bruxelles.
In sostanza, un viaggio in Belgio mentre si è a dieta è una vera e propria tortura: è impossibile anche solo girare l’angolo nel centro storico di una delle sue città o dei suoi paesini senza rimanere incantati dalle colorate vetrine di cioccolaterie in cui trovare esposte praline, tartufi, tavolette di tutti i tipi e con i ripieni più variegati, pasticcerie e caffè che invitano a entrare a gustare una buona bevanda calda accompagnata da un gaufre farcito di ogni delizia vi viene in mente… un paradiso per i golosi!

Per finire, ogni pasto va ovviamente accompagnato con una buona birra artigianale, altro vanto locale.
Si calcola che il Belgio sia casa di oltre 800 varietà di birre diverse, il che lo rende il Paese con la maggiore varietà di tipologie al mondo: chiare, scure, dal sapore più ricco o dal retrogusto più dolciastro, senza contare una percentuale alcolica che può variare da livelli più comuni a un 7-9% per le varietà più corpose, anche fino al 10-12% nel caso di birre particolarmente forti!
Dietro ogni birra (e birrificio) c’è una vera e propria storia, seguendo un trend nato secoli fa nei monasteri tutt’oggi i produttori lavorano con dovizia certosina nella creazione degli equilibri perfetti e unici della loro variante, unica e inconfondibile rispetto a qualunque altra. Si potrebbe quasi dire che la cultura della birra in Belgio sia analoga a quella enologica nel nostro Paese: esiste una varietà tale di prodotti e sapori che gli esperti sono in grado di indicare il miglior abbinamento tra una determinata birra e una pietanza, proprio come noi con i vini; molte birre hanno perfino un periodo di fermentazione in bottiglia (per cui la maggior parte delle birre migliori vengono generalmente offerte in bottiglia e non alla spina) e pare che per diverse tipologie siano raccomandati diversi tipi di bicchieri o boccali in cui servirle.
Si possono trovare alcune opzione di birra perfino in diversi caffè, perciò è possibile provare una diversa tipologia a praticamente ogni pasto della giornata per il vostro intero soggiorno, così da sperimentare e scoprire la vostra variante preferita in questo vastissimo panorama: quindi… santè (o schol/gezondheid in fiammingo)!

Quando andare: tra feste comandate e un clima “ballerino”

Come per gran parte delle destinazioni, esistono periodi dell’anno che fanno alzare notevolmente i costi del viaggio perché cadono in date ricercate in quanto festive o, semplicemente, molto battute (ad esempio il periodo estivo). A titolo informativo, riguardo i giorni “rossi sul calendario”, oltre alle festività che abbiamo in comune come Natale e Capodanno, Pasqua e Pasquetta, 1° maggio, Ferragosto e 1° novembre in Belgio si celebrano il 21 luglio (Festa nazionale in cui si commemora il giuramento di Leopoldo I, primo monarca della nazione belga come la conosciamo oggi) e l’11 novembre (Festa dell’Armistizio, in memoria della fine della Prima Guerra Mondiale).

Al di là del periodo più o meno raccomandato dal punto di vista economico, poi, parliamo poi di quando andare per godere del clima migliore. Le notizie non sono particolarmente positive in questo senso se siete amanti delle mete calde e soleggiate: il Belgio ha un clima tipicamente atlantico, per cui le temperature sono piuttosto fresche per i nostri standard nel periodo estivo (evviva!) attestandosi su una media di 21-22° di giorno, mentre d’inverno scendono a una media tra 0 e 5° (con picchi ancora più bassi nelle zone più lontane dal mare e ad altitudine maggiore).
Si tratta inoltre di un clima generalmente umido: anche in piena estate è facile imbattersi in giornate uggiose, o comunque piogge passeggere più o meno leggere anche in giorni tendenzialmente sereni.
L’ideale è, quindi, armarsi di pazienza, giacchetto impermeabile e/o ombrello per sicurezza, qualche strato in più vestendosi a cipolla e… prepararsi a un meteo ballerino. Posso però garantire che, anche con il cielo grigio, il fascino di questi luoghi non va assolutamente a perdere, anzi!
Se poi, come me, in estate cercate appositamente mete dalle temperature simili per fuggire dalla nostra afa, una volta superato l’ostacolo pioggia ogni tanto (ma potreste anche essere fortunati per qualche giorno) sarete piacevolmente ricompensati dalla scelta!

Scelta dell’itinerario e come spostarsi in Belgio

Eccoci quindi alla dovuta selezione: come anticipato a inizio articolo, con un numero limitato di giorni è possibile inserire comunque diverse tappe situate a non grande distanza tra loro (e in questo senso il fatto che il Paese non sia estremamente esteso gioca un ruolo favorevole), senza esagerare altrimenti si rischia di correre da un posto all’altro senza davvero godere appieno di ciò che ciascuna cittadina ha da offrire.
Ogni paesino ha infatti il suo carattere, una particolare atmosfera o delle attrattive specifiche che vale la pena ammirare durante il soggiorno, per cui quello che abbiamo fatto è stato informarci precedentemente sui tempi di percorrenza dei treni (il mezzo che abbiamo scelto per muoverci durante questo viaggio) e sulle cose da vedere e fare in ciascuna destinazione che ci interessava per un primo assaggio di Belgio, valutando quindi in linea di massima quanti giorni occorressero per un certo itinerario.
Avevamo in mente alcuni dei centri principali (la capitale ovviamente, la pittoresca Bruges, ma anche Anversa o Gand), ma valutando un po’ spostamenti e tempi di soggiorno abbiamo infine optato per limare a tre sole cittadine, così da avere un po’ più di tempo a Bruxelles, dove saremmo atterrati intorno a ora di pranzo del primo giorno, per poi spostarci per un giorno pieno a Gand e un giorno pieno a Bruges (entrambe non molto estese e visitabili comodamente a piedi, dove quindi quelle tempistiche sarebbero state sufficienti senza stressarci troppo), rientrando poi direttamente all’aeroporto entro ora di pranzo dell’ultimo giorno con un treno diretto da quest’ultima. Tutte e tre queste tappe si trovano sulla stessa linea ferroviaria e sono raggiungibili in circa mezz’ora o poco più l’una dall’altra.

Riguardo i treni, si tratta sicuramente di un’ottima opzione se ci si sposta tra alcuni dei centri principali, ben collegati dall’efficiente rete ferroviaria: consiglierei di noleggiare un’auto in caso si rimanga più giorni e ci si voglia spostare ulteriormente verso la costa e visitare poi altri punti d’interesse meno noti o meno collegati (che è la nostra idea per il prossimo viaggio in Belgio), ma per un soggiorno di durata relativamente breve come questo il trasporto su rotaia è perfetto e molto agevole.
È possibile acquistare i biglietti direttamente sul posto (alle macchinette automatiche o alla biglietteria in stazione) oppure online dal sito ufficiale: noi abbiamo trovato questa soluzione ottimale perché, così come in Italia, nel caso dei treni regionali si sta selezionando un certo orario dalla schedule ma non si è necessariamente vincolati a quello, quindi se vi capita poi di arrivare in stazione prima o dopo e volete usufruire di un altro dei treni piuttosto frequenti della stessa categoria che percorrono la stessa tratta è possibile senza problemi. La conferma di prenotazione che stamperete dal sito ufficiale è tutto ciò che vi serve per viaggiare, non serve vidimare il biglietto in stazione anche se scegliete un orario differente sul momento.
Inoltre capita a volte che dal sito, prenotando con qualche giorno o settimana di anticipo rispetto alle date del viaggio, si trovino delle offerte particolari anche su treni locali (noi la scorsa estate abbiamo approfittato di un 2×1, ovvero tutte le tratte tranne ovviamente quella da/per l’aeroporto di Bruxelles, che richiede sempre un supplemento rispetto alla corsa base, potevano essere acquistate per due persone al prezzo di una soltanto): in generale i costi dei treni non sono particolarmente proibitivi rispetto alla qualità del servizio, ma poter in più usufruire di buone offerte come questa o altre promozioni periodiche rende la scelta davvero conveniente. Questo e il fatto che di mio mi trovo sempre particolarmente a mio agio a viaggiare in treno perché ti consente di muoverti a bordo più liberamente di un trasporto su gomma, di rilassarti ammirando il paesaggio che scorre fuori dal finestrino ed è generalmente un mezzo più eco-friendly sono alcuni dei motivi per cui mi sentirei di consigliare questa modalità per un itinerario di questa durata in Belgio.

Spero con questo articolo introduttivo di avervi dato un’idea generale di cosa aspettarvi da un viaggio, anche di durata relativamente contenuta, in questo affascinante Paese. Se pensate che le sue atmosfere, la sua storia e la sua cucina siano proprio quello che cercate per una delle vostre prossime avventure, vi aspetto nelle prossime settimane per raccontarvi qualcosa di più di ciascuna delle nostre tre tappe.
Attendo intanto di sapere qui sotto nei commenti se siete già stati in Belgio e cosa ne pensate o se siete attratti da questa destinazione ma è ancora nella vostra lista di viaggi futuri.
Alla prossima!