La nostra seconda tappa in terra andalusa, dopo una sosta a Jerez lungo la strada da Siviglia, è stata Cadice. Definita una delle più antiche città d’Europa ad essere state abitate in maniera continuativa, in quanto fondata come insediamento portuale dai fenici nell’XI secolo a.C., Cadiz racchiude in sé numerose testimonianze della storia che si è avvicendata sulle sue coste: dal passaggio romano a quello saraceno, dalle costruzioni difensive per proteggersi dalle incursioni navali agli splendidi palazzi e chiese commissionati dai re cristiani, le viuzze acciottolate che si contrappongono i maestosi parchi cittadini a due passi dal mare.
Cadice è un continuo avvicendamento di epoche e architetture diverse, ma è il bianco a dominare gran parte del panorama, un candore abbagliante che si staglia sulla linea blu dell’acqua a due passi dal mare ma che prende colore addentrandosi nel dedalo di stradine che ne caratterizzano il centro storico. È qui che l’anima “da porto di mare” si fa più viva, tra il mercato centrale e i molti locali dove viene servito pesce freschissimo, ma anche nella semplice, inconfondibile atmosfera che accomuna molte città che di commercio marittimo hanno storicamente vissuto per secoli.

Abbiamo trascorso in tutto appena un giorno e mezzo in questa città, concentrandoci quasi unicamente sulla parte centrale (dal quartiere Santa Maria in su, diciamo), e per coglierne l’anima possono bastare: il centro storico si gira infatti facilmente in poche ore e vale sicuramente la pena spendere parte di un pomeriggio a passeggiare semplicemente tra le vie senza una vera meta, perdendosi tra angoli caratteristici e piccoli vicoli che si aprono improvvisamente in ampie e vivaci piazze.
Quartieri Santa Maria e La Viña
Al nostro arrivo, nel tardo pomeriggio di quello che è stato in totale il nostro terzo giorno pieno in viaggio per l’Andalusia, ci siamo subito diretti a cercare un parcheggio non lontano dal nostro albergo. In questa parte di Cadice ci sono ovviamente solo parcheggi a pagamento, ma siamo stati fortunati a trovare posto a Las Calesas, adiacente al parcheggio della stazione dei treni e sempre gestito dall’Empresa Municipal de Aparcamientos, a un costo non esorbitante (10€ al giorno) e davvero a due passi dal nostro alloggio. Come base abbiamo scelto l’Hotel Convento, che come il nome suggerisce è stato ricavato all’interno di un ex-monastero accanto alla Chiesa di Santo Domingo, a pochi minuti a piedi dalla piazza della Cattedrale. Le camere sono ovviamente molto semplici, in quanto ricavate dalle celle dei monaci, quindi sicuramente in generale il rapporto qualità-prezzo non è particolarmente favorevole, ma l’atmosfera particolare ci ha conquistati (oltre alla colazione buonissima consumata nel cortile interno) quindi siamo stati comunque soddisfatti dell’esperienza.


Da qui partiamo per la prima passeggiata di esplorazione del centro storico di Cadice, dirigendoci direttamente verso la Cattedrale (che visiteremo però internamente il giorno successivo con calma). Da lì tagliamo verso il vicino lungomare e percorriamo questo piacevole viale in direzione del Castillo di San Sebastiàn, una fortezza di inizio Settecento costruita al posto di una cappella medievale che, a sua volta, pare fosse andata a sostituire un antico tempio pagano. La fortezza sorge su un’isoletta collegata alla terraferma a metà dell’Ottocento dal lungo passaggio che tuttora si può percorrere per raggiungerla, che noi attraverseremo però domani mattina: questa sera siamo qui per il cibo!
A due passi dalla splendida vista del castello fortificato, infatti, si trova il quartiere La Viña, che ci era stato consigliato per degli ottimi ristoranti a base di pesce e non solo. Una piccola via in particolare, chiamata Calle Virgen de la Palma, si addentra dalla zona di fronte alla spiaggia de La Caleta fino alla chiesetta di Nuestra Señora de la Palma, e tra le sue colorate facciate sorgono un invitante localino dopo l’altro tra cui scegliere.
Ci concediamo qui la nostra prima, gustosissima cena a Cadice, per poi tornare indietro tramite stradine interne e prepararci alla vera e propria esplorazione della città la mattina successiva.

El Pòpulo, bastioni e parchi, Playa La Caleta e di nuovo in centro
Questa mattina siamo partiti come prima verso la vicina Plaza de San Juan de Dios, la piazza del municipio, e da lì abbiamo proseguito lungo la Avenida del Puerto in direzione di Plaza de España, dominata dal monumento che commemora la promulgazione della Costituzione spagnola nel 1812 da parte delle Corti Generali riunite per l’occasione proprio a Cadice. La costruzione di questa imponente opera venne commissionata nel 1912, in occasione del centenario dell’evento, celebrando per estensione anche l’unità nazionale con questo monumento arricchito di simbolismi e figure allegoriche. La piazza di per sé non ha altri punti di interesse, ma al mattino presto (che, come dicevo nel precedente articolo, presto non è ma lo appare, visto che la vita qui sembra partire in quarta solo dopo metà mattinata) è un’oasi di quiete particolarmente piacevole anche grazie alle ordinate aiole e siepi che la circondano.


Da qui il passo è breve per raggiungere i bastioni cittadini, le antiche mura difensive che abbracciano parte del centro storico permettendo, oggi, anche di concedersi una piacevole passeggiata sulla loro cima, godendo della vista rialzata sul mare. La prima parte di questo percorso, salendo da Calle Honduras, è la cosiddetta Murallas de San Carlos, disseminata di vecchi cannoni a breve distanza l’uno dall’altro, che accompagnano fino all’inizio della promenade per eccellenza di Cadice: l’Alameda Apodaca. Qui il percorso si fa più elegante e “scenografico”, tra piante e panchine decorate di maioliche colorate, fino ai rigogliosi giardini punteggiati di statue e fontane scroscianti, il tutto all’ombra di splendidi alberi tra cui alcuni ficus giganti!
Continuiamo a percorrere il perimetro della città a ridosso del mare attraversando anche il Parque Genovès, meno colorato ma altrettanto piacevole e ricco di varietà arboree e non solo.


La nostra meta finale sono le due fortezze lungo la costa, di cui una come detto già intravista il pomeriggio precedente: il Castillo de Santa Catalina (risalente all’inizio del XVII, commissionato dal Re Filippo II in seguito al sacco anglo-olandese, sul finire del Cinquecento, come baluardo di protezione per la città), sfortunatamente chiuso quando siamo passati nonostante fossero già le 11:00, ovvero l’orario di apertura, e il Castillo de San Sebastiàn, separato dal primo dalla lunga striscia di litorale de La Caleta. Questa zona, una delle più popolari spiagge cittadine, è stata anche la mia occasione per dare sfogo alla mia fissa di mettere i piedi a bagno nel freddo oceano, creando una sorta di parallelo con il Pacifico a Santa Monica.
Dalla zona del Castello di San Sebastiano ci riaddentriamo nel groviglio di stradine del centro, passando per il brulicante Mercato Centrale di Plaza de la Libertad e per l’adiacente e deliziosa Plaza de las Flores (un tempo sede del mercato dedicato alla floricultura, da qui il nome). Ci fermiamo a mangiare delle ottime tapas in una vietta non lontano dalla piazza della Cattedrale e, da lì, ci avviamo al vicino Teatro Romano, quasi nascosto in bella vista nel labirinto di vicoli di questa zona. Ho trovato sorprendenti le rovine di questo sito, che un tempo poteva ospitare oltre 10.000 spettatori, non tanto per la costruzione in sé ma per la sua posizione, incastonata “quasi a forza” tra le strutture più moderne che sono sorte tutto intorno alla zona in cui, a partire dagli anni Ottanta, sono avvenuti gli scavi che hanno riportato alla luce questo teatro del I secolo a.C.


L’ingresso è gratuito per cittadini dell’UE e la visita di per sé non porta via moltissimo tempo, ma l’ho trovata molto interessante: del teatro è possibile percorrere i corridoi interni che portano poi alle gradinate, di cui solo una parte è accessibile, mentre all’interno del museo annesso è stato allestito un antiquarium ricco di reperti e informazioni.
Dopo una breve siesta, riprendiamo il passeggio per Cadice a metà pomeriggio, quando una lieve afa in meno ci permette non solo di visitare gli eleganti interni e la cripta della Cattedrale Nuova, risalente al XVIII secolo, ma addirittura di spingerci a scalare la torre campanaria fino in cima (il biglietto da 6€ a persona include anche questo ingresso). Da lassù si gode di una splendida vista sui tetti della città… incluso quello inconfondibile della vicina Cattedrale Vecchia, risalente invece al Duecento e che, sebbene restaurata in stile barocco, mantiene ancora parte del suo stile originale. La Cattedrale Nuova ha ovviamente un fascino più maestoso, ma anche la Cattedrale Vecchia, ora chiesa parrocchiale, merita sicuramente una visita.
Mentre l’aria si fa sempre più tiepida e la luce sempre più morbida, continuiamo la nostra esplorazione, ancora una volta lasciando semplicemente la mappa piegata in borsa e perdendoci tra i vicoli, arriviamo per puro caso a Plaza de San Antonio e ci fermiamo a bere un drink in uno dei tanti caffè affacciato su questa ampia piazza. Il pomeriggio si conclude nuovamente nella zona di Plaza de las Flores, che scegliamo per una cena a base di pesce… stavolta fritto (una cosina leggera)!


Di poco più di una giornata in giro per Cadice mi è rimasto un ricordo decisamente piacevole: una tappa che molti non includono in un giro standard dell’Andalusia prediligendo, tra le destinazioni costiere, città più “modaiole” come Malaga o Marbella. Personalmente, non essendo appassionata di località di mare, quello che cercavo in Cadice non erano i chilometri di spiaggia dorata ma la storia nei suoi edifici monumentali e nelle imponenti strutture difensive, l’atmosfera caratteristica e il buon cibo… e in tutto questo non sono stata assolutamente delusa!
Prossima tappa, con una sosta a Gibilterra lungo la strada, sarà la splendida Ronda!
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