Da ormai qualche tempo ho deciso di stilare una lista. Sì, tutti noi abbiamo una lista di mete più o meno lontane che vorremmo visitare, anche solo nella nostra testa, e andiamo via via ad aggiungere Paesi che ci attirano e depenniamo i viaggi che riusciamo di volta in volta a realizzare… ma, non so se capita anche a voi, per me la questione si complica quanto più ci avviciniamo a casa. Se ogni anno non ho dubbi su dove voglio andare in viaggio quando avrò le ferie, se decido di organizzare quella che potremmo definire una banale gita fuori porta tendevo a bloccarmi: eppure c’era un posto a poco meno di due ore da qui che avrei tanto voluto visitare, o quel luogo particolare di cui avevo letto in blog e di cui ora ho dimenticato il nome. Quindi, per ovviare a questa “amnesia selettiva da weekend libero”, da un paio d’anni ho cominciato a mettere nero su bianco queste idee man mano che mi vengono, suddividendole in un elenco di luoghi che si possono visitare in giornata e quelli per cui sono necessari due/tre giorni o magari un weekend lungo: così, quando decidiamo di voler dedicare qualche ora a un’escursione nei paraggi, non cadiamo dalle nuvole e passiamo ore a trovare una buona idea, ma vediamo rapidamente se una delle proposte già in lista ci ispira per il momento. Così facendo, la scorsa domenica sono finalmente salita in macchina, senza troppi indugi, per andare a visitare un luogo che per anni ho ammirato “dal basso”, rimandando sempre per non meglio specificati motivi: l’Abbazia di Montecassino.

Questo complesso storico brilla con il bianco abbagliante del suo marmo sulla cima del colle che domina la cittadina di Cassino, dal cui casello autostradale sono transitata per anni a cadenza regolare accompagnando turisti su e giù tra Lazio e Campania, ogni volta raccontando dell’importanza storica e religiosa di quel monastero, delle vicende che hanno portato il suo fondatore San Benedetto in questa parte d’Italia, delle razzie, i terremoti e infine le battaglie durante la Seconda Guerra Mondiale che ne hanno più volte decretato la distruzione quasi totale, ogni volta ripromettendomi che un giorno sarei andata di persona ad ammirare la bellezza dell’edificio completamente ricostruito sul finire degli anni Quaranta.
Beh, quel giorno alla fine è arrivato lo scorso weekend! Se volete vi porto con me a scoprire cosa rende l’Abbazia di Montecassino un luogo così speciale e come organizzare la propria visita per trarne il massimo.
La storia del monastero
Come è noto San Benedetto non era originario di queste parti ma veniva da Norcia, in Umbria. Si era inizialmente spostato a Roma per studio, come facevano molti dei ragazzi di buona famiglia di quell’epoca, ma non trovandosi a suo agio nell’atmosfera cosmopolita e anche un po’ lasciva della Capitale decise di ritirarsi a vita privata spostandosi nel piccolo borgo di Subiaco (significativa tappa del Cammino di San Benedetto in cui oggi sorge il celebre Sacro Speco a lui dedicato).
Trascorse ben tre anni vivendo prima come un eremita e poi venendo invitato, grazie all’austerità che emanava la sua figura, a prendere il posto di guida della comunità monastica locale. Non finì bene, visto che la leggenda vuole che abbia scampato ben due tentativi di avvelenamento da parte dei suoi confratelli, cosa che lo spinse a cercare un altro luogo in cui stabilirsi.
È così che San Benedetto raggiunse quello che oggi è Cassino, trovando in cima al monte che oggi ospita il suo monastero i resti di un tempio pagano che convertì in luogo sacro per la cristianità: nel primo chiostro che si incontra accedendo al complesso, in cui troneggia la statua che lo rappresenta in punto di morte sorretto da altri monaci, è possibile vedere quelli che appaiono come vialetti tra l’erba, ma che sono in realtà i resti di linee murarie che ripercorrono quello che era un tempo il perimetro del primo oratorio eretto da San Benedetto sul posto, un luogo in cui era solito ritirarsi in preghiera fino al suo ultimo giorno in vita.

Come anticipato, la storia dell’Abbazia di Montecassino non è stata tutta rose e fiori dalla sua fondazione nel 529 d.C.: prima i Longobardi sul finire del VI secolo (pochi decenni dopo la morte del Santo) e poi i Saraceni nel IX secolo sono passati da queste parti e hanno razziato pesantemente il complesso, lasciandolo in rovina. A questo si sono aggiunti un paio di forti terremoti nell’arco dei secoli e, più vicino ai giorni nostri, il dramma della Seconda Guerra Mondiale.
Ma la ricostruzione successiva, possibile in larga parte grazie ai fondi del Piano Marshall ma anche di donazioni mirate del governo americano, ha permesso di erigere nuovamente il complesso nella sua interezza, portandolo al suo antico splendore (forse anche di più dal momento che è stato impiegato il pregiato marmo di Carrara). A salvarsi dai bombardamenti sono state alcune aree interrate appartenenti all’antica abbazia, ancora accessibili durante la visita guidata, diversi tesori un tempo conservati all’interno del complesso (libri amanuensi e preziosi codici miniati, ma non solo) trasportati verso Roma al sopraggiungere dell’avvertimento di bombardamento imminente per poi fare ritorno a guerra conclusa e, come testimoniano anche foto d’epoca, la statua di San Benedetto che capeggia ancora ai piedi della scalinata che conduce alla Basilica.


L’importanza storica e culturale dell’Abbazia di Montecassino è in larga parte legata proprio alla vita del Santo, visto che è qui che ha completato la redazione della sua Regola, il vademecum per una vita umile e dedita alla religiosità che è oggi alla base di quasi tutti gli ordini monastici occidentali. Trovo che durante la visita a questo luogo la maestosità dei chiostri e degli edifici che compongono il complesso non vadano a togliere nulla dall’aura di spiritualità che questi ambienti ancora conservano, in parte aiutati da una posizione a dir poco suggestiva: dall’alto dei suoi oltre 500 metri di altitudine, arrivare quassù e affacciarsi sulla vallata sottostante, meglio se in un giorno di lieve foschia come quella che abbiamo trovato noi, fa davvero sentire come se ci si trovi al di sopra delle nuvole!
I luoghi della storia
All’inizio del 1944 la cosiddetta Linea Gustav passava proprio per Cassino: una linea difensiva tedesca che gli Alleati avevano provato più volte a sfondare senza successo, fino alla drastica decisione (suggerita anche dall’errata convinzione che i soldati tedeschi stessero occupando l’Abbazia) di radere al suolo l’intero complesso.
La mattina del 15 febbraio sono state sganciate centinaia di tonnellate di bombe, che hanno avuto il risultato non solo di uccidere quei pochi monaci e civili che erano rimasti, pensando di trovare riparo in luoghi meno esposti del complesso, ma paradossalmente di creare l’ambiente ideale per le truppe tedesche per nascondersi e sopportare ulteriori attacchi. Le rovine dell’Abbazia di Montecassino hanno così permesso agli occupanti di resistere per altri due mesi all’assedio alleato, prima di essere spinti verso nord e proseguire la loro ritirata verso la Capitale. A sostenere l’assalto decisivo al monastero sono state le truppe polacche, che partendo dal colle accanto sono riusciti a spezzare la linea difensiva… sebbene a costo di centinaia di vite.


Di queste ingenti perdite rimane traccia grazie ai memoriali di guerra che si trovano a valle, oltre che nel monumentale cimitero militare polacco, che sorge proprio sulla collina da cui i soldati di questa armata hanno fatto partire la loro avanzata (ben visibile dal loggiato dell’Abbazia, con l’enorme croce che sormonta le gradinate bianche). Si tratta di un complesso a scaloni disseminati di tombe che riportano i nomi (non per tutti purtroppo) degli oltre mille soldati che hanno dato la loro vita, come si legge all’ingresso, “per la nostra e la vostra libertà”.
È possibile raggiungere il cimitero polacco percorrendo la stessa strada che porta all’ingresso dell’Abbazia, semplicemente deviando qualche tornante prima (la svolta è segnalata da cartelli stradali). La visita è ovviamente aperta a tutti e non porta via molto tempo, ma come ogni visita a memoriali in ricordo dei caduti in guerra è un’esperienza toccante che lascia un enorme senso di vuoto.
Ma Cassino non è solo culla di storia recente: l’insediamento di Casinum esisteva infatti già in epoca romana, di cui rimangono testimonianze nei resti del teatro e nel Museo archeologico (anche questi a valle).

Come organizzare la visita all’Abbazia di Montecassino
Il complesso si raggiunge comodamente seguendo la A1 fino all’uscita di Cassino, a ridosso del confine tra Lazio e Campania. Da lì si prosegue verso il centro della cittadina, seguendo poi le indicazioni per l’abbazia che vi faranno percorrere la tortuosa strada in salita fino alla cima della collina che domina il centro abitato.
Ci sono navette che collegano la stazione dei treni di Cassino all’ingresso dell’Abbazia, ma se si è automuniti è senz’altro più comodo: a due passi dall’entrata si trova un parcheggio che, al costo di 3€, consente la sosta per l’intera giornata (ma la visita richiede all’incirca solo un paio d’ore, a seconda di quanto approfonditamente si vuole esplorare ogni angolo).
Informazioni per la visita:
Il complesso è accessibile tutti i giorni dalle 09:30 alle 16:50 (la domenica fino alle 17:15), mentre la zona museale è attualmente aperta solo la domenica e i giorni festivi.
Il museo è uno spazio che si estende tra piccoli chiostri interni e diverse stanze, in cui sono allestite esposizioni di codici miniati, pergamene e tomi amanuensi, dipinti e sculture di carattere religioso, bozzetti e carte antiche con schizzi dell’Abbazia e del paesaggio circostante risalente ai secoli passati, resti di epoca romana e medievale e, per finire, una saletta dedicata interamente al racconto della Battaglia di Montecassino, con reperti fotografici, armi d’epoca e un breve filmato che ripercorre l’accaduto.
Le aree principali del complesso (il cortile d’ingresso, il loggiato e la scalinata per accedere alla Basilica e la chiesa stessa, ricostruita in ricco stile rococò, con la sua cripta, splendidamente decorata da brillanti mosaici moderni realizzati in stile bizantino) sono accessibili gratuitamente, mentre l’ingresso al museo ha un costo di 6€.
La direzione organizza anche visite guidate a cadenza regolare (consiglio di chiamare prima o scrivere una mail ai contatti che trovate sul sito ufficiale per informarsi sugli orari a disposizione per visite di gruppo a cui potersi aggregare), della durata di poco più di un’ora e anche queste al costo di 6€ a persona.



Personalmente consiglierei di approfittare di questo servizio non solo perché consente di conoscere meglio la storia dell’Abbazia, di notare dettagli dell’architettura del luogo che sfuggirebbero altrimenti e di scoprire qualche curiosità in più, ma anche perché include l’accesso alla parte antica del complesso, non visitabile in autonomia. In questa sezione, che si trova accanto al cortile d’ingresso con la statua in bronzo che rappresenta San Benedetto in punto di morte, è possibile ammirare tra le altre cose la piccola ma graziosissima chiesa originaria di epoca medievale, fortunatamente danneggiata solo in maniera superficiale dai bombardamenti, quella che era un tempo la cella in cui alloggiava il Santo (ora riconvertita in cappella a lui dedicata e decorata con affreschi murali che ripercorrono i momenti più significativi della sua vita risalenti al secolo scorso), parte di una vecchia torre di epoca romana ora incorporata nelle mura interne dell’edificio e innumerevoli epigrafi, lastre di marmo incise e resti archeologici di ogni tipo.
Calcolando che il costo combinato di visita guidata e ingresso al museo è di solo 8€, credo valga davvero la pena optare per questa soluzione per il gran numero di approfondimenti in più e per godere delle splendide sezioni antiche del complesso non ammirabili altrimenti, un incredibile valore aggiunto senza cui la visita all’Abbazia di Montecassino non potrebbe dirsi realmente completa.

Conclude l’esperienza una capatina all’erboristeria monastica, che si trova in un cortile laterale rispetto al loggiato centrale e dove si trovano prodotti come caramelle, cioccolata, tisane, marmellate, liquori e molto altro, realizzati dalla piccola comunità di monaci ancora presente in loco (appena una decina di uomini).
In questo stesso cortile si trova anche una saletta ristoro, con diversi distributori automatici di snack e di bevande fredde e calde, mentre gli unici bagni aperti ai visitatori sono quelli che si trovano al parcheggio.
Dopo aver rimandato a lungo questa visita, devo dire di essere rimasta piacevolmente colpita: per quanto dal basso si percepisca l’imponenza del complesso, dall’interno sembra comunque ancora più maestoso di quanto ci si aspetti, e il susseguirsi di tanti piccoli chiostri e cortili interni a cui si può accedere dal museo dà l’idea di un infinito dedalo di altri edifici che si diramano dal cortile principale in ogni direzione.
Purtroppo locali dal contenuto potenzialmente inestimabile come la Biblioteca e l’Archivio dell’Abbazia di Montecassino non sono aperti a visitatori ma solo a studiosi e ricercatori che fanno domanda per la consultazione di documenti, ma anche solo la visita di quanto liberamente accessibile basta a carpire la rilevanza culturale di questo complesso: basta già mettere piede all’interno del portone d’ingresso per capire di trovarsi in un luogo intriso di storia e spiritualità con pochi eguali nel nostro Paese. Non a caso è stato dichiarato Monumento Nazionale!



Siete mai stati all’Abbazia di Montecassino? Oppure anche a voi, come me, è capitato diverse volte di avvistarlo dall’autostrada sulla via verso altre mete e vi siete ripromessi di dedicargli una mattinata o un pomeriggio quanto prima? Se sì, spero che queste informazioni vi siano utili per organizzare al meglio la vostra visita, poi fatemi sapere che vi è sembrato una volta vista da vicino!
Alla prossima!
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