Visitare Cordoba in 2 giorni: cosa non perdere

Eccoci al termine del nostro on the road in Andalusia, che concludiamo con una tappa di 2 giorni a Cordoba, lungo le sponde del Guadalquivir. Questa affascinante cittadina a misura d’uomo è caratterizzata da un forte spirito andaluso, dove l’anima moresca si fonde a quella “occidentale”, ma anche da una mescolanza architettonica, storica e culturale più profonda: un centro storico dove le origini romane dell’insediamento sono ancora visibili tra le torri medievali e le chiese rinascimentali, dove ai vicoletti dalle bianche facciate delle case e ai piccoli patios adornati da fiori colorati si contrappongono imponenti complessi e maestosi monumenti.
Cordoba è stata a lungo un crocevia di culture diverse, dove hanno convissuto abitanti di fede cristiana, ebraica e islamica, e un centro intellettuale oltre che commerciale, che ha visto il suo periodo d’oro tra l’VIII e il X secolo proprio grazie alla conquista moresca: da capoluogo della provincia romana baetica, l’antica Corduba divenne capitale di al-Andalus, il territorio islamico nella penisola iberica. Girovagando per le strette stradine del centro medievale di Cordoba potrebbe non trasparire questo antico splendore, è quasi difficile pensare che un tempo questa città apparentemente come tante altre visitate lungo il nostro percorso fu tra le più rilevanti del continente, fiorì con importanti istituzioni accademiche, preziosi esempi di architettura religiosa ed eleganti palazzi nobiliari, imponendosi come uno dei centri culturalmente più ricchi e architettonicamente più affascinanti dell’intera Europa. Difficile immaginare tutto questo, dicevo, finché non si gira un angolo e si vede la maestosa figura della Grande Moschea di Cordoba stagliarsi alla fine del vicolo. 

Raggiungiamo Cordoba in tarda mattinata, partendo da Granada dopo colazione. La situazione parcheggi ci pone anche qui qualche grattacapo appena arrivati, non avendo prenotato nulla prima ed essendo il centro storico inadatto in molti punti a parcheggi lungo strada.
Cerchiamo online delle aree non lontane dalla zona del nostro albergo ma molti parcheggi segnalati sembrano già pieni, sono dall’altra parte della città o hanno un costo a dir poco esorbitante. Ma, dopo un paio di giri, abbiamo la fortuna di scovare quello che si rivelerà il parcheggio meno costoso dell’intero viaggio: il parcheggio sotterraneo di Avenida de la Libertad. Se anche a voi capiterà di alloggiare nella parte nord del centro storico, questa soluzione potrebbe tornarvi utile!

Cominciano così le nostre due giornate alla scoperta dei tesori di Cordoba, dedicando il primo pomeriggio a un giro rilassato del centro, tra le sue piazze principali e le tante stradine piene di colori e luoghi dove fermarsi a gustare deliziose tapas, attraversando poi il celebre Ponte Romano e visitando la Torre de la Calahorra e il museo al suo interno. La mattina successiva partiamo invece subito con la Mezquita e il vicino Alzacazar de los Reyes Cristianos, per poi dedicarci al suggestivo quartiere della Juderia e, nel pomeriggio, ad altre attrazioni più vicine al nostro alloggio (Hotel de los Faroles) come il Palacio de Viana, la parrocchia di Santa Marina e Plaza de Capuchinos, con il suo singolare Cristo de los Faroles. La mattina della nostra partenza, invece, facciamo tappa sulla via del ritorno verso Siviglia (dove ci attende il volo di ritorno in Italia) alla Madinat al-Zahra, interessantissimo sito archeologico di epoca moresca a soli pochi chilometri dalla città.

Ecco quindi cosa non perdere assolutamente durante una visita alla splendida Cordoba:

Visitare la Mezquita

È il simbolo indiscusso di Cordoba, un esempio lampante della commistione culturale e architettonica che caratterizza l’Andalusia al pari di altri monumenti come l’Alhambra di Granada…in grado come quella di provocarmi la pelle d’oca al solo ingresso!
La Grande Moschea di Cordoba è stata infatti un’altra vera e propria perla del nostro viaggio, uno di quei luoghi che mi ha lasciata a dir poco a bocca aperta: non si può rimanere indifferenti quando si entra in quella foresta di colonne e archi bianchi e rossi a perdita d’occhio, nella penombra di questo luogo pervaso di sacralità.

Il complesso della Mezquita ha in realtà vissuto diverse epoche per arrivare a quello che è oggi: eretta nell’VIII secolo sul sito di una precedente chiesa visigota (di cui i resti sono ancora visibili in un angolo dell’ala occidentale dell’attuale edificio), il luogo di culto fu inizialmente condiviso tra cristiani e musulmani, finché l’allora emiro andaluso non decise di demolire la chiesa dedicata a San Vincenzo per avviare la costruzione della Grande Moschea. Al suo interno sono ancora oggi visibili esempi di elaborate e preziose decorazioni moresche, come i molti archi polilobati e lo splendido mihrab, la sala di preghiera che, curiosamente, non è orientata verso la Mecca. La leggenda vuole che fosse per via di una fantomatica volontà nostalgica dell’emiro Abd al-Rahman I, ma è molto più verosimilmente legato a una tradizione presente nelle popolazioni islamiche di territori distanti dalla loro città sacra (come appunto era l’antica al-Andalus) che voleva l’orientamento di preghiera semplicemente indirizzato verso sud, indipendentemente dall’effettiva posizione della Mecca… oppure un errore dovuto alle molte modifiche subite dall’edificio. La moschea e il patio esterno hanno infatti subito diversi restauri e ampliamenti nei secoli per mano dei successivi regnanti, che l’hanno infine portata agli attuali 23.400mq di superficie.

Ulteriori alterazioni sono arrivate in seguito alla Reconquista spagnola, quando i re cristiani hanno commissionato delle modifiche per inserire un luogo di culto cattolico all’interno dell’ex-moschea. La Mezquita di Cordoba è infatti oggi anche nota come la Cattedrale dell’Immacolata Concezione ed è tuttora in uso come luogo di culto cattolico. Tra le colonne e gli archi dell’antica moschea sono infatti sorte cappelle cristiane in stile gotico e mudejàr, che culminano in un ampio spiazzo privo di colonnato che ospita l’effettivo centro religioso dell’attuale Cattedrale. Così come mi era già capitato con il Palazzo di Carlo V all’interno dell’Alhambra, il maestoso soffitto a volta decorato in stile rinascimentale seicentesco e il ricco altare maggiore della chiesa cattolica, che mi avrebbero incantata altrove, mi lasciano perplessa all’interno di questo contesto così affascinante nella sua esoticità, che sembra quasi deturpato dall’invadente intervento successivo (pur riconoscendo che, anche qui, è stato proprio il ritagliare un angolo di culto a quell’epoca dominante all’interno del precedente edificio di fede islamica a salvare questa meraviglia da quella che avrebbe potuto essere la sua fine).

Anche il Patio de los Naranjos (Patio delle arance) è stato ampliato nel tempo, mentre quello che era il minareto della moschea è stato inglobato nell’attuale campanile di quasi 50 metri di altezza. Salire in cima a questa torre campanaria permette non solo, quindi, di godere di una vista impareggiabile dall’alto una volta arrivati in cima, ma di ammirare parte della struttura originale fino a circa metà della sua altezza percorrendo le scalinate interne: davvero particolare!

Per salire all’interno del campanile è necessario prenotare il proprio orario di ingresso, ci sono slot di entrata ogni mezz’ora a partire dalle 09:30 fino alle 17:30 e va acquistato un biglietto a parte di 2€ a persona direttamente alla biglietteria in loco.
Per la Mezquita invece gli orari d’ingresso sono dalle 10:00 alle 19:00 dal lunedì al sabato e dalle 08:30 alle 19:00 con una pausa intermedia tra le 11:30 e le 15:00 la domenica e nei giorni festivi. Nel periodo invernale (novembre-febbraio) la chiusura è anticipata alle 18:00.
Il biglietto di ingresso senza visita guidata ha un costo di 10€ a persona e va acquistato direttamente in loco il giorno della visita, ma nei giorni feriali è possibile anche visitare la Mezquita gratuitamente tra le 08:30 e le 09:30. In questo caso preparatevi a essere invitati a lasciare l’edificio alle 09:30 in punto senza troppi complimenti, ma posso dire che la visita senza grossi gruppi e con relativamente pochi altri turisti vale sicuramente la pena!

Alcazar e Juderìa

Tra la visita alla Mezquita e la scalata alla torre campanaria, buona parte della nostra prima mattinata vola via senza quasi neanche accorgercene. Sono già più o meno le 11:00 quando ci dirigiamo verso il vicino Alcazar de los Reyes Cristianos, a cui dedichiamo il resto del tempo che ci separa dal pranzo.
L’ingresso a questo edificio è consentito dalle 08:30 alle 20:45 (14:30 la domenica) tutti i giorni tranne il lunedì, giorno di chiusura. Il biglietto ha un costo di 4,50€ a persona, a cui si aggiungono 2,50€ se si vogliono visitare anche i vicini Baños Califales, risalenti al X secolo e sotterrati dai cristiani per essere riscoperti per caso solo all’inizio del secolo scorso. È possibile accedere gratuitamente dopo le 12:00 (18:00 nei mesi invernali) tutti i giovedì, esclusi i festivi.

Altro complesso degno di nota, l’Alcazar è oggi un Monumento Nazionale e nei secoli ha cambiato più volte funzione, vedendo passare tra le sue mura esponenti dell’Inquisizione, militari e, per qualche tempo, anche prigionieri. Come in molti altri esempi di architetture “miste” andaluse, parliamo di un palazzo reale sorto in epoca moresca (sul sito di un antico edificio di origine romana) che è passato poi nelle mani dei conquistatori spagnoli, che l’hanno riadattato pur senza snaturare l’affascinante stile originale.
Ancora oggi si percorrono infatti camminamenti merlati tutto intorno alle mura, e i bastioni medievali racchiudono eleganti e lussureggianti giardini decorati da statue, fontane e altri giochi d’acqua. All’interno le stanze potranno sembrare meno appariscenti di altri palazzi ammirati in precedenza, anche per via delle dimensioni ridotte di questo palazzo rispetto ad altri complessi che ci è capitato di visitare durante questo stesso viaggio (l’Alhambra e il Real Alcazar di Siviglia in primis), ma ci sono elementi architettonici e decorativi che sono dei veri e propri tesori e alcuni angoli in cui fanno ancora mostra di sé antichi mosaici in buone condizioni.
Tutto sommato una visita che reputo meritevole, anche se si hanno solo pochi giorni a Cordoba come nel nostro caso, per completare la “triade” dei monumenti principali assolutamente imperdibili della città: l’Alcazar, la Mezquita e la Sinagoga, quest’ultima nostra prossima meta.

Nel pomeriggio infatti, dopo esserci riposati un po’ nelle ore più calde, ritorniamo in questa zona per addentrarci nel pittoresco quartiere ebraico, o Juderìa. Qui, oltre a una delle sinagoghe più antiche di tutta la Spagna, a incantare è anche il semplice girovagare tra viuzze decorate da vasi di fiori appesi ai balconi e alle facciate bianche delle case, nonché una generale atmosfera d’altri tempi. Si trova qui, ad esempio, la fotografatissima Calleja de las Flores, una stradina talmente stretta che potevo toccarne entrambe le pareti senza neanche stendere troppo le braccia, decorata con vasi di fiori dal vivido colore azzurro. Onestamente non ho ben capito la fama di questa vietta in particolare rispetto a decine di altri angoli ugualmente suggestivi della città, ma sicuramente se capitate da queste parti vale la pena fare una breve sosta anche qui… senza però limitarsi ai punti più celebri e chiacchierati! Ci sono quartieri di Cordoba che nascondono in bella vista veri e propri angoli da cartolina, e la Juderìa è certamente uno di questi.
La Sinagoga, come detto una delle poche erette prima del 1492 a essere scampata alla distruzione di questi luoghi sacri di quell’anno, ha subito degli interventi di restauro in anni recenti e, sebbene non si tratti di un edificio particolarmente esteso, presenta comunque un suo fascino. L’interno a base quadrata è decorato nel classico stile mudejàr locale, con intarsi ed elaborati dettagli architettonici, e alcuni punti delle pareti presentano ancora anche iscrizioni in ebraico.
La Juderìa è oggi un sito Patrimonio dell’UNESCO, mentre la Sinagoga è stata dichiarata Monumento Nazionale, con l’intento in prospettiva di ampliarne ulteriormente l’area espositiva e renderla col tempo un vero e proprio centro culturale ebraico. L’ingresso a questo edificio è gratuito per residenti nell’UE.

Piazze, palazzi, monumenti particolari e resti romani

Il primo pomeriggio a Cordoba abbiamo attraversato gran parte del centro per raggiungere dall’hotel la zona della Mezquita, avendo così modo di incontrare da subito alcune delle piazze e degli altri monumenti principali della città. 
Il nostro tragitto ci porta a passare dai resti del Tempio Romano accanto al palazzo del comune alla vivace Plaza de las Tendillas, popolata di localini e dominata al centro dalla statua equestre di un generale spagnolo. Sarà proprio in una delle traverse che si diramano da questa piazza che torneremo in serata per sederci a gustare un giro di tapas non-stop al De Tapas.
La mattina dopo ci dirigiamo invece verso la vasta Plaza de la Corredera al ritorno dalla visita della Mezquita e dell’Alcazar, per ammirare il suo stile quasi “fuori posto” in Andalusia, dal momento che la forma rettangolare contornata da portici arcati ricorda molto piazze tipiche di altre zone della Spagna (Madrid è solo la prima che viene in mente). Trattandosi della più grande della città, nel tempo è stata luogo di mercato, di manifestazioni, eventi celebrativi e, in passato, anche di esecuzioni. Per pranzo decidiamo comunque di non fermarci qui ma di procedere oltre, verso una via laterale in cui troviamo un locale dall’aspetto più caratteristico.

Nel primo pomeriggio poi, prima di spostarci verso la Juderìa, esploriamo un po’ i dintorni del nostro albergo, fermandoci per una veloce merenda in Plaza de Santa Marina, con vista dell’omonima parrocchia dallo stile romanico. Decidiamo di non avventurarci all’interno del vicino Palacio de Viana, edificio nobiliare in stile rinascimentale originariamente del tardo XV secolo, passato di mano in mano e parzialmente trasformato col passare del tempo: ci siamo limitati a mettere il naso nel cortile interno, davvero ben curato, ma sebbene le foto viste online promettessero sale dalle spettacolari decorazioni, cominciamo ad accusare una certa stanchezza da fine viaggio e preferiamo dedicare le ultime ore a girovagare per le vie cittadine.
Poco prima del tramonto, mentre torniamo in zona per cenare non lontano dall’hotel, ci troviamo a passare per Piazza dei Cappuccini, dove si trova anche il convento dedicato a questi frati, proprio all’orario giusto per godere della vista del monumento che si staglia al centro di quest’area: il Cristo de los Faroles. Questa statua del Crocefisso adornata da otto lanterne ha infatti un che di singolare e confesso che trovarsi ad ammirarla nel momento che precede il crepuscolo rende l’atmosfera ancora più suggestiva.

Ponte Romano e Torre de la Calahorra

Menziono per ultime quelle che in realtà sono state tra le prime attrazioni a cui ci siamo dedicati nel pomeriggio del nostro arrivo, e consiglierei a chiunque di partire proprio da qui per diversi motivi.
La nostra prima passeggiata in città è stata infatti volta proprio a raggiungere subito un altro dei suoi simboli insieme alla Mezquita, che fa spesso mostra di sé nelle foto più rappresentative di Cordoba proprio insieme al retro dell’immenso edificio: mi riferisco ovviamente al Ponte Romano. Questo ponte che scavalca il Guadalquivir risale al I secolo a.C. e la sua particolare struttura l’ha reso anche un ottimo soggetto per prestarsi alle riprese di Game of Thrones (nonostante qualche modifica in CGI che lo fa assomigliare più al nostrano Ponte Vecchio di Firenze, potreste averlo riconosciuto “nei panni” del Ponte di Volantis nella quinta stagione dello show).

La ragione per cui ho detto che consiglierei di dirigersi in questa direzione come prima tappa (o una delle prime tappe) in città, oltre al caratteristico ponte ovviamente, è però ciò che si trova al di là del fiume. Alla costruzione romana sono infatti state addossate, sulle due sponde del Guadalquivir, delle strutture medievali durante la dominazione moresca: la Puerta del puente da un lato e la Torre de la Calahorra dall’altro. Entrambe erette con funzioni difensive, tra le due la Torre è quella che a mio parere merita una visita una volta giunti in città: al suo interno infatti, al costo di 4,50€ a persona, è possibile accedere a un interessante museo chiamato Museo de las Tres Culturas, in cui un’audioguida (disponibile anche in italiano) compresa nel prezzo permette di esplorare il periodo della dominazione moresca, in cui l’allora capitale di al-Andalus viveva un periodo d’oro e al suo interno convivevano in maniera relativamente armoniosa le popolazioni islamica, ebraica e cristiana. Il percorso tematico, oltre a fornire anche dettagli storici e alcune ricostruzioni della città in epoca antica, anche attraverso materiali multimediali, è in generale un ottimo punto di partenza per iniziare a conoscere la storia di Cordoba non appena arrivati, fornendo in più interessantissimi spunti di riflessione sulla tolleranza e il rispetto di altre culture tramite la conoscenza reciproca quanto mai attuali anche oggi.

Dintorni di Cordoba

Come anticipato, la nostra visita a Cordoba non si è esaurita all’interno della città. Suggerirei infatti a chiunque abbia modo di intraprendere questo viaggio itinerante tra le magnifiche città e i caratteristici paesaggi andalusi con mezzo proprio (e non con mezzi pubblici) di includere una tappa alla Madinat al-Zahra, situata a poco meno di una decina di chilometri dal centro della città, perfetta come sosta intermedia se si sta lasciando Cordoba in direzione sud ma anche semplicemente per una breve escursione di mezza giornata.
Il sito archeologico vero e proprio non è raggiungibile se non con le navette che partono dal parcheggio della biglietteria, dove è quindi necessario lasciare l’auto. L’ingresso al sito è gratuito per cittadini dell’UE ma va pagato un biglietto di 2,50€ a persona per un’andata e ritorno in bus.

Ad oggi meno del 15% della città originaria è stato portato alla luce, riscoperto a inizio Novecento dopo secoli sotto terra. Si dice che la città fosse un tributo d’amore dell’allora califfo andaluso Adb al-Rahman III a una delle sue concubine, chiamata appunto Zahara; altre versioni della storia farebbero invece risalire l’etimologia del nome a un più semplice (e meno romantico) “brillante”, a sottolineare lo splendore che si voleva raggiungere con questa città. Per sfarzo, in effetti, pare che nei suoi pochi decenni di vita (fu distrutta e in seguito abbandonata meno di un secolo dopo la sua fondazione nella prima metà del X secolo) la Madinat al-Zahra si fosse imposta come una delle più belle di tutto il Mediterraneo.
Questa bellezza, sfortunatamente, si può toccare solo in parte passeggiando tra i resti della città, che conserva però ancora molti tratti che suggeriscono la sua passata sontuosità e grandezza. Davvero una visita interessante se si vuole carpire qualcosa in più di questo periodo storico che ha profondamente segnato e per molti versi modellato l’Andalusia per quello che è ora.

A Cordoba abbiamo avuto modo di concludere la nostra vacanza andalusa in maniera rilassata, concedendoci una visita di meraviglie architettoniche, luoghi storici e vicoli pittoreschi a un passo lento, respirando l’atmosfera caratteristica di questa città. Una città che, seppure meno appariscente di altre nella sua forma odierna, costituisce però figurativamente la chiusura perfetta del cerchio, volendo creare un itinerario tra le bellezze e la storia di questa terra che culmini con quella che ne era un tempo la capitale.
La perfetta tappa conclusiva per un viaggio che ci ha regalato emozioni, ci ha riempito gli occhi di viste mozzafiato ed edifici dallo splendore indescrivibile, ci ha fatto scoprire sapori tipici e tradizioni locali, lasciandoci sicuramente con un’immensa voglia di esplorare presto ancora di più!

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2 pensieri su “Visitare Cordoba in 2 giorni: cosa non perdere

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