Visitare Castel Sant’Angelo a Roma, sito di vicende travagliate e visioni cariche di speranza

Sono entrata a Castel Sant’Angelo decine di volte negli ultimi anni, dopo averne ammirato la magnificenza dall’esterno per decenni fin da bambina, ma questo luogo non smette mai di affascinarmi.
Un edificio cilindrico dominato dalla statua in bronzo di un arcangelo che, in veste da guerriero, sembra sguainare una spada pronto alla lotta (ma la leggenda racconta in realtà una storia diversa).
Una posizione a dir poco prominente, a ridosso del lungofiume e a due passi da uno dei simboli della città, ovvero Piazza San Pietro. Ma Castel Sant’Angelo è a sua volta uno dei simboli indiscussi della Capitale, e lo è diventato anche in virtù dei secoli in cui ha assistito a (ed è spesso stato protagonista di) tragedie, assedi, prigionie ma anche apparizioni foriere di speranza e momenti di rinascita.

Se non avete mai avuto il piacere di esplorare gli interni di questo imponente edificio romano ma ne avete apprezzato l’inconfondibile aspetto dall’esterno, o anche se l’avete visitato ma avete piacere di ripercorrere insieme alcune delle tappe storiche e dei miti che ne hanno determinato l’attuale forma e status, vi porto con me a scoprire l’essenza di Castel Sant’Angelo.

Un po’ di storia

A una prima occhiata è impossibile non notare che, almeno fino a metà della sua altezza, l’edificio presenta una composizione ben diversa rispetto alla sommità, che suggerisce un’estensione eretta in secoli successivi. Ampliamenti, modifiche e ridimensionamenti nell’arco dei secoli hanno in realtà interessato l’intero complesso (incluse quindi le mura perimetrali), determinando quella che è l’attuale struttura di Castel Sant’Angelo come il risultato di tutti questi interventi.

L’edificio nasce come un mausoleo, una monumentale tomba di pianta circolare che l’Imperatore Adriano volle erigere per se stesso e per i membri della sua famiglia. La struttura finale non doveva essere molto diversa da quella del Mausoleo di Augusto, ancora visibile nei pressi di Via del Corso, con in più (in base alle ricostruzioni più accreditate) la mastodontica statua di una quadriga sulla cima.
La cosiddetta Mole Adrianorum ospitò i sepolcri dell’imperatore stesso e dei suoi successori fino all’inizio del V secolo, quando l’edificio venne incorporato nelle mura cittadine e divenne parte dell’assetto difensivo di Roma come castellum.
Non gli viene però risparmiato il saccheggio durante l’ingresso a Roma dei Visigoti, verso la fine dello stesso secolo: pare che risalga a questo evento la perdita delle ceneri dell’imperatore, gettate via dai Barbari nella foga di depredare i tesori all’interno del mausoleo.

Negli anni a seguire diverse famiglie dell’aristocrazia romana si contesero il possesso di Castel Sant’Angelo, proprio per via della sua posizione reputata vantaggiosa.
Nei secoli l’edificio verrà temporaneamente usato anche come prigione, ma è con il ritorno a Roma di Papa Urbano V sul finire del Trecento, dopo i decenni trascorsi ad Avignone, che il destino di quella che si è nel frattempo trasformata in una cittadella fortificata si lega indissolubilmente a quello dei pontefici. A questo Papa erano infatti state consegnate le chiavi dell’edificio come ulteriore spinta a rientrare in città, e i suoi successori ne faranno ampio uso anche personale, ampliandone la struttura e decorandone sale e logge con splendidi affreschi così da rendere Castel Sant’Angelo anche un perfetto luogo per incontri istituzionali e, a periodi, la degna residenza di alcuni membri delle famiglie dei pontefici di turno.

Tra i nomi senz’altro più noti che hanno contribuito alle varie modifiche ci sono Papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia), che restaurò il cortile oggi noto come Cortile del Pozzo, gli ambienti delle prigioni e fece ampliare le fortificazioni rendendo l’aspetto generale del complesso ancora più simile a quello di una cittadella militare; Papa Giulio II Della Rovere che, in quanto acerrimo rivale del predecessore Alessandro VI, trascorse molto tempo qui per evitare i ricordi legati a quest’ultimo nel Palazzo Apostolico; Papa Paolo III (Alessandro Farnese), a cui si devono i lavori di restauro e decorazione, solo per menzionarne alcune, della loggia che prende il suo nome e di sale come la Biblioteca, la Sala di Perseo e la Sala di Amore e Psiche (nonché la cosiddetta Sala del Tesoro, che un tempo conteneva parte delle ricchezze della famiglia).

A Paolo III si deve anche la costruzione del Passetto di Borgo, la struttura che assomiglia a un acquedotto che si estende in direzione del Vaticano: noto anche al grande pubblico per via della menzione in pubblicazioni/film come Angeli e Demoni, si tratta del passaggio che collega il Palazzo Apostolico a Castel Sant’Angelo, che il Pontefice poteva utilizzare in caso di attacco per una fuga immediata, andandosi a rifugiare all’intero delle mura della fortezza. A volte erroneamente definito un passaggio segreto, in realtà come detto il Passetto è ben visibile dall’esterno: l’incomprensione è nata da una traduzione incorretta del termine latino “secreto”, che stava però a indicare che fosse un passaggio privato.

Tra gli ultimi interventi che hanno fortemente modificato l’assetto di Castel Sant’Angelo c’è stato il ridimensionamento dei bastioni in direzione del Tevere avvenuto dopo l’Unità d’Italia, quando l’intero lungofiume ha subito un processo di ammodernamento e la costruzione dei muraglioni (argini rafforzati che impediscono le frequenti alluvioni che caratterizzavano invece la città nei secoli precedenti) ha costretto in diversi punti della città allo smantellamento di costruzioni situate a ridosso del fiume.
Dopo un periodo di contesa tra il Ministero della Guerra, che voleva utilizzare l’edificio come sede del Museo Centrale dell’Artiglieria, e il Ministero dell’Istruzione, che ne aveva già adibito alcune sale a uso espositivo di reperti e cimeli storici, il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo venne ufficialmente istituito nel 1925, anche in seguito alla donazione di importanti collezioni d’arte da nobili romani (parte di cui, oggi, visibili a Palazzo Venezia).

La storia dell’angelo

Si dice che il Mausoleo di Adriano sia stato intitolato a San Michele Arcangelo nel VI secolo dopo un periodo particolarmente doloroso per la città, in cui una terribile pestilenza stava flagellando la popolazione.
L’allora Papa Gregorio Magno decise di intraprendere una processione, portando con sé l’icona della Madonna Salus Populi Romani (oggi conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore) attraverso le strade di Roma. Giunto a ridosso dell’attuale Ponte Sant’Angelo, pare che ebbe una visione dell’Arcangelo Michele, che gli apparve in cima alla Mole Adrianorum nell’atto di rinfoderare la spada. Questo gesto, che proclama la fine di una battaglia, fu interpretato dal Papa come un segnale che la pestilenza era agli sgoccioli, e difatti di lì a poco l’emergenza cessò.
La statua dell’Arcangelo messaggero di speranza fu quindi posta sulla cima dell’edificio come segno di gratitudine… peccato che quella fu solo la prima di sei, più o meno sfortunate repliche che si sono susseguite nei secoli.
Il primo angelo era infatti scolpito nel legno e, nell’arco di non molto tempo, necessitò di essere sostituito perché rovinato dall’umidità e dagli altri agenti atmosferici. Fu sostituito da una copia in marmo che però cadde e finì distrutta. A seguire venne realizzata una replica in marmo con ali di bronzo… che fu però colpita da un fulmine (questo è in genere il punto in cui la gente smette di credere alla storia e comincia a sentirsi presa in giro, ma vi giuro che è tutto vero!). La quarta copia era interamente in bronzo e, dopo qualche anno, fu fusa per realizzare delle palle di cannone.
A resistere fino ai giorni nostri sono solo le ultime due copie: quella cinquecentesca, in marmo con ali di bronzo, oggi esposta “al sicuro” nel cosiddetto Cortile dell’Angelo, e quella settecentesca, ovvero la versione che tuttora sormonta la cima del monumento. Anche quest’ultima, a dire il vero, ha avuto la sua buona dose di complicazioni, ma a parte finire dipinta dei colori della bandiera francese nei primi anni dell’Ottocento, quando le truppe napoleoniche avevano occupato Roma, è rimasta quasi del tutto intatta e non può quindi lamentarsi più di tanto!

Il percorso di visita

Di recente il percorso è stato leggermente modificato di nuovo e permette di passare per quasi tutti gli ambienti principali: basta quindi seguire le indicazioni per non perdersi nulla e ammirare il complesso a 360° da tutte le prospettive.
Dall’ingresso principale (di fronte a Ponte Sant’Angelo) si procede verso sinistra per la biglietteria poi, una volta acquistato il biglietto (o solo scansionato se lo si è acquistato online) si prosegue tutto intorno all’edificio lungo l’area appena interna alle mura. Una volta completato il giro si scende in quello che era un tempo l’ingresso principale al Mausoleo (di un paio di metri più basso rispetto all’attuale livello stradale per via del fenomeno già descritto in questo articolo) e si risale da lì la rampa elicoidale verso l’ex Sala delle Ceneri. La rampa è perlopiù spoglia oggi, ma era un tempo rivestita di marmi bianchissimi sulle pareti e un elaborato pavimento in mosaico, di cui rimangono ancora alcune sezioni visibili a tratti. Anche la sala che un tempo ospitava le urne con le ceneri imperiali ha perso lo sfarzo di un tempo: pare che qui i marmi che rivestivano le pareti fossero una vera e propria esplosione di colori, a marcare l’ingresso nel punto più significativo dell’intero monumento. Tutte queste lastre sono state col tempo estratte dalle pareti di questo come di molti altri edifici di epoca romana in epoca rinascimentale e barocca, quando molto spesso le opere architettoniche commissionate dal Papato venivano intraprese “riciclando” materiali edilizi già presenti in centro città… provenienti da quelli che allora erano reputati pregiati esempi di arte classica ma, tutto sommato, inutili.
Da questo punto si procede saltando avanti nel tempo, al tardo Medioevo e ai secoli successivi, quando avvenne l’ampliamento dell’edificio, l’ammodernamento e il restauro di diversi ambienti e, in pieno Rinascimento, la decorazione di molte delle stanze e delle logge esterne. Una volta attraversato il Cortile dell’Angelo si sale un ulteriore rampa di scale e, ancora una volta, si gira intorno di circa 180°, iniziando già da qui a godere di splendide viste sulla città e, in particolare, sulla Cupola di San Pietro a poca distanza.
Dalla Loggia Paolina si accede all’ex Biblioteca (il cui soffitto, in stile grottesco, è stato affrescato dagli artisti della bottega di Perin del Vaga) e alle salette confinanti, tra cui la Sala del Tesoro è l’ultimo scorcio che ammirerete prima di salire l’ultima, ripida rampa di scale verso il terrazzo. Da qui, la vista su Roma è a dir poco impagabile!

Si scende da una scala diversa rispetto a quella da cui si è saliti, potendo attraversare altre splendide stanze affrescate ai tempi di Paolo III. Dopo aver passato la Loggia di Giulio II si arriva alle scale che conducono al piccolo Cortile del Pozzo e, da lì, ci si ricollega infine al percorso iniziale, scendendo nuovamente attraverso la Sala delle Ceneri dell’antico Mausoleo.
Questa volta, però, anziché imboccare di nuovo la rampa elicoidale si va dritti fino alla fine, uscendo all’esterno e potendo, da lì, percorrere l’intero perimetro dei bastioni. Si scende poi di nuovo al livello stradale e si può uscire dallo stesso portone d’ingresso.

Informazioni pratiche

Come arrivare
La stazione della metro più vicina (anche se non di molto) è Lepanto, sulla linea A. Da lì si prende via Marcantonio Colonna che, in poco meno di dieci minuti, porta a Piazza Cavour. Da qui è già possibile intravedere il complesso di Castel Sant’Angelo sulla destra rispetto al Palazzo della Cassazione.
Se si arriva in autobus si possono considerare le linee che fanno capolinea o passano per Piazza Pia, Lungotevere in Sassia o, dall’altra parte del fiume ma comunque vicinissimo, Corso Vittorio Emanuele II (a ridosso dell’omonimo ponte). Tra queste linee, se venite dalla zona di Termini, il bus 64 è sicuramente il più comodo e diretto, sebbene generalmente molto affollato.
Se avete bisogno di un taxi, dopo la visita, c’è una fermata apposita appena al di là di Ponte Sant’Angelo, sulla destra.

Orari di apertura
Tutti i giorni dalle 09:00 alle 19:30 (con ultimo ingresso consentito alle 18:30). Il lunedì è giorno di chiusura.
Attualmente è in vigore un contingentamento degli ingressi a quota 300 persone contemporaneamente ed è richiesto l’uso della mascherina per l’intera durata della visita.

Acquisto del biglietto
È possibile acquistare il biglietto anche direttamente in loco, ma nei weekend è sconsigliato perché può crearsi una fila anche piuttosto lunga all’esterno.
La prenotazione online (che si effettua dal sito ufficiale) richiede una piccola commissione extra ma può garantire l’ingresso anche in giorni di potenziale pienone.
Il biglietto a un costo di 12€, con agevolazione a 2€ per cittadini dell’UE tra i 18 e i 24 anni e gratuità al di sotto dei 18 anni.
Il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo è anche inserito nel circuito del Roma Pass.
Attualmente sono sospesi gli ingressi gratuiti la prima domenica del mese.

Conoscevate la storia e le curiosità di questo splendido monumento romano? Fatemi sapere se avete avuto modo di visitarlo in passato o se aspettate la prossima capatina nella Capitale per farlo.
Alla prossima!

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