Sono passati ormai due anni dal nostro splendido viaggio on the road in Andalusia, tra le città e gli scorci più rappresentativi di questa affascinante terra nella Spagna meridionale, eppure forse un po’ per via di un 2020 un po’ sfortunato per i viaggi (ma mi piace pensare sia soprattutto per via delle emozioni che questa esperienza ci ha trasmesso) i ricordi sono così vividi che mi sembra quasi ieri. I colori, i sapori e il fascino senza tempo di questi luoghi rimangono nel cuore fin dal primo sguardo, ricordo di aver vissuto di giorno in giorno sorprendendomi sempre più di quanto avessi davanti: entrata nel Real Alcazar di Siviglia mi sono detta di non aver mai visto un edificio così stupefacente in tutta Europa e che doveva per forza essere uno dei luoghi più belli del continente, solo per poi ripetermi la stessa cosa qualche giorno dopo visitando l’Alhambra di Granada, e ancora successivamente quando ho messo piede nella Mezquita di Cordoba e mi è letteralmente venuta la pelle d’oca.
L’Andalusia era nella mia lista da anni ma avevo sempre rimandato nel periodo estivo, un po’ spaventata dal continuo ripetere di molti che l’estate non fosse un buon periodo per visitarla (e d’altronde non è un mistero che io sia un’amante delle destinazioni più nordiche, che in genere prediligo a quelle mediterranee). Alla fine abbiamo optato per dedicare quasi due settimane all’esplorazione di questa splendida terra nella prima metà di giugno e devo dire che il periodo è stato perfetto… a volte la mattina sul presto o la sera dopo il tramonto mi capitava addirittura di avere un po’ freschino senza un giacchetto sugli abiti leggerissimi che mi ero portata!

Vi riporto qui di seguito una sorta di day by day del nostro on the road in Andalusia di 12 giorni, e punto poi ad approfondire tappa per tappa con articoli dedicati nelle prossime settimane.
Due considerazioni: se mi conoscete un po’ non vi sorprenderà non trovare tappe di mare in questo itinerario (se escludiamo Cadice, inserita per la storia e non per le spiagge), ma ovviamente per chi apprezza queste destinazioni è possibile inserire Màlaga o Marbella prima di addentrarsi nell’entroterra e nella zona dei pueblos blancos; inizialmente avevo messo in conto di esplorare anche la parte più orientale, includendo paesini ai piedi della Sierra Nevada come Lanjaròn, la zona di Almeria e cittadine come Guadix e Jaèn… il tempo a disposizione però, ahimè, non è mai abbastanza, quindi quest’area dovrà attendere un viaggio futuro.
Giorni 1-3: Siviglia e Italica
Ho parlato di dodici giorni di viaggio totali ma in realtà il nostro on the road in Andalusia ha occupato solo undici giorni effettivi, perché il volo da Roma atterrava a Siviglia intorno a ora di cena. Appena arrivati abbiamo quindi fatto giusto in tempo a dirigerci all’hotel Pasarela (che avevamo scelto perché sebbene decentrato rispetto al Barrio centrale di Santa Cruz si trovava proprio alle spalle di Plaza de España, una delle attrattive principali della città per noi) e a mangiare qualcosa al volo prima di metterci a letto… pronti a partire all’esplorazione del capoluogo dell’Andalusia la mattina successiva!
Prima tappa del nostro primo giorno in terra andalusa è stato il centro storico di Siviglia, dove siamo arrivati con una piacevole passeggiata di circa un quarto d’ora.
La vita pubblica qui parte con molta rilassatezza la mattina, quindi anche alzandoci a un orario comodo come le sette e mezza/otto abbiamo avuto la possibilità di esplorare le città con pochissime persone in giro praticamente tutte le mattine della nostra vacanza.
La prima giornata è stata dedicata alle principali attrazioni della città (Real Alcazar, dove siamo stati tra le due e le tre ore in tutto, e la magnifica Cattedrale situata comodamente proprio lì accanto) e a perderci tra le vie del Barrio de Santa Cruz, esplorando i vicoli più caratteristici tanto quanto le piazze più imponenti… come appunto l’incredibile Plaza de España, che reputo una delle più belle piazze d’Europa e dove ci siamo diretti nel pomeriggio, passeggiando un po’ anche al fresco del vicino Parque Maria Luisa prima di esplorare il quartiere Triana al di là del fiume. In questa zona ci siamo anche fermati a cenare in un piccolo locale di Calle San Jacinto dove abbiamo gustato delle tapas davvero ottime!
Il giorno successivo siamo partiti di buon’ora (sempre relativa!) in direzione dell’autostazione di Siviglia, dove siamo saliti su un bus che, in circa mezz’ora, ci ha portati a Italica, il primo insediamento antico romano in terra iberica. La visita al sito archeologico potrebbe non essere nulla di che per chi è abituato alla mole di posti come Pompei, ma ci sono mosaici ancora in buono stato visibili lungo il percorso e l’anfiteatro è molto scenografico… tanto che è stato scelto dalla produzione di Game of Thrones come la fossa dei draghi di King’s Landing!
Di ritorno a Siviglia ci siamo fermati a pranzo al coloratissimo Mercato di Triana, dedicando poi il resto della giornata a esplorare le zone della città che non avevamo avuto tempo di vedere precedentemente.
Tutto sommato in due giorni pieni si riesce a carpire il sapore di Siviglia e si torna a casa con la voglia di saperne di più, ma avendo più tempo a disposizione consiglierei sicuramente di dedicare più tempo a questa città che ha moltissimo da offrire al di là delle splendide attrattive turistiche e che merita quindi di essere vissuta a passo lento. Noi abbiamo saltato alcuni dei luoghi che la guida che avevamo acquistato ci suggeriva proprio per dedicare del tempo in più al semplice passeggiare lungo il Guadalquivir o a godersi un drink e qualche deliziosa tapa in un locale del centro: l’ambiente vivibile, la ricchezza di storia e la sua bellezza la rendono una destinazione ideale anche per una breve vacanza focalizzata solo su una città… ma per un viaggio itinerante in Andalusia è semplicemente il punto di partenza perfetto, vera e propria porta d’ingresso a questa magnifica terra.
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Giorni 4-5: Jerez de la Frontera e Cadice
La mattina del nostro quarto giorno di viaggio facciamo le valigie, ritiriamo la nostra auto in aeroporto (dove la riconsegneremo otto giorni dopo al termine del nostro loop) e partiamo verso sud in direzione di Cadice, nota come la città più antica d’Europa. Lungo la strada abbiamo però un’altra sosta in mente: la cittadina di Jerez de la Frontera, a circa un’ora e mezza da Siviglia e vicinissima poi alla nostra meta finale, nonché base per due notti, nella punta meridionale della Spagna.
Tra il nostro punto di partenza e il nostro arrivo di questa giornata è possibile percorrere due diverse strade: l’Autopista del Sur, strada a pedaggio, e la quasi parallela A-4.
Arriviamo a Jerez intorno alle dieci e mezza, giusto in tempo per lasciare la macchina in un parcheggio multipiano vicino al centro e attraversare Plaza del Arenal in direzione di una delle storiche Bodegas produttrici di sherry. Jerez sarà infatti nota ai più per via della presenza della pista motociclistica, ma la città può vantare anche una importante tradizione equestre (è infatti sede della Real Escuela Andaluza de Arte Ecuestre, che apre i battenti anche a visitatori interessati ad ammirare uno spettacolo degli eleganti “cavalli danzanti”, basta controllare giorni e orari sul sito ufficiale) ed è il centro di una ricca produzione vinicola che si estende in tutta l’area circostante.
Il clima spagnolo meridionale è molto simile al nostro e per questo lungo la strada si incontrano una miriade di colline coperte di alberi di olivi, nonché filari di viti in zone come questa, in cui la combinazione di un terreno ad alto contenuto di gesso (che trattiene bene l’acqua) e i venti tiepidi permettono di coltivare diverse varietà di uve adatte alla produzione in particolare di questo vino liquoroso. Lo sherry in realtà divide molto anche gli amanti dei vini in generale: una produzione piuttosto complessa per un prodotto di qualità dal sapore però estremamente deciso, che si può amare o odiare… personalmente non sono una fan dello sherry secco, ma ci siamo portati a casa dei sample che includevano anche varietà dolci come il Pedro Ximènes e secco con aggiunta di mosto dolce come il Cream che ho adorato!
Tra le varie cantine storiche di Jerez che aprono ai visitatori abbiamo scelto la Gonzàles Byass, produttrice del celebre Tio Pepe: il tour dura circa un’ora e mezza e include una degustazione finale (noi abbiamo scelto l’opzione con vino e tapas). Abbiamo attraversato gran parte della tenuta, sia a piedi che una parte in trenino elettrico, visto le cantine e le celle di produzione, passando anche per la zona di esposizione delle botti firmate da visitatori illustri della bodega come Orson Welles, Winston Churchill e membri della famiglia reale britannica come il Principe Filippo.
Dopo pranzo, sarà stata una combinazione di siesta pomeridiana e sabato, il centro si è completamente svuotato. L’afa ci ha scoraggiati anche dal visitare l’Alcazar, comunque più piccolo e assolutamente non paragonabile a quello di Siviglia, abbiamo solo visitato brevemente la Cattedrale e ci siamo poi diretti nuovamente verso l’auto. Arrivati a Cadice nel tardo pomeriggio, scarichiamo le valigie al nostro hotel (all’interno di un ex convento) e lasciamo poi l’auto in un parcheggio non molto lontano.
La giornata successiva sarà interamente dedicata a questa città che ci ha affascinati moltissimo, con la solita atmosfera da “porto di mare” ma allo stesso tempo con scorci eleganti fatti di edifici bianchi e colori pastello. Tra i bastioni difensivi e le fortezze lungo la costa, splendidi esempi di arte religiosa come la Cattedrale Nuova (dalla cui cima del campanile si gode di una splendida vista) e resti archeologici come il Teatro Romano quasi nascosto tra il dedalo di vicoli, Cadice è una città davvero variegata il cui centro storico può essere girato interamente in una giornata. Al di là della particolare alternanza di stili architettonici diversi, di questa meta abbiamo apprezzato la vivacità di alcune aree e ovviamente (non una novità in Spagna) un’ottima cucina, qui principalmente incentrata su deliziosi piatti di pesce!
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Giorni 6-7: Gibilterra e Ronda
Partendo da Cadice ci dirigiamo verso la piccola enclave britannica in terra spagnola, che dà anche il nome all’omonimo stretto che separa l’Europa dall’Africa: Gibilterra. Devo dire di non essere rimasta pienamente soddisfatta dalla nostra visita in questa città, anzi forse la definirei proprio la tappa più deludente del nostro on the road in Andalusia e una fermata che consiglierei tranquillamente di tralasciare… a meno che non si sia particolarmente attratti dalla particolarità della destinazione, per via della sua posizione peculiare o per via della sua celebre Rocca, casa delle famose (e dispettose) scimmie a piede libero.
Noi abbiamo parcheggiato a La Linea de la Conception, appena prima del confine, e abbiamo poi attraversato a piedi la dogana… e la successiva pista d’atterraggio degli aerei! A dispetto delle dimensioni apparentemente contenute, Gibilterra non è una destinazione da sottovalutare per gli spostamenti a piedi: si può passeggiare per alcune zone ma di certo, per arrivare da un punto all’altro del micro-stato, è indispensabile usufruire dei bus pubblici. Sconsiglierei ad ogni modo di parcheggiare all’interno del confine: la nostra sosta non è stata esattamente a buon mercato, ma ho sentito che i parcheggi all’interno del territorio di Gibilterra sono ancora più cari e che spesso il passaggio in auto alla dogana comporta qualche attesa di troppo.
Forse proprio per via dei vari grattacapi durante la nostra visita in una giornata particolarmente calda, non mi sono goduta granché il seguente viaggio verso Ronda, nostra successiva tappa e base per la notte. Questo è stato un peccato perché, attraversando l’entroterra andaluso in direzione della principale tra i cosiddetti Pueblos Blancos (le cittadine caratterizzate da edifici bianchissimi che spiccano nelle tonalità marroncine del territorio quasi desertico circostante) si incontrano tantissimi borghi caratteristici e davvero pittoreschi. Con il senno di poi, ed è un consiglio che mi sento di dare a chi volesse organizzare un on the road in Andalusia, salterei a piedi pari Gibilterra e dedicherei quel tempo alla visita di altri paesini bianchi come Ubrique o Setenil de las Bodegas oltre alla splendida Ronda… potendo aggiungere un ulteriore giorno di viaggio al vostro itinerario anche di più! Ognuno di questi paesini ha una caratteristica che lo contraddistingue, tornare in Andalusia tra le altre cose per concentrarmi su un tour dei pueblos blancos è sicuramente tra i miei obiettivi di viaggio futuri.
A Ronda abbiamo passato il resto del pomeriggio e la sera del sesto giorno di viaggio poi, alzatici sempre relativamente di buon’ora, abbiamo dedicato l’intera mattinata del giorno successivo fino a subito dopo pranzo ad approfondire la conoscenza di questa cittadina che offre scorci quasi da film fantasy (quando mi è stata consigliata come tappa del viaggio da un’amica e durante la ricerca su Google la prima foto che mi è apparsa è stata quella del Puente Nuevo dal basso è stato amore a prima vista!), angoli più caratteristici, costruzioni storiche e una radicata tradizione di pittura a mano delle maioliche. Si tratta inoltre della città natale di Pedro Romero, uno dei più famosi toreri spagnoli, quindi per chi non aborrisce quest’arte una visita alla Plaza de Toros di Ronda (una delle più antiche di tutta la nazione) vale sicuramente la pena.
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Giorni 7-9: Granada
Dopo il pranzo a Ronda partiamo in direzione ovest per raggiungere, in poco più di circa due ore di viaggio, la magnifica Granada. Il nostro hotel è proprio a due passi da Plaza Nueva, dominata dall’altura su cui si erge il complesso dell’Alhambra, che visitiamo già la mattina successiva. Questo complesso di palazzi e giardini è estremamente esteso e necessita quindi di almeno tre-quattro ore per essere visitato per intero come si deve: noi siamo entrati alle nove e mezza e siamo usciti dopo pranzo! Quella all’Alhambra è sicuramente la visita che va organizzata con più attenzione, visto che è necessario prenotare con parecchio anticipo, scegliere da subito una fascia oraria per l’ingresso ai Palazzi Nasridi (la parte senz’altro più stupefacente dell’intero complesso, dove possono accedere solo poche centinaia di persone alla volta per preservarne l’ambiente delicato) e compilare il form con i propri dati anagrafici, che dovranno essere gli stessi riportati poi sul documento che si avrà con sé durante il viaggio… ma tutti questi passaggi saranno poi ricompensati da uno spettacolo da lasciare a dir poco a bocca aperta. Si passa dall’austera imponenza dell’Alcazaba ai ricchi interni e agli affascinanti patio esterni dei Palazzi Nasridi, dai lussureggianti giardini del Generalife al Palazzo di Carlo V… edificio rinascimentale che paradossalmente, nonostante la bellezza, quasi sfigura quando accostata allo splendore surreale delle decorazioni arabeggianti del resto del complesso!
Al di là dell’Alhambra, Granada presenta numerose altre testimonianze della dominazione moresca in città, disseminate tra la zona dell’attuale Cattedrale cattolica e i saliscendi della collina di Albaicìn, l’ex-quartiere arabo che racchiude tesori come il Palazzo Dar-al-Horra e punti panoramici come il Mirador de San Nicolàs, affacciato direttamente sull’Alhambra.
Imperdibile una tappa a Sacromonte, il quartiere gitano di Granada, anche se per godere di un autentico spettacolo di flamenco mi era stato consigliato di recarmi in uno dei locali al di fuori di questa zona: per assurdo, pare che gran parte delle “cuevas” di Sacromonte offrano ormai show piuttosto turistici, mentre alcuni rinomati locali più dalle parti di Albaicìn garantiscono la presenza di artisti talentuosi che immergono pienamente nella struggente atmosfera di questa antica tradizione. Seguendo questo suggerimento, ho prenotato un posto allo spettacolo serale (abbiamo optato per una soluzione con solo show, non anche la cena, perché non volevo “distrazioni”) in uno di questi locali quasi con scetticismo, convinta che avrebbe avuto un che di artificioso… non potevo essere più in errore, è stata un’esperienza assolutamente emozionante e decisamente da consigliare!
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Giorni 10-12: Cordoba e dintorni
Ultima tappa del nostro on the road in Andalusia non poteva che essere Cordoba, una città dal centro piuttosto raccolto e quindi facilmente visitabile anche in poco tempo (noi siamo arrivati intorno a ora di pranzo e siamo ripartiti in tarda mattinata di due giorni dopo) ma allo stesso tempo estremamente ricca di sfaccettature. Tra le vie di Cordoba si sono avvicendate nei secoli culture diverse, rispecchiate dai principali monumenti: la Sinagoga, l’Alcazar dei Re Cristiani e ovviamente l’iconica Mezquita. La Grande Moschea di Cordoba, al cui interno è stato ricavato uno spazio adibito a chiesa cattolica, è uno dei monumenti più rappresentativi non solo della città, ma a mio parere dell’intera regione andalusa, in cui questa sovrapposizione architettonica, culturale e religiosa è visibile un po’ ovunque. La mescolanza di background diversi che ha creato quel magnifico caleidoscopio che è oggi l’Andalusia è perfettamente esemplificata nella città di Cordoba, e ancor di più nel museo allestito all’interno della Torre della Calahorra, al di là del Ponte Romano, un percorso tematico davvero interessante sul crocevia di culture che ha contribuito a formare lo scenario di questa città: è stata una delle nostre prime tappe nel pomeriggio del nostro arrivo in città e consiglierei a chiunque capiti da queste parti di riservarsi del tempo da dedicargli, magari proprio all’inizio del proprio soggiorno così da comprendere meglio il contesto in cui si sviluppa ciò che si andrà poi ad approfondire nei giorni successivi.
L’ultimo giorno del nostro viaggio itinerante attraverso le meraviglie dell’Andalusia, partendo di nuovo in direzione Siviglia, abbiamo deciso di dedicare una prima sosta a un altro sito archeologico, questa volta di origini musulmane: la Madinat al-Zahra, i resti di un’immensa residenza nobiliare (ha le dimensioni di una piccola città) voluta nel X secolo dall’allora califfo andaluso Abd al-Rahman III. A pochi chilometri dal centro di Cordoba, questo sito è stato dichiarato Patrimonio UNESCO nel 2018 e pare abbia posto le basi in epoca medievale per lo sviluppo dell’architettura moresca che oggi caratterizza tutta la regione: una visita davvero interessante e consigliatissima!
A neanche mezz’ora di distanza da qui, rimanendo sempre sulla stessa strada che si ricongiunge infine alla A-4 in direzione Siviglia, si passa poi da Almodovar del Rio, dove abbiamo deciso di fare un’altra sosta per visitare l’omonimo castello. Arriviamo intorno a ora di pranzo, ci concediamo un pasto veloce in paese e ci avventuriamo poi in salita verso l’ingresso, dove sventolano le bandiere… delle famiglie Tyrell e Lannister! Esatto, un’altra location usata per girare delle sequenze di Game of Thrones: il castello è stato infatti utilizzato per rappresentare la residenza dei signori di Highgarden. A parte questo, il castello in sé non sarà nulla di unico, ma se vi capita di passare da queste parti sicuramente può valere una sosta.
Arriviamo all’aeroporto di Siviglia nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per riconsegnare l’auto e dirigerci al gate per salire sul volo che ci riporterà a casa.
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Un paio di indicazioni finali:
- In Andalusia ci sono solo tre autostrade a pagamento ed è piuttosto semplice evitarle se si vuole: noi abbiamo fatto così in tutti i nostri spostamenti (se non pressati dal tempo) semplicemente perché, sebbene non si trattasse di grosse cifre, le strade non a pedaggio sono talmente in buone condizioni e a scorrimento veloce che non c’è davvero motivo di evitarle per una questione di qualità del viaggio.
- La Spagna è una di quelle nazioni in cui non si trovano prese della corrente a muro con messa a terra (il terzo foro, quello centrale), per cui qualora viaggiate con dispositivi che hanno una spina a tre punte ricordate di portare anche un adattatore a due!
Come anticipato a inizio articolo, del nostro viaggio on the road in Andalusia ho ricordi splendidi ed emozionanti, forse con il senno di poi anche perché è stato l’ultimo vissuto davvero in maniera spensierata prima che la pandemia ci colpisse senza preavviso, ma soprattutto perché l’ho trovato un viaggio “completo” sotto molti punti di vista: una terra ricca di storica, scorci caratteristici e luoghi a dir poco meravigliosi, ottima cucina, tradizioni antiche e affascinanti, divertimento e relax… ce n’è un po’ per tutti e ci sono infinite possibilità di personalizzare la propria esperienza seguendo i propri gusti.
Non a caso un itinerario attraverso le meraviglie andaluse è stata una delle mie prime proposte come travel designer, per incoraggiare quanta più gente possibile a scoprire questa regione geograficamente vicina a noi, ma dal fascino così esotico da sembrare completamente un altro mondo.

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