Non ho mai fatto mistero della mia preferenza per le stagioni più fresche rispetto all’afosa estate.
Soprattutto, poi, considerando che per il lavoro di accompagnatrice turistica sono proprio i mesi estivi quelli più intensi, mentre l’arrivo dell’autunno segna l’avvicinarsi della bassa stagione (sebbene inizio della programmazione per i viaggi della prossima primavera-estate come travel designer), il primo venticello più fresco, le prime foglie che cadono dagli alberi, la raccolta delle olive e più in generale il cambio di colori nel paesaggio verso sfumature più calde e avvolgenti mi suggerisce sempre quel misto di voglia di rilassarsi con una cioccolata calda sotto un morbido plaid e di fremito per avventurarsi verso nuovi lidi in cui immergersi in quegli splendidi colori… anche grazie a temperature finalmente più clementi per favorire il girovagare!
La città di cui vorrei parlare oggi, in realtà, è un po’ una fusione di questi due mondi, quello lavorativo e quello più legato ai viaggi di piacere, in quanto è stata diverse volte meta di itinerari con alcuni dei gruppi che ho accompagnato in nord Italia ma anche, in quanto capoluogo dell’Alto Adige, passaggio imprescindibile in direzione delle affascinanti Valli Ladine. In un guest post a cui avevo partecipato qualche tempo fa sulle migliori destinazioni in Italia in cui trascorrere le vacanze sulla neve avevo già raccontato del mio amore per questo territorio, che fa parte delle tradizioni vacanziere della mia famiglia almeno da quando ero alle elementari, quindi c’è sicuramente anche una componente affettiva che mi spinge ad adorare il Sud Tirolo, i suoi paesaggi (che siano imbiancati l’inverno, di un verde brillante l’estate o ammantati di un foliage rosso e arancione ora in autunno), la sua storia, il suo folklore e la sua cultura gastronomica.
Vediamo quindi cosa non perdere nel capoluogo di questa provincia autonoma, terra di confine e patria di specialità da leccarsi i baffi: oggi vi porto a fare due passi tra le strade di Bolzano.

Una terra divisa tra due (o più) anime
Sicuramente la prima cosa che salta all’occhio, una volta passato il confine tra Trentino e Alto Adige, è il fatto che i cartelli stradali si sdoppiano e iniziamo a vedere le indicazioni in doppia lingua anziché nel solo italiano. In questa provincia autonoma, infatti, è il tedesco la lingua principale, prediletta da oltre il 60% della popolazione. Ciò fa il paio con un’architettura e un’atmosfera generale che trasporta già la mente oltralpe, tra vallate austriache e borghi dal sapore germanico.
Ma perché l’Alto Adige (o Südtirol, in tedesco) si presenta con questa particolarità? La ragione è ovviamente da ricercare nella sua storia: territorio che tra il XIII e il XVIII secolo aveva subito un graduale processo di “germanizzazione”, diventando di fatto austriaco (parte della regione del Tirolo) durante l’era asburgica, ma che viene reclamato dall’Italia al termine della Prima Guerra Mondiale.
A ciò conseguì poi un processo di “assimilazione” promosso nei primi decenni del Novecento, in epoca fascista, che tra le varie cose portò anche alla creazione di toponimi italiani per i nomi di città e paesi (ma anche all’italianizzazione di nomi propri degli abitanti locali, ad esempio).
L’insegnamento del tedesco ai figli di famiglie appartenenti a questa fascia di popolazione proseguì quindi perlopiù in segreto, in quelle che furono definite “scuole catacomba”. Molti abitanti del Sud Tirolo furono poi costretti ad abbandonare le loro terre quando, in seguito al patto tra Mussolini e Hitler, fu loro imposta la scelta tra rimanere in un’Italia in cui vigeva una regola che voleva sopprimere l’identità tedesca e spostarsi in una Germania già in guerra, dove sarebbero stati immediatamente arruolati nell’esercito e spediti al fronte.
La creazione di uno statuto speciale per questa provincia si rese quindi necessaria subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando si fece un primo tentativo di concessione di autonomia al Sud Tirolo, ampliato poi all’inizio degli anni Sessanta (anche in seguito alle a volte violente dimostrazioni di malcontento di alcuni gruppi estremisti) con il modello per le province autonome di Trento e Bolzano ancora in vigore oggi: tra le varie cose, viene riconosciuta la minoranza ladina dell’Alto Adige oltre alle popolazioni parlanti italiano e tedesco, si attribuisce un’ampia autonomia a livello finanziario rispetto al resto della nazione (il che contribuisce all’elevato benessere in questa regione), la regolamentazione di settori come le infrastrutture e l’edilizia, ma anche l’educazione, diventa diretto appannaggio provinciale, e viene istituita la regola del proporzionale per quanto riguarda l’assegnazione di cariche nel settore pubblico, ma anche di altri benefici a livello sociale, in base all’appartenenza a quella tra le tre fasce di popolazione con maggiore o minore densità.

Castelli, musei e luoghi da non perdere a Bolzano
Veniamo ora più strettamente alla città di Bolzano, che esemplifica perfettamente questa commistione di culture e mostra ancora i segni dei diversi passaggi storici che hanno caratterizzato il suo sviluppo.
Appena al di fuori del centro storico si estende infatti un vasto quartiere industriale, ma bastano due passi tra le stradine ricche di storia che si snodano tra la Cattedrale e alcuni tra i musei più importanti dell’Alto Adige a restituire subito un’atmosfera caratteristica, quasi senza tempo.
Qui si trovano facciate colorate adornate qua da pitture murali e là dalle caratteristiche insegne in ferro battuto che richiamano gli antichi mestieri delle botteghe che un tempo animavano quelle vie, ci si può sedere a sorseggiare una buona birra artigianale, magari accompagnata da una porzione di bratwurst o da un pretzel, oppure gustare una fetta di strudel in uno dei caffè storici, e si può passeggiare tra le vivaci bancarelle del mercato che si svolge tutti i giorni (tranne la domenica) a Piazza delle Erbe e lungo le vie che partono da questa centrale piazzetta: colorate e profumate spezie, prodotti da forno, frutta e verdura, con ovviamente tutte le varianti stagionali del caso (sto sognando le castagne arrostite sul momento o un caldo bicchiere di vin brûlé, che caratterizzano il periodo autunno-invernale).
Per quanto riguarda le principali attrazioni storico-culturali, meritano sicuramente una visita:
– il Duomo, situato vicino alla centrale Piazza Walther, con la sua struttura attuale risalente al Quattrocento (sebbene l’edificio risulti eretto su una più antica chiesa precedente) caratterizzata dallo splendido tetto dalle tegole colorate, restaurato dopo l’abbondante nevicata del 2008 che ne aveva causato un pesante danneggiamento;
– il complesso dei Francescani, la cui presenza a Bolzano risale ad almeno gli anni venti del Duecento, situato nell’omonima via a due passi da Piazza delle Erbe e in cui, addentrandosi nella chiesa e nel vicino chiostro, è possibile immergersi in un ambiente silenzioso e fuori dal mondo, pur trovandosi in pieno centro della Città Vecchia;
– il Museo Civico, all’incrocio tra Sparkassenstraβe e Museumstraβe, ovvero il museo più antico dell’Alto Adige, in cui poter ammirare collezioni di artefatti di epoca medievale e gotica, costumi tipici e oggetti casalinghi tradizionali (ad esempio le splendide stube in ceramica decorata), diverse mostre temporanee, un lapidario e, non ultima, la vista panoramica a 360° dalla cima della torre. Il museo è aperto tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10:00 alle 18:00 e l’ingresso è gratuito.

Merita una menzione a parte il Museo Archeologico dell’Alto Adige, al di là dell’incrocio dal Museo Civico, che ospita quello che è senz’altro il motivo per cui Bolzano è celebre anche al di fuori dei nostri confini e perfino oltreoceano: Ötzi, ovvero la mummia di un uomo che visse oltre 5.000 anni fa e i cui resti sono stati ritrovati, in un incredibile stato di conservazione, nel 1991 a circa 3200mt di altitudine tra i ghiacci quasi al confine tra Austria e Italia.
Il mistero che avvolge tuttora la sua morte, in base agli studi condotti al tempo dall’Università di Innsbruck avvenuta in maniera violenta (il cranio risulta lesionato e il corpo sembra aver perso molto sangue da una ferita, forse causata da una freccia, dietro la spalla destra, che ha probabilmente portato alla famosa posizione del braccio sinistro), è solo uno dei tanti dettagli della vita di quest’uomo preistorico che è arrivato fino ai nostri tempi per raccontarci qualcosa di sé tramite i frammenti di abiti, il suo equipaggiamento, i tatuaggi sulla pelle e molti altri ritrovamenti nella zona in cui è stato rinvenuto. Tutti questi reperti sono esposti nei tre piani del museo, insieme a un’enorme quantità di informazioni a cui si è riusciti a risalire con lo studio della salma (l’altezza e il peso in vita, la sua età, in cosa consistette il suo ultimo pasto ecc.) e ipotesi sul suo ruolo all’interno della propria tribù, nonché sul motivo per cui si trovasse presumibilmente da solo nel luogo isolato in cui è morto e sul perché sia stato attaccato. Davvero un percorso in un passato remoto di queste zone che vale la pena fare!
La mummia è esposta al primo piano, è possibile visionarla attraverso una piccola finestrella perché conservata all’interno di una stanza in cui si mantiene una temperatura e un livello di umidità costante, volto a preservare lo stato del corpo (purtroppo però non è possibile fargli foto).
Il museo è aperto tutti i giorni tranne il lunedì (a eccezione dei lunedì festivi e nei mesi di luglio, agosto e dicembre, in cui rimane aperto 7 giorni su 7) dalle 10:00 alle 18:00 ed è interamente privo di barriere architettoniche. Il costo del biglietto è di 13€ a persona (ridotto a 10€ per studenti, over 65, persone con disabilità e membri di gruppi superiori a 20 persone, gratuito per bambini al di sotto dei 6 anni), ma è possibile visitarlo gratuitamente se si è in possesso della Museumcard o di pass come la RittenCard o la BrixenCard (offerta gratuitamente nella maggior parte degli hotel nella vicina e graziosissima Bressanone e che consente l’accesso libero a decine di esperienze e attrazioni in tutto il Südtirol, oltre ai mezzi pubblici compreso il treno regionale fino a Trento). All’ingresso si trova anche un guardaroba con armadietti per zaini e borse che si possono utilizzare al costo di 1-2€ (recuperabili quando si ritirano le proprie cose).
Non lontano dal centro storico si possono poi ammirare Castel Mareccio (del XIV secolo, ad appena una decina di minuti a piedi dalla zona dei musei, ma attualmente utilizzato come location per congressi e altri tipi di eventi, quindi i cui interni sono visitabili solo se non in uso altrimenti) e Castel Roncolo (raggiungibile a piedi in circa mezz’ora oppure in bus da Piazza Walther con la linea 12, si tratta di un edificio originariamente del XIII secolo dagli interni impreziositi da splendidi affreschi medievali, che ospitano anche una mostra di oggetti dall’antica armeria).
Sentieri, percorsi e altre zone da scoprire: dalla Passeggiata del Guncina alla funivia del Renon
Dopo aver esplorato l’Altstadt, vale poi la pena perdersi tra vie meno battute, allontanarsi un po’ dal centro per scoprire sceniche vedute panoramiche e dedicarsi a splendide escursioni.

La prima esperienza che mi viene in mente non può che essere la funivia del Renon, la cui stazione di partenza si trova a poco più di 5 minuti a piedi dalla stazione dei treni. Coprendo un dislivello di 950 metri in appena 12 minuti, queste ampie cabine partono ogni 5 minuti circa e portano da Bolzano a Soprabolzano e agli altri pittoreschi paesini dell’altopiano del Renon (collegati tra loro da un trenino che parte proprio da di fronte l’uscita della funivia), sorvolando le dolci alture coperte di filari di viti e consentendo una vista che spazia fino al massiccio dello Sciliar.
Un tempo la linea ferroviaria del Renon, l’ultima a scartamento ridotto rimasta in Alto Adige, partiva direttamente dal centro del capoluogo, coprendo il dislivello rispetto a Soprabolzano interamente con questo treno progettato in tipico stile Belle Époque svizzero; oggi la tratta è limitata a Soprabolzano-Collalbo, toccando cinque stazioni nel mezzo per un totale di 18 minuti di corsa di questo vero e proprio pezzetto di storia, inaugurato a inizio Novecento.
È possibile semplicemente rimanere seduti ad ammirare l’incantevole paesaggio montano tutto intorno, da capolinea a capolinea (ci sono partenze ogni mezz’ora), oppure programmare anche salite e discese in base a ulteriori esperienze che si vogliono fare lungo il percorso: è possibile ad esempio scendere alla stazione di Costalovara per visitare il Maso Plattner, che ospita il Museo dell’Apicoltura, percorrere un sentiero che costeggia la ferrovia e inaugurato con il nome Freud Promenade in occasione del 150esimo compleanno del celebre psicoanalista, che venne qui in vacanza nel 1911, oppure ancora organizzare una passeggiata a cavallo presso l’Alpenranch Himmelreich di Collalbo o fare la conoscenza dei teneri alpaca dell’allevamento del maso Kaserhof di Soprabolzano. Dal paesino di partenza della linea del trenino del Renon è anche possibile raggiungere uno dei punti di osservazione panoramici delle cosiddette piramidi di terra (le più alte d’Europa!), formazioni geologiche particolarissime modellate nell’arco dei secoli dall’erosione fluviale e glaciale del terreno di argilla morenica, fino a creare questi caratteristici pinnacoli sulla cui cima poggia un masso: uno spettacolo davvero suggestivo!
Anche in questo caso è possibile accedere gratuitamente sia alla funivia che al trenino del Renon passando la RittenCard o la BrixenCard, se l’avete, altrimenti il costo è di 10€ per un’andata e ritorno della sola funivia e 15€ per un a/r cumulativo di funivia+trenino. Gli orari di apertura e delle corse sono disponibili sul sito ufficiale.

Rimanendo “allo stesso livello” del centro storico, a ovest del torrente Talvera, si trova la zona più residenziale di Bolzano: il quartiere Gries, fino agli anni Venti del secolo scorso un paesino separato e oggi una zona piacevole in cui passeggiare tra la piccola parrocchia, il convento benedettino e l’adiacente chiesa di Sant’Agostino. Da Gries parte poi anche la Passeggiata del Guncina, un sentiero storico molto amato anche dai locali, progettato sul finire dell’Ottocento dagli Asburgo e punteggiato da panchine in punti panoramici e piante con indicati i loro nomi scientifici. L’itinerario parte dalla parrocchia seguendo semplicemente le indicazioni per il sentiero, salendo a zigzag e ammirando splendide vedute man mano che si sale oltre al percorso botanico: in totale richiede sui 30-35 minuti per tratta (circa 2km per un dislivello di poco più di 170 metri), quindi un totale di approssimativamente un’oretta per l’intero loop.
Un’altra proposta di hike molto piacevole è il sentiero per Santa Maddalena, che attraversa la zona delle piccole alture appena fuori dal centro storico e ricoperte dalle vigne. Per raggiungerlo, una volta di fronte alla stazione dei treni andare verso sinistra, superare la stazione di partenza della funivia del Renon prendendo la strada a sinistra (via Renon) che comincia a salire dolcemente. Seguendo poi l’indicazione per “Oswaldpromenade”, si prosegue su una stradina più stretta e più ripida, che costeggia muretti di pietra e i filari delle vigne. Raggiunta la zona della chiesetta di Santa Maddalena (circa 15 minuti dall’inizio della salita più impegnativa), che si trova sulla destra rispetto alla strada, si può proseguire lungo la strada principale, stavolta in discesa, fino all’incrocio con via Rencio, che girando a destra riporta al punto di partenza (circa 20 minuti). In totale questo loop è di circa 3,4km e può impegnare tra i 50 e i 60 minuti.

Se deciderete di trascorrere qualche giorno (o un weekend, se siete abbastanza vicini) in Alto Adige per godere di questi primi scorci autunnali tra pittoresche vedute montane, spero di avervi dato qualche spunto per regalare almeno un’intera giornata al capoluogo di questa particolare provincia, in cui si incrociano un ricco passato, affascinanti tradizioni, ottimo cibo e una miriade di possibilità per godere di splendidi panorami con attività outdoor.
Voi siete già stati a Bolzano? Se sì, quale di queste attività consigliate di più o ce ne sono altre che aggiungereste? Attendo come sempre di leggere tutte le vostre proposte e i vostri pareri qui sotto nei commenti.
Alla prossima!

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