Siviglia: attrazioni da non perdere e qualche angolo meno noto

Siviglia è una di quelle città che viene sempre, tassativamente menzionata quando si parla di un on the road in Andalusia, come base perfetta per qualche giorno e come ottimo punto di partenza per un bel giro delle mete e delle attrazioni imperdibili di questa affascinante terra.
Personalmente sono rimasta a dir poco ammaliata da questa città, che sapevo che avrei adorato ma non sapevo per certo fino a che punto finché non mi sono trovata immersa nella sua atmosfera familiare ed esotica allo stesso tempo.
Abbiamo trascorso in totale tre giorni qui, all’inizio della nostra vacanza itinerante in terra andalusa, e nonostante si riesca a cogliere pienamente il sapore di questa città anche in così poco tempo, avendone la possibilità suggerirei ovviamente di prendersi un paio di giorni in più per gustarsela appieno. Ad ogni modo, se due-tre giorni è il tempo che avete a disposizione a Siviglia (magari perché avete trovato un’offertona per un volo low cost e volete dedicarvi a un weekend nella perla dell’Andalusia), ecco qualche suggerimento su come organizzare il soggiorno, cosa non perdere assolutamente e qualche idea per aggiunte extra alle principali attrazioni.

Il Barrio de Santa Cruz

Il primo giorno abbiamo iniziato la nostra esplorazione dal centro storico di Siviglia, dirigendoci come prima cosa a una delle principali attrazioni della città: il Real Alcazar. Per questa vacanza, a parte l’Alhambra a Granada dove la prenotazione mesi prima è caldamente raccomandata per non rischiare di trovare tutti gli orari di ingresso disponibili nei propri giorni di soggiorno sold-out, non abbiamo prenotato nulla prima della partenza per poter scegliere di giorno in giorno a cosa dedicarci. Nel caso del Real Alcazar, anche dirigendosi lì di prima mattina il risultato di questa scelta è una scommessa: si può trovare, come nel nostro caso, una fila all’ingresso piuttosto lunga già una ventina di minuti prima dell’apertura, quando siamo arrivati noi, ma che poi all’apertura delle porte scorre abbastanza, si può essere ancora più fortunati di così oppure si può perdere un bel po’ più di tempo in coda. Ad ogni modo, sebbene come detto la nostra fila è scorsa piuttosto fluidamente e alla fine siamo riusciti a entrare meno di mezz’ora dopo l’inizio degli ingressi, chi era in fila con una prenotazione ha ovviamente avuto un’attesa minore, quindi se siete già certi di come volete dividere le attrazioni da visitare in un periodo di tempo magari relativamente breve che passerete in città e non volete rischiare inutili perdite di tempo consiglierei assolutamente la prenotazione preventiva.
Il biglietto per la visita generale in loco costa 13,50€ per adulto, con sconti per senior over 65 e per studenti, mentre l’acquisto online dal sito ufficiale comporta solo una maggiorazione di 1€.

Una volta dentro, la visita ci ha portato via oltre due ore e mezza, passando dal Patio del Leòn a tutta una serie di palazzi (Casa de la Contrataciòn, Casa del Asistente, Palacio del Rey Don Pedro e il Cuarto Real Alto, Palacio Gòtico) che si susseguono in un percorso quasi labirintico, intervallati ogni tanto da splendidi cortili interni. Gli ambienti sono tutti decorati nel tipico stile mudejar, stile architettonico sviluppato durante il regno dei primi re cristiani che, dopo aver attuato la riconquista di questi territori dall’occupazione dei Mori, commissionarono la costruzione di imponenti complessi che riprendevano motivi decorativi proprio di influenza moresca. Il Real Alcazar è una splendida testimonianza dell’avvicendamento di queste dominazioni in questa regione, esempio perfetto del caleidoscopico panorama andaluso: costruito inizialmente intorno al X come edificio fortificato dall’allora califfo Abd al-Rahman III e ampliato nei secoli seguenti dai successivi regnanti musulmani, di quel periodo rimangono parti come il Patio del Yeso e il Patio del Crucero, all’interno del complesso del Palazzo Gotico, ma la “Reconquista” a opera dei re cattolici ha anche portato a una significativa trasformazione di questo palazzo (oltre che della città e della regione nel complesso).
Gli archi acuti con dettagli decorativi che sembrano quasi intricati merletti, i soffitti a cupola dalle splendide decorazioni dorate, le maioliche colorate e l’immenso parco fanno sì che non ci si stancherebbe mai di visitare questa meraviglia, costantemente a bocca aperta. Dopo essere passati alla zona esterna ed esserci persi prima tra eleganti giardini geometrici decorati da bellissime fontane, poi nel giardino all’inglese e infine persi nel vero senso della parola all’interno del labirinto di siepi, percorriamo parte del corridoio colonnato perimetrale che offre una vista rialzata sui giardini e ci avviamo all’uscita, dove si ammirano ancora testimonianze dell’antica costruzione califfale nel Patio de Banderas.

Proprio di fronte all’ingresso dell’Alcazar si trova la Cattedrale di Siviglia, nostra prossima meta: al costo di 10€ a persona (che include anche un biglietto che si può utilizzare per visitare in seguito la Chiesa del Salvatore) è possibile visitare l’intera chiesa, costruita nel XII secolo come moschea e consacrata nel XIII secolo come cattedrale cattolica e nel tempo modificata in più parti. Della struttura originale sono ancora visibili degli elementi nel cortile esterno, il Cortile degli Aranci, e nella parte bassa dell’ex minareto, ora Torre della Giralda (quest’ultima non era accessibile quando siamo andati noi, quindi non abbiamo avuto modo di salirne le oltre trenta rampe fino alla cima. Qualora foste interessati, per la salita della Giralda si paga un’integrazione al biglietto generale). L’interno della Cattedrale ha subito varie modifiche nei secoli, con integrazioni in stile gotico e ampliamenti: il risultato finale è maestoso, dalla Cappella Reale all’imponente Altare Maggiore fino al fastoso sepolcro di Cristoforo Colombo, la Cattedrale è un altro vero e proprio spettacolo per gli occhi.

Una volta usciti ci siamo avviati verso Plaza Nueva e abbiamo attraversato Plaza de San Francisco, dove spicca il Palacio del Ayuntamiento (il Municipio), per poi addentrarci nella colorata Calle Sierpes, piena di negozi. Da qui siamo andati verso Plaza de la Encarnaciòn, dominata dalle imponenti Setas de Sevilla: questa enorme struttura a forma di funghi (setas, appunto) è anche nota come Metropol Parasol, e in effetti offre una piacevole ombreggiatura nella piazza sottostante. Per salire in cima si paga un biglietto di 3€ a persona, che comprende anche l’accesso all’Antiquarium, l’area archeologica in cui sono in mostra i resti di epoca romana e parte di una casa islamica risalente al XII o XIII secolo emersi durante i lavori di costruzione della struttura moderna. Dalla cima di questa imponente e singolare costruzione si gode di una vista che spazia in tutte le direzioni!

A questo punto, vista l’ora, ci siamo fermati per pranzo in zona (ristoranti piuttosto turistici, ma per un pasto veloce sono perfetti). Siamo tornati poi da queste parti nel pomeriggio perché ci tenevo a passare dal vicino Convento di Santa Ines, di cui avevo sentito parlare: in questo convento di clausura è possibile acquistare biscotti e altri prodotti dolciari realizzati dalle suore che lo abitano, recandosi a una finestrella girevole da cui avviene lo scambio senza mai guardarsi in faccia. Nell’anta è appesa la lista dei prodotti disponibili e il costo, si bussa per farsi servire, una volta fatto l’ordine si lasciano i soldi nel vano interno della finestra, che ruoterà per permettere la consegna del sacchetto di dolci.
Siamo dovuti tornare più tardi perché gli orari di apertura al pubblico per queste vendite sono dalle 9:00 alle 13:00 la mattina e dalle 16:00 alle 19:00 il pomeriggio… Consiglio comunque di non essere eccessivamente puntuali all’apertura perché, non essendo un negozio, gli orari sono perlopiù indicativi: il cortile è accessibile solo se il portone esterno viene aperto, noi alle quattro in punto eravamo lì e abbiamo suonato un paio di volte nell’arco di oltre dieci minuti, finché una delle Clarisse del convento è venuta ad aprirci. L’attesa è però stata ripagata da dei dolci davvero buonissimi (anche se mi è dispiaciuto un po’ che avessero degli incarti individuali in plastica anziché un’unica busta, sicuramente per mantenerne la freschezza più a lungo ma comunque per me uno spreco…)! Ho scoperto poi in seguito che questo non è l’unico convento a Siviglia in cui si può fare questa esperienza, che consiglio perché è davvero un modo carino di procurarsi dei souvenir gastronomici della città… anche se nel mio caso che non hanno fatto in tempo ad arrivare neanche alla tappa successiva del nostro viaggio, figuriamoci a casa!

Il Barrio de Santa Cruz è poi ricco di altri splendidi palazzi che vale la pena visitare, come il Palacio de Lebrija (che sembra un po’ un mini-Alcazar) e la Casa de Pilatos (risalente al XV secolo e che, per via degli stretti rapporti tra i membri della famiglia che lo ha costruito e l’Italia, si presenta con una interessante commistione di stile architettonico mudejar e rinascimentale italiano), ma per me una delle cose più belle è stata senz’altro girare senza una vera meta, tra vicoletti pittoreschi e piazze maestose, scoprendo luoghi dove gustare piatti ottimi o semplicemente fermarsi per rinfrescarsi dalla calura (per fortuna non ancora opprimente a inizio giugno) con un drink, godendosi l’atmosfera rilassata e la bellezza che incontra lo sguardo a ogni angolo di questa città.

Parque de Maria Luisa

Il nostro hotel era situato proprio dietro la magnifica Plaza de España, a mio parere una delle più belle piazze d’Europa, che abbiamo quindi avuto modo sia di gustarci nel primo pomeriggio del nostro soggiorno, mentre era baciata da una luce dorata che ne esaltava i colori, che di tornarci il giorno successivo per una passeggiata serale, così da poterla ammirare anche illuminata dopo il tramonto: uno spettacolo sempre e comunque!
Con una superficie di oltre 50.000 metri quadrati e le sue splendide decorazioni, tra marmi, coloratissime maioliche e un portico colonnato che segue tutto il semicerchio di palazzi (una gran parte di cui oggi sede di uffici amministrativi) fino alle due torri alle estremità, oltre al canale di oltre 500 metri di lunghezza solcato da barchette che segue il perimetro della mezzaluna della piazza, Plaza de España crea un colpo d’occhio a dir poco impressionante! La pianta della piazza e l’orientamento in direzione del vicinissimo Guadalquivir vorrebbero simboleggiare l’abbraccio del Regno di Spagna alle sue antiche colonie e lo sguardo verso il Nuovo Mondo (la realizzazione è infatti contemporanea a quella di un’altra splendida piazza all’interno dello stesso parco, Plaza de America, progettata dallo stesso architetto). Le decorazioni e gli elementi architettonici sono infatti ricchi di allegorie, come i quattro ponti che permettono di scavalcare il canale che simboleggiano gli antichi quattro regni di Spagna (Aragona, Castiglia, Navarra e Leon), nonché di richiami al territorio nazionale come i bassorilievi che rappresentano gli stemmi delle 48 province spagnole.
L’opera monumentale, realizzata in stile neo-rinascimentale con l’aggiunta di elementi di influenza moresca e dettagli barocchi, è di costruzione relativamente recente, fu infatti commissionata in occasione dell’Esposizione ibero-americana di Siviglia del 1929 all’architetto Annibale Gonzàles, che come detto si occupò anche di realizzare la controparte dedicata all’America all’interno dello stesso parco (meno imponente ma non meno affascinante, con gli splendidi padiglioni collocati lungo i due lati lunghi che oggi ospitano rispettivamente il Museo di Arti e Costumi Popolari e il Museo Archeologico, divisi al centro da un enorme specchio d’acqua).

Entrambe queste opere si trovano all’interno del Parco di Maria Luisa, il polmone verde di Siviglia, a sud del Barrio de Santa Cruz e accanto al fiume. Questo parco è stato ricavato dai giardini un tempo parte della proprietà del Palazzo di San Telmo, che l’allora Infanta di Spagna e Duchessa di Montpensier Maria Luisa Fernanda decise di donare alla città di Siviglia.
Il parco si estende per oltre trenta ettari ed è in parte un giardino botanico, ricco di piante sia autoctone che esotiche, e in parte una vera e propria cittadina immersa nel verde, con eleganti viali, piazzette, laghetti e fontane, splendidi padiglioni, costruzioni monumentali e statue commemorative di importanti personalità (come la stessa Infanta Maria Luisa) e celebri artisti e scrittori del passato (come Cervantes e Becquer).
Decisamente il posto migliore per rilassarsi con due passi all’ombra delle alte palme, dei pini marittimi e dei tanti altri alberi che punteggiano questa oasi di pace a due passi dal centro cittadino al termine di una giornata di esplorazione… o semplicemente per concedersi una pausa prima di avventurarsi al di là del fiume, alla scoperta del tradizionale quartiere di Triana.

Triana

Il primo pomeriggio del nostro soggiorno a Siviglia abbiamo passeggiato un po’ sul lungofiume dal Parco di Maria Luisa, attraversando poi il Guadalquivir al Puente de San Telmo. Da qui ci siamo addentrati tra le vie di questo quartiere caratteristico, non ricco di monumenti eleganti come l’altra sponda del fiume ma a suo modo comunque affascinante perché dal sapore autentico. Ci era stato consigliato di perderci per Triana anche e soprattutto per provare uno dei suoi ristorantini e delle sue taperie (oltre che per godere di un autentico spettacolo di flamenco, che noi abbiamo saltato perché avevamo in programma di vederlo a Granada, però se siete in visita solo a Siviglia questo può essere il posto giusto per godervi una di queste affascinanti performance) e non rimaniamo delusi: dopo aver passeggiato un bel po’ senza meta e aver gustato l’atmosfera di Triana appieno, ci ritroviamo su Calle San Jacinto e decidiamo di accomodarci in un piccolo ma grazioso locale chiamato Blanca Paloma. Le cameriere parlano a malapena inglese e il nostro spagnolo è a dir poco stentato, ma riusciamo comunque a farci capire e ordiniamo una selezione di tapas deliziose, davvero una cena da ricordare!

Abbiamo apprezzato così tanto l’atmosfera (e i sapori) di Triana che ci siamo tornati anche il giorno successivo: al rientro da Italica abbiamo attraversato il Puente de Isabel II (anche noto proprio come Puente de Triana) e ci siamo goduti un giretto per il coloratissimo Mercato coperto del quartiere, dove intorno a ora di pranzo si possono spizzicare qua e là ottimi prodotti freschissimi di ogni genere.
Come detto per Triana non c’è da fare un vero e proprio elenco delle attrazioni da non perdere come nel quartiere storico di Santa Cruz, al di là del fiume, ma se vi trovate in zona (oltre al già consigliato passeggiare senza stare troppo a guardare la cartina) sicuramente suggerirei una visita al Castillo de San Jorge, proprio accanto al Mercato de Triana: noi siamo andati subito dopo pranzo, un po’ anche per sfuggire alla calura delle ore più torride, e scendere nella parte sotterranea di questa ex fortezza non si è rivelato solo un modo per starsene ombreggiati ma, soprattutto, un’interessante aggiunta al nostro giro di Triana. La fortezza, di origine visigota, deve oggi la sua triste fama soprattutto al periodo dell’Inquisizione: i suoi ambienti sono infatti stati teatro di imprigionamenti e torture durante quegli anni. L’ingresso è gratuito e un percorso tematico ripercorre questa storia, mentre si attraversano i resti degli ambienti dell’antico complesso.

Fuori città

Qualora siate in vacanza nella sola Siviglia o abbiate in programma un giro focalizzato esclusivamente sulle tre città “cardine” dell’Andalusia (Siviglia-Granada-Cordoba), suggerirei di recarsi per un tour full day o di mezza giornata a Jerez de la Frontera, per godersi due passi nel centro di questa carinissima cittadina e gustarsi il suo prodotto di punta: lo sherry!
C’è modo di assaggiare ottimo vino andaluso prodotto a Jerez anche senza spostarsi da Siviglia, ovviamente, ma se avete un giorno in più da dedicare a un’escursione fuori città, potersi godere una degustazione proprio all’interno di una delle bodegas storiche che producono questa eccellenza locale è sicuramente tutta un’altra cosa.
Jerez è facilmente raggiungibile in treno, se non avete intenzione di affittare un’auto e volete muovervi solo con mezzi pubblici durante il vostro viaggio in Andalusia: ci sono treni piuttosto frequenti e diretti che impiegano in media un’ora a tratta, per un costo che può variare da circa 11€ a circa 25€ a seconda della tipologia di treno scelta. Una volta arrivati, il centro disterà poco più di un quarto d’ora a piedi ed è piuttosto raccolto, per cui si può facilmente girare a piedi. Basterà poi scegliere una bodega centrale (ce ne sono diverse tra le principali a due passi da Plaza del Arenal, inclusa la Gonzales Byass dove siamo stati noi) e, preferibilmente, prenotare l’orario della propria visita preventivamente… Altrimenti, se preferite un’escursione senza pensieri, ci sono ovviamente diversi tour operator locali che organizzano un tour organizzato con andata e ritorno a Siviglia in giornata.
Noi siamo stati a Jerez di passaggio perché eravamo comunque diretti a Cadice, circa una mezz’oretta più a sud della cittadina dello sherry (e sì, anche della pista motociclistica…).

Rimanendo nei più immediati dintorni di Siviglia, Italica è sicuramente un’altra interessante meta per una breve gita fuori città. Questo sito archeologico risale al III secolo a.C. e racchiude i resti del primo insediamento romano nella penisola iberica. Molti dei materiali da costruzione rinvenuti nel sito, così come accaduto spesso anche in Italia, sono stati “riciclati” nei secoli per erigere nuove costruzioni nel vicino capoluogo andaluso (parte della Giralda ad esempio, la torre campanaria della Cattedrale di Siviglia, è stata costruita con pietre di recupero provenienti proprio da qui).
Anche in questo caso è possibile affidarsi a un tour organizzato, per poter godere anche degli approfondimenti di una guida; se avete invece piacere di girare per il sito al vostro passo e scegliere voi le tempistiche della visita, Italica si trova nella zona di Santiponce, a circa una mezz’oretta di strada dal centro di Siviglia, e può essere raggiunta facilmente partendo con un bus dall’autostazione di Plaza de Armas (situata a nord del quartiere Arenal e di una delle sue principali attrattive, la Plaza de Toros de Sevilla, che noi però non abbiamo visitato). QUI trovate gli orari degli autobus.
L’ingresso a Italica è gratuito per cittadini dell’Unione Europea, e non è l’unico sito di interesse storico o culturale in Andalusia che segue questa politica… personalmente molto apprezzata! Ci godiamo quindi un’oretta/un’oretta e mezza (non servono davvero più di un paio d’ore, la visita è interessante ma il sito è piuttosto contenuto a livello di estensione totale delle zone visitabili) tra i resti di case di cui rimangono solo pavimenti decorati con colorati mosaici (ancora in buono stato grazie all’attento lavoro di conservazione e restauro), di terme e bagni pubblici, templi e taverne, parte delle mura perimetrali e, ovviamente, l’enorme anfiteatro. Questa struttura risalente al periodo augusteo, che al tempo poteva contenere fino a 25.000 spettatori, è considerata una delle più grandi arene di epoca romana e, sebbene non perfettamente intatta, mantiene ancora oggi la sua grandiosità.
Come già detto nel precedente articolo, se volete approfittare del vostro soggiorno a Siviglia anche per scoprire alcune delle location di Game of Thrones in Spagna (senza contare altre location cinematografiche come la già menzionata Plaza de España, usata tra gli altri in film come Lawrence d’Arabia e Star Wars: L’Attacco dei Cloni), dopo esservi immersi nelle atmosfere del Regno di Dorne al Real Alcazar non potete non recarvi qui, al centro di questo antico anfiteatro, immaginando di essere nella Dragon’s Pit della Capitale dei Sette Regni!

Tra scorci da film, monumenti iconici, edifici da lasciare senza fiato e un’atmosfera in generale calda e seducente, direi che Siviglia ha davvero qualcosa per ogni tipo di visitatore. È una città che non può lasciare indifferenti e personalmente ne ho ancora un ricordo vivo ed emozionante… decisamente meritevole di un’altra capatina nel prossimo futuro per approfondirne la conoscenza!
Voi siete già stati a Siviglia, la splendida perla dell’Andalusia, o sognate di visitarla presto? Fatemi sapere nei commenti cosa vi è piaciuto di più della città e, se state programmando una fuga da queste parti, cosa vi attira di più. Intanto per il prossimo articolo vi invito a seguirmi nella seconda tappa del nostro tour dell’Andalusia on the road: la splendida Cadice.
Alla prossima!

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3 pensieri su “Siviglia: attrazioni da non perdere e qualche angolo meno noto

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