Quest’anno il giorno di San Valentino coincide anche con una delle mie ricorrenze preferite, ovvero la domenica di Carnevale. Nel mio animo bambinesco, il Carnevale si lega ancora alla spensieratezza di vestirsi in maschera, tirare coriandoli e festeggiare con dolci di ogni tipo… quindi nel pieno spirito goliardico con cui le relative festività sono nate.
In passato, infatti, nel calendario cristiano questi erano gli ultimi giorni di “grassa” in vista dell’imminente periodo di penitenza della Quaresima. Da qui il nome Mardi Gras, con cui l’ultimo giorno di Carnevale è noto anche in altre culture, nonché varie tradizioni come ad esempio quella da me adorata del Pancake Day anglosassone, che consiste nel realizzare questo dolce allo scopo di liberarsi di tutti gli ingredienti grassi che non verranno utilizzati nell’arco dei successivi quaranta giorni di magra. Tante diverse nomenclature e usi locali per, fondamentalmente, lo stesso concetto.
In Italia il Carnevale ha molte espressioni locali, da Venezia a Viareggio solo per nominare i più blasonati. Per quanto mi riguarda, sono cresciuta con l’attesa febbrile della sfilata dei carri nel mio paese di origine, Poggio Mirteto, che ovviamente quest’anno non potrà essere un’opzione.
Ma al di là della temporanea impossibilità a radunarsi a frotte per partecipare a questo o a quell’altro evento paesano, ho comunque pensato di cogliere l’occasione per stilare una lista di alcune delle mie preferite tra le sagre, rievocazioni storiche e festività ricorrenti che animano ogni anno i borghi della mia amata Sabina… in attesa di tornare a goderne presto anche dal vivo!

Festeggiamenti di Carnevale
Partiamo proprio da Poggio Mirteto, dove in realtà i Carnevali che si festeggiano sono due: il cosiddetto Carnevalone Poggiano, che si svolge la domenica di Carnevale, e il Carnevalone Liberato, che ha luogo la domenica successiva (entrambi fortemente influenzati dal meteo, per cui in passato è anche accaduto di assistere a rinvii alle settimane seguenti).
Durante il Carnevalone Poggiano si parte poco dopo pranzo con una sfilata lungo via Roma e intorno a Piazza Martiri della Libertà di gruppi in maschera e carri allegorici realizzati da gruppi provenienti da gran parte dei paesi limitrofi, tutti registrati precedentemente nelle rispettive categorie per essere valutati e venire premiati nel tardo pomeriggio, al concludersi della manifestazione. Quello della premiazione è anche il momento in cui si dà fuoco al cosiddetto “Carnevalone” (un fantoccio che rappresenta qualcosa o qualcuno che ha avuto risonanza nei mesi precedenti alla festa, sempre con un fondo ironico), con i partecipanti alla festa che gli ballano intorno.
Il Carnevalone Liberato invece, come il nome suggerisce, nasce come commemorazione della liberazione del paese dallo Stato Pontificio, con una rivolta popolare che ha avuto luogo a febbraio 1861. Solo temporaneamente soppresso tra il 1929 e fine anni ’70, lo stampo della festa è dichiaratamente anticlericale, per tale motivo festeggiata appositamente la prima domenica di Quaresima. Tolta qualche deviazione spesso un po’ “estrema” che non ho particolarmente gradito in passato, la festa di base sarebbe anche piuttosto godibile pur non condividendone appieno gli “ideali”, grazie alla presenza di vari artisti di strada, persone in maschera e stand gastronomici: si ricalca in generale l’animo goliardico di un qualsiasi Carnevale, con a conclusione il rogo del “bammoccio” scelto per quell’anno, accompagnato da un poema satirico in dialetto.
Sempre legata ai festeggiamenti del Carnevale mirtense è poi la Sagra della bruschetta, che ha luogo in genere la domenica precedente al Carnevalone Poggiano e, oltre a degustazioni di pane bruscato condito con il nostro olio sabino DOP e altri dolci della tradizione carnevalesca, include stand di artigianato e il Carnevale dei Bambini, ovvero sfilata e festa in maschera apposta per i più piccoli.
Un’altra sagra in zona dedicata alla bruschetta con olio sabino si svolge nel paesino di Casaprota (non lontano dalla via Salaria) generalmente a fine gennaio, e oltre alla protagonista della manifestazione sono presenti stand gastronomici che offrono molte altre eccellenze del territorio come il vino Colli Sabini DOC, piatti a base di tartufo, salumi del reatino, i legumi del Turano e molto altro.

Per rimanere in ambito prevalentemente “mangereccio” (ma non solo), ecco alcune altre sagre che apprezzo particolarmente in questa zona:
Sagre della pizza fritta
Si tratta di un impasto simile a quello di una normale pizza, ma viene steso piuttosto sottile e poi fritto in olio d’oliva, per poi essere condito con zucchero o sale a seconda se si vuole la versione dolce o salata. Tendenzialmente dalle nostre parti le pizze fritte si mangiano semplici, senza farcitura (tranne in alcuni casi in cui ci si spalma sopra una crema al cioccolato), e come una sorta di “street food”.
Le sagre dedicate a questo prodotto a cui ho partecipato in passato sono quella di Passo Corese, frazione di Fara Sabina in cui si trova anche l’omonima stazione ferroviaria sulla linea Fiumicino-Roma-Orte, dove la sagra affianca pizze fritte e arrosticini e si tiene generalmente ad agosto, di Canneto, altra frazione di Fara Sabina e casa del celebre albero di olivo millenario soprannominato “L’Ulivone”, e di Cottanello, paese circa a metà strada tra la valle del Tevere e i dintorni di Rieti che preserva ancora un suggestivo aspetto medievale, celebre anche per l’estrazione dell’omonimo marmo rosso (queste ultime due manifestazioni sono organizzate in genere nel mese di luglio).
Cottanello ospita poi anche la manifestazione “I vicoli dell’arte e dei sapori”, che si svolge generalmente intorno al 10 maggio in corrispondenza della celebrazione di San Cataldo, uno dei patroni del paese a cui è intitolato anche l’omonimo eremo appena fuori dal centro abitato. In questo contesto, il borgo si anima con l’apertura di botteghe di artigianato, cantine e “locande” gastronomiche, a volte organizzando anche eventi complementari in associazione con l’ufficio turistico quali visite guidate all’eremo e alla villa romana. La specialità locale che la fa da padrone in questa sagra sono senz’altro gli stringozzi (denominazione locale degli strangozzi).

Sagra del frittello
Qui sono di parte anche perché, per quanto il mio metabolismo possa non essere d’accordo, vado matta per questi fritti! Si tratta di pezzi di cavolfiore passati in una pastella di acqua, farina, uova e un pizzico di sale, poi fritti in abbondante olio extravergine d’oliva locale.
La sagra del frittello che si svolge ormai da quasi mezzo secolo a Roccantica è una manifestazione che punta a promuovere questo piatto molto amato in queste zone, che viene qui cotto in pentoloni d’olio allestiti nella piazza centrale, accompagnato da altre delizie gastronomiche e da vino del posto e dall’apertura delle botteghe dell’arte artigiane per tutto il paese. I festeggiamenti si collegano alla celebrazione di San Giuseppe, ma la manifestazione vera e propria viene in genere fissata per la domenica successiva al 19 marzo.
I frittelli sono protagonisti anche a Configni, paesino di appena poco più di 600 abitanti che, come il nome suggerisce, si trova ai confini tra il Lazio e l’Umbria. Tra percorsi naturalistici, grotte carsiche e resti del castello risalente al X secolo, il borgo si anima particolarmente il 12 marzo in onore del patrono San Gregorio Magno, per cui oltre alla sagra dei frittelli si celebra una messa solenne con processione e l’esibizione di varie bande musicali.
Sagre del fallone
Il fallone è una sorta di calzone al forno farcito con erbe aromatiche e verdure dell’orto e condito con olio d’oliva. Esistono piccole varianti della ricetta base un po’ in ogni paese, in alcuni ad esempio il ripieno viene arricchito da pezzi di salsiccia.
Le sagre dedicate a questo prodotto semplice ma gustoso a cui mi è capitato di partecipare sono quella di Stimigliano (raggiungibile comodamente in treno da Roma scendendo alla stazione omonima sulla linea FL1 Orte-Fiumicino, sebbene poi il paese, come molti altri qui intorno, si divida tra lo Scalo e la parte alta in cima al colle), che si svolge generalmente a settembre in concomitanza con le celebrazioni per i santi Cosma e Damiano, e di Selci, paesino di poco più di mille abitanti non molto distante dal primo in cui invece la sagra ha luogo generalmente a metà giugno.
A Selci, come già menzionato in questo articolo, sono famosi anche per la produzione della loro tipica porchetta (insignita anche del riconoscimento P.A.T. per la Ricognizione dei prodotti agroalimentari da parte dell’ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura nel Lazio). Una tale prelibatezza non poteva che essere celebrata con una sagra apposita, che si tiene in genere nella prima metà di agosto.

Sagra della patata
Leonessa è un comune dell’Alta Sabina con poco più di 2000 abitati situato a quasi 1000 metri di altitudine, a ridosso del Monte Terminillo. Si trova praticamente ai confini della Regione, è infatti divenuto parte del territorio laziale solo sul finire degli anni ’20 del secolo scorso. Nato nel Duecento come unione di sei castelli che tuttora danno i nomi ai sei rioni che la compongono, Leonessa è uno dei paesi sabini a essere stato insignito della Bandiera Arancione del TCI anche grazie all’aspetto curato e che preserva ancora il fascino tardo-medievale e rinascimentale. Questo contesto è tuttora teatro di rievocazioni storiche davvero suggestive, nonché di manifestazioni culinarie come la sagra dedicata al suo prodotto di spicco: la patata leonessana, una varietà tipica di questa zona nota in tutta Italia e protagonista di un evento in cui viene servita in diverse modalità. La sagra della patata di Leonessa, che si svolge su due giornate generalmente in uno dei primi weekend di ottobre (quest’anno, per la sua trentunesima edizione, dovrebbe cadere il 9 e il 10 del mese), oltre agli stand gastronomici offre mercatini di artigianato, spettacoli di fuochi d’artificio e, ovviamente, l’immancabile premiazione della patata più grande.
Sagre dolciarie
Il già menzionato Stimigliano, oltre al fallone salato, è anche il paese della Bassa Sabina dove la tradizione dolciaria sembra più presente, dal momento che ci sono più eventi incentrati su questi prodotti.
L’ultima domenica di giugno, ad esempio, la tradizione vuole che si festeggi San Giovanni Bosco, la cui ricorrenza cade in realtà a gennaio ma, un po’ per questioni climatiche e soprattutto per usanze legate al passato, le celebrazioni paesane sono state fissate a questo periodo estivo. I festeggiamenti in onore di San Giovanni Bosco a Stimigliano risalgono alla costruzione della chiesa a lui dedicata presso lo Scalo negli anni ‘30, ma l’usanza di festeggiare a fine giugno riprende perlopiù la tradizione agraria legata al termine della mietitura, quando i signori gratificavano i contadini organizzando una grande festa. È diventata perciò la ricorrenza ideale per inserire anche la Sagra della ciambella stimiglianese, una specialità di zona con impasto a base di vino e anice privo di uova. Ogni anno il comitato organizzatore commissiona al forno locale un certo numero di ciambelle, la cui distribuzione agli abitanti avviene poi casa per casa nel corso della mattinata, prima di partecipare alla processione e, nel pomeriggio, ai festeggiamenti in centro.
Altro appuntamento imperdibile con le delizie dolciarie del paese è la Sagra dei dolci stimiglianesi, che si svolge la seconda domenica di ottobre e parte la mattina con il forno di zona che apre le porte per una “preparazione in diretta” di ciambelline di magro, paste tedesche, pesche, deliziose e altri dolci della tradizione tutti fatti a mano, le cui ricette si sono tramandate per generazioni tra gli abitanti di questa zona.

Altre feste patronali
Spesso, come visto, le sagre culinarie sono strettamente legate alle celebrazioni per il santo patrono del paese, festeggiamenti particolarmente sentiti dalla popolazione e che al di là di processioni, esibizioni di bande musicali e spettacoli pirotecnici presentano sempre un certo afflusso dagli artigiani di zona per l’allestimento di mercatini e degli stand gastronomici che servono le specialità locali.
A Tarano, ad esempio, comune di poco più di 1400 abitanti dall’anima medievale, arroccato tutto intorno al suo duomo preromanico, il 23 aprile si festeggia il patrono San Giorgio gustando fave e pecorino.
A Poggio Mirteto invece il 7 agosto si celebra il patrono San Gaetano con processione con statua del santo, concerto della locale Banda Garibaldina e fuochi d’artificio, seguiti il giorno dopo da una fiera serale allestita nella piazza principale sulle note di un concerto… seguito da una tombolata fuori stagione!
Una festa patronale particolarmente sentita è quella di San Sebastiano a Forano, comune confinante con Stimigliano, dove la mattina del 20 gennaio arriva una sveglia precoce per tutti i cittadini: poco dopo le cinque, la “Sveglia di San Sebastiano” con botti e canti passa per le strade del centro per tirare giù dal letto tutti i paesani, che si uniscono poi alla processione che si chiude con una colazione all’aperto offerta a tutti i partecipanti dal comitato organizzatore.
Rievocazioni storiche
In paesi con una componente storica così ricca grazie alla presenza di castelli, torri e fortificazioni varie, le rievocazioni sono senz’altro tra gli eventi che attirano maggiore attenzione, grazie allo sfoggio di costumi d’epoca ben curati, manifestazioni sportive e altri eventi che richiamano il passato sia a livello culinario che folkloristico. Completa il quadro l’ambientazione caratteristica di borghi dove il tempo sembra essersi fermato.
Tra le mie preferite c’è senz’altro la Sacra Vacunae, nel paese di Vacone, borgo di poco più di 200 abitanti ma dalla storia millenaria: sono numerosi i resti di epoca romana in zona, tra cui una villa di Orazio. Il nome del paesino deriva infatti dalla dea Vacuna, divinità silvestre sabina il cui culto è stato in seguito adottato anche a Roma. La sagra si sviluppa su tre serate (in genere l’ultimo weekend di giugno) in cui il paese torna proprio all’epoca romana grazie a figuranti in costume che organizzano parate, dimostrazioni di combattimenti tra gladiatori e di formazioni militari e le ancelle passano tra i tavoli a servire vini e pietanze d’epoca.

Tra le rievocazioni medievali, imperdibili sono quella di Roccantica (a metà agosto) e quella di Bocchignano (a cavallo tra giungo e luglio). Il primo paese, come il nome suggerisce, è caratterizzato dalla presenza di una rocca del X secolo, che è anche la protagonista di questa manifestazione storica: l’evento rievoca infatti le giornate in cui i paesani hanno strenuamente difeso dei legati di Papa Niccolò II, rifugiatisi qui per sfuggire alle truppe dei baroni de’ Crescenzi. All’arrivo degli alleati, la fazione papale vide il suo trionfo nonostante le decine e decine di caduti del posto: si dice infatti che solo 12 abitanti di Roccantica sopravvissero e, come ringraziamento dal pontefice, questi ricevettero in dono dei feudi.
Le celebrazioni di Medioevo in Festa a Roccantica durano di solito quattro giorni, concludendosi il 15 agosto con la Festa dell’Assunta e relativa processione. In questi giorni il borgo si anima con corteo storico, musiche medievali e sbandieratori, figuranti in costume che proclamano versi in lingua d’epoca e, ovviamente, l’apertura di diverse taverne (anch’esse allestite in stile medievale).
A Bocchignano invece, borgo frazione di Montopoli di Sabina arroccato a pochi chilometri dalla storica Abbazia di Farfa, il castello e le viette sono lo sfondo di Due giorni al Medioevo (credo che la durata sia cambiata nel tempo, perché quand’ero più piccola erano almeno cinque). A celebrarsi è la simbolica consegna delle chiavi del paesino all’allora abate di Farfa, avvenuta da parte della vedova del feudatario locale nel 939 d.C. La manifestazione comprende una sfilata in costume con dame e cavalieri, l’apertura delle botteghe del borgo con esposizioni di vecchi utensili e manufatti e dimostrazioni degli antichi mestieri… e ovviamente stand gastronomici per gustare i prodotti locali!
A pochi chilometri di distanza, Casperia (altro borgo Bandiera Arancione del TCI molto caratteristico) ospita la manifestazione Castrum Asprae, verso fine giugno, dove le celebrazioni in onore di San Giovanni Battista (24 giugno) si uniscono a rievocazioni medievali con tanto di spettacolo di sbandieratori, tornei di tiro con l’arco, sfida tra cavalieri nel palio delle contrade e stand gastronomici dove vengono servite, tra le altre cose, le lumache al sugo (una delle specialità locali).

A Magliano Sabino, comune a ridosso della A1 (c’è un’uscita apposita), l’appuntamento più sentito dalla popolazione è quello con la Giostra del Gonfalone, che si svolge generalmente a metà luglio. Si inizia con la sfilata delle quattro contrade paesane, ognuna accompagnata da una dama che espone gli anelli a simbolo delle vittorie di ciascuna fazione nelle edizioni precedenti della manifestazione. Nei giorni successivi il paese si anima con decine di figuranti, esibizioni di sbandieratori e bande musicali e, per concludere, l’ultimo giorno si svolge il palio tra contrade.
Per concludere torniamo verso l’Appennino, a Leonessa, per un altro palio tra contrade: il Palio del Velluto, una manifestazione che si tiene in genere l’ultima settimana di giungo in concomitanza con la festa di San Pietro e Paolo (29 giugno), in quanto San Pietro era un tempo uno dei patroni del paese. Questo evento ha le sue origini addirittura nel Quattrocento (anche se in passato è stato sospeso per diverso tempo a causa delle vittime dovute a disordini nell’arco della manifestazione). Oggi ovviamente non c’è più tale rischio e il Palio leonessano è un evento caratteristico e coinvolgente che attira gente da paesi più o meno distanti grazie alla full immersion in epoca rinascimentale. Curatissimi costumi, cambiavalute per ottenere i carlini (la moneta dell’epoca che è l’unica valuta con cui si può spendere alle botteghe e taverne del paese), gare, tornei e, infine, il palio equestre. A tutto questo nel tempo si è aggiunta anche la rievocazione dell’entrata in paese di Margherita d’Austria, la figlia di Carlo V a cui il paese di Leonessa era stato donato nel Cinquecento.

Queste non sono ovviamente TUTTE le feste e sagre che animano i borghi della Sabina nell’arco dell’anno, ce ne sarebbero a decine da elencare, quindi mi sono limitata per ora a quelle che conosco meglio e che ho avuto modo di apprezzare nel tempo.
A voi il compito di scoprirne altre esplorando queste zone dove, se vi va, rimarremo anche con il prossimo articolo, dove vi porterò a conoscere due iconici santuari della Bassa Sabina.
Alla prossima!
NB: prima di avventurarsi da queste parti consiglio sempre di ricontrollare le effettive date di svolgimento di questi eventi sui siti dei comuni o delle Pro Loco di riferimento!
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