Il Lazio settentrionale è una zona ricca di borghi incantevoli adagiati su colline (spesso tufacee), percorsi nella natura e tradizioni artigianali e culinarie secolari. Dopo avervi introdotto alla Sabina e aver dedicato qualche settimana a questa area nel Lazio nord-orientale, ho deciso ora di spostarmi verso il viterbese e gli affascinanti paesini della Tuscia.
Se siete già stati diverse volte a Roma ma non conoscete questa zona, che si estende a nord della capitale inglobando caratteristici borghi medievali, laghi vulcanici, dimore storiche e paesaggi naturali splendidi e rilassanti, vorrei darvi alcuni spunti per delle escursioni in giornata proprio partendo da Roma per la prossima volta che capitate da queste parti.
Tra le gite andata e ritorno che potete tranquillamente organizzare anche in fai da te con mezzo proprio (la vostra auto o noleggiandone una per comodità e flessibilità di spostamento) per godere di questi scorci particolari e di alcuni tesori nascosti in bella vista in questo territorio, una meta che mi sento di consigliare è senz’altro Vitorchiano.
Potreste non aver mai sentito parlare di questo paesino di poco più di 5000 abitanti e, soprattutto per chi magari vive nel centro Italia (dove un borgo arroccato su un colle non fa esattamente notizia), a prima vista potrebbe non sembrarvi più degno di nota di molte altre destinazioni limitrofe. A un sguardo più attento ci si accorge però di alcune peculiarità di Vitorchiano, ad esempio la differenza della roccia locale che dal marroncino del tufo (più comune spostandosi verso il sud dell’Umbria e della Toscana) passa qui al grigio tipico del peperino, altra roccia di origine magmatica che caratterizza la rupe su cui sorge il borgo e che ricorre anche nelle sue viuzze.
Le case che si susseguono lungo le vie più interne del centro storico presentano questa tonalità che gli conferisce quell’aspetto senza tempo degno del set di un film ambientato nel medioevo, con qualche tocco di colore nelle porte, nei vasi fioriti e, quando si osserva il paese dall’alto, nei tetti tendenti all’arancione: davvero uno spettacolo suggestivo. Suggerirei infatti, come abbiamo fatto noi, di recarsi verso il centro del borgo appena arrivati e dedicare subito una breve visita all’interno del Palazzo Comunale, dove l’ingresso libero ai visitatori consente di salire fino in cima alla torre e godere da lì di una vista panoramica. Il palazzo si raggiunge seguendo la via principale che dal piazzale antistante le mura (Piazzale Umberto I) attraversa Porta Romana fino a Piazza Roma, la piazzetta caratterizzata dalla fontana a fuso su cui si affaccia la torre dell’orologio. Attraversando l’arco a sinistra subito dopo la fontana e girando a destra si trova l’ingresso del Palazzo Comunale, dotato di ascensore ma solo per metà della sua estensione in altezza: per raggiungere la cima vera e propria della torre si prosegue infatti per quattro rampe di scale a piedi. Qui ci sono cartelli che impediscono di aprire le finestre quindi le foto non saranno un granché attraverso il vetro, ma da qualche piano più sotto c’è un’altra finestrella che si può aprire e richiudere da cui si gode già di una bella vista sui tetti. Inoltre la particolarità di questo palazzo è che perfino la sala principale, usata per le riunioni del consiglio, è accessibile liberamente e vale davvero la pena perché è riccamente affrescata e presenta un bellissimo soffitto a travi di legno, un enorme camino in roccia locale e altri elementi in pietra che riportano lo stemma di Roma, la Lupa Capitolina (che compare anche tra gli affreschi alle pareti) e la scritta S.P.Q.R.
Iniziare la visita di Vitorchiano dal Municipio serve quindi anche a dare subito un’idea della sua storia antica, quando da insediamento etrusco passò sotto l’egida di Roma e alla Capitale ha da allora sempre dimostrato un fiero sostegno: l’orgoglio con cui questo legame è stato esternato nei secoli è ben evidente nella Sala del Consiglio così come in altri punti del borgo in sui ricorrono simboli che rimandano alla Città Eterna, fino ad appena fuori le mura dove sorge la curiosa statua di un uomo seduto a sorreggersi il piede intitolata semplicemente “A Marzio”. La leggenda narra che, venuti a sapere di un attacco ai danni di Roma da parte degli Etruschi, il popolo di Vitorchiano mandò questo pastore ad avvertire gli alleati. Durante la marcia, una spina si conficcò nel piede di Marzio, che però non demorse e continuò imperterrito, riuscendo ad allertare i romani in tempo per preparare un contrattacco ma morendo poco dopo a causa di un’infezione causata dalla ferita.
Dal Palazzo del Comune ci siamo spostati verso la Chiesa di Santa Maria Assunta (del XIII secolo), la cui entrata laterale è proprio di fronte all’ingresso del Municipio e il cui interno, sebbene non in ottime condizioni, presenta dettagli artistici e architettonici che permettono di respirarne immediatamente l’antichità. Da qui ci siamo poi immersi nei vicoli senza seguire un reale itinerario, affacciandoci di tanto in tanto ai vari belvedere che offrono uno scorcio sulla valle del Vezza e la rigogliosa natura tutta intorno al colle e ammirando la particolare configurazione urbanistica fatta di balconcini, rientranze, piccoli portici e i cosiddetti profferli (una rampa di scale addossata alla facciata dell’abitazione che termina con una piccola loggia e offre uno spazio sottostante coperto da un arco da cui si accede al pianterreno o a un ambiente seminterrato come le cantine).
Il quartiere medievale è pieno di angoli pittoreschi, noi siamo andati di sabato mattina eppure le vie erano quasi deserte e ci sono stati momenti in cui il silenzio e l’ambientazione caratteristica ci hanno fatto sentire quasi come se fossimo stati catapultati in un’altra epoca. Eppure l’attenzione al visitatore non manca: accanto ai palazzi storici e ai monumenti è sempre possibile trovare una piccola targa che fornisce approfondimenti e a un angolo della piazzetta antistante il Municipio, proprio accanto alla fontana duecentesca, c’è un piccolo Info Point (noi l’abbiamo trovato chiuso ma all’esterno erano state lasciate fotocopie di un piccolo depliant informativo con cenni storici sul paese).
Da piazza Roma poi si può scendere lungo una via che porta appena sotto le mura, per un altro scorcio suggestivo, e prosegue verso la valle sottostante. Dal centro di Vitorchiano è infatti possibile prendere vari percorsi ben segnalati che collegano il borgo ad altri paesini vicini, come il sentiero 125 che si snoda in direzione Corviano e Bomarzo e attraversa, tra le altre cose, la cosiddetta Valle delle Sculture, area in cui spiccano diverse statue in peperino realizzate da maestri scalpellini del posto.
Per arrivare a Vitorchiano consiglierei di impostare il navigatore nello specifico su Piazzale Umberto I, così da passare lungo via Manzoni dove si trovano diversi parcheggi lungo la strada in cui poter lasciare l’auto e proseguire poi a piedi per gli ultimi metri verso l’ingresso del centro storico vero e proprio.
Dopo pranzo siamo saliti nuovamente in macchina e, oltrepassando Porta Romana, abbiamo imboccato la via della Teverina verso sinistra, attraversando il ponte e arrivando dopo pochi chilometri a uno spiazzo dove poter parcheggiare per godere di una vista del borgo dal versante occidentale. Questo piazzale è anche il luogo in cui sorge un’altra attrazione singolare ma diventata ormai quasi un simbolo del paese, sebbene di origine esotica: il Moai di Vitorchiano. Si tratta di una statua simile a quelle dell’Isola di Pasqua e, sebbene realizzata con peperino locale, è in realtà la cosa più vicina a un “pezzo autentico” si possa avere, in quanto realizzata da un gruppo di undici nativi di Rapa Nui in visita in Italia per promuovere il restauro delle statue nella loro terra natia. Questa statua Moai è stata quindi scolpita ad ascia, realizzata con metodi tradizionali, ed è l’unica di questo genere non localizzata sull’Isola di Pasqua.
Non vi so dire l’emozione di trovarsi a due passi da qualcosa di così maestoso (quasi dieci metri di altezza per circa trenta tonnellate di peso) e allo stesso tempo misterioso, che rimanda a terre lontane che ho sempre desiderato visitare e che, in un periodo come questo, sembrano ancora più inarrivabili. Si dice che toccando l’ombelico di questa statua si possa esprimere un desiderio che si realizzerà… il mio non ve lo posso rivelare ma ho pensato che tentare non costa nulla! 🙂
Un cartello stradale ci ha incuriosito, quindi tornando in auto proseguiamo lungo questa stessa strada lasciandoci alle spalle Vitorchiano per dirigerci verso Celleno, il cosiddetto “borgo fantasma” (abbastanza ben segnalato anche dalle indicazioni stradali), che si trova ad appena 17km di distanza. Si tratta di un paesino arroccato su un’altura che presenta una struttura e una storia molto simile all’ex-gioiello segreto ormai più celebre di tutta l’Italia centrale, ovvero Civita di Bagnoregio (che noi abbiamo visitato ad aprile 2014 e che si trova in effetti a pochi chilometri di distanza da qui).
Come la cosiddetta “città che muore”, Celleno ha subito uno spopolamento per via dell’instabilità del terreno e dei rischi strutturali per gli edifici costruiti sul colle tufaceo su cui sorge, ma a differenza di Civita di Bagnoregio (dove il borgo vecchio è ancora in parte abitato) l’intera popolazione di Celleno ha lasciato le proprie abitazioni intorno agli anni Cinquanta, lasciandolo quindi TOTALMENTE abbandonato. Noi siamo arrivati in un assolato pomeriggio primaverile e l’abbiamo trovato molto evocativo, con la chiesa diroccata e gli edifici semidistrutti in cui la vegetazione ha iniziato a reclamare il suo posto… posso solo immaginare quanto possa risultare spettrale e a suo modo comunque suggestivo girare tra quelle stesse vie deserte in un giorno nuvoloso o di nebbia!
Una volta attraversata la parte nuova di Celleno si giunge ai piedi di una piccola rampa che permette l’accesso al “borgo fantasma”, non ci sono molti parcheggi nelle vicinanze ma non troverete così tanto traffico da impedirvi di trovare comunque un posto libero (a patto di stare attenti a non posteggiare troppo a ridosso delle mura: noi siamo stati avvertiti da un gentile signore del luogo, appena scesi dalla macchina, che nell’esatto punto in cui ci eravamo fermati erano caduti dei massi tempo addietro, quindi abbiamo provveduto immediatamente a spostare l’auto un po’ più avanti!).
Dai piedi della rampa il borgo appare davvero come una Civita di Bagnoregio in miniatura, poi passato l’arco si entra nella piccola piazza centrale su cui si affacciano vari edifici tra cui la rocca (ancora in buone condizioni) e altre strutture parzialmente in rovina. Dall’altro lato della rocca si scende lungo una via che porta a un’altra uscita dalle mura, passando accanto a rientranze e piccole stanze in cui sono stati allestiti spazi che rimandano alle antiche tradizioni, con ricostruzioni che sono state possibili anche grazie alla donazione di arredi, strumenti di lavoro e utensili vari da parte di persone del posto e non solo. Dal lato della piazza opposto all’ingresso del borgo, invece, si può proseguire fino all’altro capo del centro (dis)abitato, oltrepassando la chiesa semidistrutta e giungendo a una passerella in legno che permette di raggiungere vari punti con affaccio sul paesaggio circostante.
Il borgo fantasma di Celleno è praticamente tutto qui, non si estende su una superficie molto estesa quindi è possibile visitarlo in relativamente poco tempo (motivo per cui consiglierei di accoppiare l’escursione alla visita di un altro borgo nelle vicinanze, come appunto Vitorchiano o Civita di Bagnoregio, oppure Montefiascone a due passi dal Lago di Bolsena, o ancora ci si può spingere fino a Bomarzo con il suo caratteristico Parco dei Mostri), ma credo a prescindere che non lasci indifferenti e possa essere considerato a tutti gli effetti un’altra piccola gemma in questo territorio punteggiato di bellezze e sorprese che è la Tuscia.
E voi, siete mai stati in questi due paesini del viterbese? Cosa ne pensate?
Spero in generale di avervi incuriositi, attendo di leggere i vostri pareri (o magari anche suggerimenti su altre chicche in zona che potrei inserire in un’altra gita futura) e vi aspetto la prossima settimana con un’altra idea per piccole gite fuori porta che si possono organizzare partendo da Roma.
Alla prossima!