Anche quest’anno eccoci radunati con le nostre famiglie intorno a tavole imbandite e ricche di ogni bontà tipica delle Feste. Il tradizionale menù del pranzo di Natale varia un po’ di regione in regione, ma a prescindere da cosa si avvicenderà sui nostri piatti una cosa è certa: difficile arrivare a fine pasto con lo stomaco vuoto! E lo stesso si può dire di molte delle riunioni familiari di questi giorni, tanto che pensare a una nuova ricetta iper-calorica da aggiungere alla lista potrebbe far storcere il naso ad alcuni. Tuttavia, per me una delle gioie di queste giornate è preparare un buon eggnog, una tradizionale bevanda anglosassone ormai da secoli intrinsecamente legata alle festività natalizie, non solo da offrire come opzione alternativa a tè e cioccolata calda a merenda a chi mi viene a trovare in questi giorni, ma anche da gustare a fine pasto per chi si sente particolarmente coraggioso!
L’eggnog è un drink che viene generalmente servito freddo, anche se in alcuni casi si può gustare riscaldato ed è semplicemente ottimo!
Vi sarà capitato di vedere almeno una volta in tv un personaggio di un film o di una serie che, durante un episodio natalizio, si scola una bella tazza (o, a volte, si attacca direttamente al cartone!) di quello che viene spesso tradotto come “zabaione”. In realtà l’eggnog è una bevanda diversa, ma l’associazione con lo zabaione fa già intuire uno degli ingredienti principali: le uova! Capito perché parlavo di coraggio a farsi un bel bicchierone di eggnog alla fine di un lauto pasto?
Si tratta di una bevanda che potrebbe dividere i più in quanto è piuttosto dolce e non proprio leggerissima, ma credo che il retrogusto alcolico e il profumo di spezie che fanno immediatamente pensare al Natale, come cannella e noce moscata, la rendano una coccola a cui chi la apprezza al primo sorso non potrà più fare a meno negli anni a venire… per me è stato proprio così!

Un po’ di storia
Come detto, le origini di questa bevanda sono anglosassoni, in quanto risalgono al periodo medievale in Gran Bretagna. Non si sa esattamente quando sia nata la ricetta tradizionale, ma si hanno tracce di una sorta di punch a base di birra, uova e fichi che veniva consumato, generalmente caldo, dai monaci nei conventi intorno al XIII secolo: questo drink, chiamato posset, potrebbe essere l’antenato del moderno eggnog.
Per molto tempo la bevanda è stata appannaggio perlopiù dall’aristocrazia, in quanto i principali ingredienti (che a quel punto erano diventati uova, latte e sherry) non erano reperibili da tutti. Proprio per questo, l’eggnog veniva generalmente usato per brindisi benauguranti per salute e prosperità… facile immaginare come ciò sia nei secoli evoluto verso una stretta connessione con il gioioso periodo delle Feste.
Il successo è arrivato quando il drink ha attraversato l’Oceano e ha iniziato a diffondersi nell’America coloniale, dove l’allevamento di animali come galline e bovini si diffuse al punto che gli ingredienti base della ricetta non fossero più di difficile accesso per la massa. Si dice che perfino il primo Presidente americano, George Washington, avesse la sua personale ricetta (in base alle fonti piuttosto carica a livello alcolico, anche se di fatto negli archivi della famiglia Washington non sembra esserci tratta di una versione scritta).
Con il tempo la ricetta classica si è evoluta per trovare la sua versione caratteristica in ciascun angolo delle Colonie, anche in base al gusto locale (a base di sherry, whisky, rum ecc.).
Molte diverse culture sembrano avere una propria versione di un liquore a base di uova, sebbene con varianti locali: basti pensare al nostro bombardino (orgoglio valtellinese ora diffuso in tutto l’arco alpino)! Solo per menzionarne alcuni, in Germania esiste una variante nota come eierlikör (letteralmente “liquore all’uovo”), la comunità ebraica polacca ha il suo kogel mogel, mentre in Porto Rico si potrebbe annoverare il coquito, una versione che si è evoluta andando a introdurre nel mix il gusto caraibico del latte di cocco.
Anche delle origini del nome eggnog non si hanno notizie precise, ma perlopiù le teorie sembrano concordare che si tratti di una combinazione di due parole, di cui la prima è ovviamente egg (uova) e la seconda potrebbe essere nog (un’antica parola inglese per una birra forte) oppure derivare da grog (termine usato in epoca coloniale per indicare bevande dense) o dal termine noggin (un tipo di tazza piccola usata nel Cinquecento).

La ricetta
Dosi (per 4 tazze):
- 4 tuorli d’uovo (meglio se freschissime, anche se durante il procedimento verranno comunque in parte pastorizzate)
- 120gr di zucchero
- 250ml di latte
- 250ml di panna fresca liquida
- 100ml di whisky, rum o brandy (io uso quest’ultimo)
- una stecca di vaniglia
- ½ cucchiaino di cannella
- 3 pizzichi di noce moscata grattugiata
Procedimento:
Versare il latte in un pentolino, aggiungere la vaniglia, la cannella e la noce moscata (una bella spolverata, si deve sentire!) e mettere sul fuoco. Portare quasi a ebollizione, quindi spengere, togliere la stecca di vaniglia e lasciare raffreddare quasi del tutto.
A parte separare gli albumi dai tuorli, mettere questi ultimi in una ciotola con lo zucchero e mescolare con una frusta fino a ottenere un composto spumoso.
Continuando a mescolare, versare il latte a filo sul composto di uova (se ancora caldo lasciare intiepidire un altro po’, altrimenti si rischia che cuocia le uova). Rimettere il tutto sul fuoco in una pentola dal fondo spesso, cuocendo a fuoco basso per circa 5 minuti continuando a mescolare, sempre facendo attenzione che le uova si pastorizzino ma senza cuocere (se si ha un termometro da cucina, basta assicurarsi che la temperatura rimanga al di sotto dei 60°).
Spegnere la fiamma e versare il contenuto in un altro contenitore perché si raffreddi prima, quindi lasciare riposare finché non torna a temperatura ambiente. Nel frattempo, in un’altra ciotola, montare la panna a neve non fermissima.
Versare il liquore nel composto di uova e unire quindi la panna, andando a mescolare con una spatola dal basso verso l’alto fino a incorporarla completamente.
Come detto si può conservare in frigo e servire fresco, più comune, ma anche scaldare per servirlo in tazza come bevanda calda: sarà il perfetto abbraccio per una fredda giornata d’inverno!
Fatemi sapere se avete mai assaggiato l’eggnog o se siete curiosi e avete voglia di sperimentarlo.
Io intanto mi gusto il batch di quest’anno e ne approfitto per augurarvi un felicissimo Natale!
Alla prossima!