“Coast-to-coast” USA #6 – Los Angeles

A chiudere le nostre tre settimane in viaggio attraverso gli States troviamo ad accoglierci (con forse leggermente meno calore di quanto avrei sperato dopo il lungo viaggio in pullman da Las Vegas) la Città degli Angeli nella sua versione notturna. Arriviamo al parcheggio della East 7th St. intorno alle 22:30 e troviamo facilmente un taxi che in meno di un quarto d’ora (e inaspettatamente solo 25$ compresa mancia) ci porta fino al nostro Hollywood Hotel, a due passi da Santa Monica Blvd e a un paio di fermate di metro dal celebre Hollywood Blvd. L’impatto, come dicevo, non è proprio dei più scintillanti, ma questa sarà un’impressione che avremo anche il giorno seguente durante il nostro giro sulla più famosa via di Hollywood. L’albergo avrebbe anche il suo perché, sembra una struttura molto ben tenuta, ma abbiamo qualche problema subito appena arrivati: prima di tutto abbiamo di nuovo difficoltà con le carte e alla reception non ci trattano con la stessa comprensione riscontrata finora nelle altre città, ma invitandoci invece a prelevare immediatamente dal piccolo ATM situato nella lobby e chiedendoci inoltre un ulteriore deposito di 100$ come caparra non potendo offrire la carta di credito come garanzia… che, per carità, non obietto in quanto sacrosanta politica dell’hotel, ma trovo che ci sia sempre modo e modo di rivolgersi a un cliente, che specialmente se stanco come eravamo noi POTREBBE non gradire un tono perentorio e a tratti stizzoso.

Disappunto a parte per questo e altri disagi con la camera di cui magari parlerò meglio in separata sede, iniziamo il nostro soggiorno a Los Angeles la mattina seguente con la zona più vicina al nostro albergo… un soggiorno che risulterà alla fine molto più orientato sul mero divertimento e sull’aspetto “mondano” di quanto avessi voluto originariamente, con diversi cambi di programma in corsa che ci hanno portati a vivere questa città in maniera forse un po’ superficiale, più da turisti anziché esplorarne il sapore più autentico e meno frivolo. Abbiamo però anche avuto modo di rilassarci un bel po’ giunti al termine della nostra lunga vacanza, muovendoci molto lentamente e senza corse frenetiche da un posto all’altro, osservando diversi punti di questa città enorme e tentacolare che può facilmente disorientare e che tuttora non saprei definire. Quando mi chiedono se mi è piaciuta Los Angeles non so mai cosa dire… credo che la risposta più onesta sia “dipende”: dipende dalla zona, è una città difficilissima da inquadrare in un’unica definizione, cambia così drasticamente da un quartiere all’altro che si può solo dire quale di questi ti è piaciuto di più e quale di meno, ma personalmente non riesco a dare un giudizio unico sull’intera metropoli.

Giorno 1: Hollywood Blvd. e Beverly Hills Golden Triangle

IMG_1787La nostra prima mattina ci dirigiamo direttamente via metro alla fermata Hollywood/Vine, di fronte al famoso Pantages Theater (teatro degli anni ’30 e location della cerimonia degli Oscar nel decennio 1949-59) e a due passi dal celebre incrocio che dà il nome alla stazione. Da qui iniziamo la passeggiata lungo la Walk of Fame, una di quelle attrazioni che tuttora affermo VADANO viste se si va a Los Angeles perché è senz’altro parte dell’esperienza hollywoodiana, ma a dir poco una delusione: le oltre 2000 stelle con incisi i nomi di famose personalità della tv, del cinema, della musica e del teatro installate lungo il marciapiede della Hollywood Blvd. a partire dagli anni ’60 sono tenute in condizioni pessime… così come d’altronde l’impressione generale che ho avuto di questo angolo della città “dove i sogni si realizzano” è che il sogno di gloria è morto da un pezzo, sostituendo quello che mi aspettavo essere un contesto luccicante con un che di decadente. Le molte facciate di teatri che hanno sicuramente visto tempi migliori si riflettono su queste stelle dal costo esorbitante (ogni celebrità deve essere approvata dalla Camera di Commercio per poter ricevere la propria stella e pagare una tassa di 25.000$ per l’installazione vera e propria) e alquanto impersonali se paragonate all’ingresso del celebre Chinese Theater, che invece mi ha colpita favorevolmente. Abbiamo seguito la scia di stelle, facendo slalom tra le pisciate di barboni (sul serio!) e scattandoci una foto di rito con alcune di esse, fino all’incrocio con North LaBrea Avenue, dove capeggia l’autoreferenziale stella della Walk of Fame stessa e le due stelle dedicate ai Beatles e a Elvis. IMG_1837Da lì siamo tornati indietro lungo il marciapiede opposto, facendo sosta al TLC Chinese Theater per dare un’occhiata più da vicino alle impronte e alle firme nel cemento solidificato di alcune delle più grandi star del presente e del passato. Questo, come dicevo prima, è forse l’unico punto dell’intera passeggiata in cui mi sono sentita vicina al glamour che può portare con sé una prima all’ex-Grauman’s Theater, o all’emozione che può essere per un divo diventare parte di quel collage di lastre che pavimentano questo iconico ingresso.
Dopo un pranzo veloce al centro commerciale di Hollywood&Highland (vicino al celebre Dolby Theater), ci spostiamo per il pomeriggio nel quartiere di Beverly Hills, che raggiungiamo comodamente in bus dal nostro albergo e dove passiamo qualche ora tra  boutique, auto costose parcheggiate lungo marciapiedi ben curati e costeggiati di palme e un’atmosfera in generale decisamente posh. A quanto pare la scelta di non rendere la parte residenziale di Beverly Hills facilmente raggiungibile da mezzi come la metro è stata voluta dai cittadini stessi, che gradiscono la loro pace e la loro privacy così com’è. Noi partiamo comunque dalla zona meno residenziale del Civic Center, con il suo palazzo municipale in stile rinascimentale dal sapore spagnoleggiante, e ci muoviamo verso il cosiddetto Golden Triangle attraversando, tra le altre, la breve “ma intensa” Rodeo Drive, con i suoi negozi di lusso e i ristoranti stellati.
Beverly Hills ha un sapore diametralmente opposto alla deludente Hollywood che abbiamo attraversato la mattina… ma è ovvio, qua è come sparare sulla Croce Rossa!

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Giorno 2: Universal Studios

Il secondo giorno pieno che passiamo a Los Angeles è stato forse il mio preferito, perché dedicato da mattina a sera alla visita degli Universal Studios di Hollywood! Mi sono divertita da pazzi, era quasi il tramonto e aveva notevolmente rinfrescato quando Lorenzo ha dovuto letteralmente tirarmi via facendomi notare che erano passate più di dieci ore da quando eravamo arrivati la mattina, allora con un cielo alquanto uggioso che si è per fortuna aperto in seguito regalandoci un sole abbagliante. Una giornata perfetta a cui non cambierei nulla… tranne forse la scelta poco felice di un cupcake al triplo cioccolato in tarda mattinata subito seguita dalla movimentata attrazione dei Transformers, cosa che ha scombussolato un po’ il mio equilibrio alimentare e ci ha portati a orari assurdi per i pasti seguenti, tipo un pranzo “da Krusty Burger” non prima delle tre e mezza. A parte questo abbiamo cercato di vedere e provare TUTTO, e con anche un po’ di fortuna siamo riusciti a conciliare gran parte degli spettacoli e delle attrazioni nel tempo che avevamo a disposizione, anche vivendo momenti emozionanti e per me indimenticabili.

Credo che il posto meriti un articolo a parte quindi rimando a quello per informazioni sulle cose da fare, biglietti, orari, prezzi e offerte e mi limiterò invece qui a dire che consiglio di dedicargli una giornata intera se avrete voglia di inserirlo nel vostro piano per L.A.: il costo può spaventare a prima vista, soprattutto chi normalmente non è un amante dei parchi a tema, ma vale realmente la pena e lo consiglierei soprattutto a chi, al di là dei parchi divertimento di per sé, ama l’universo cinematografico e ciò che gli ruota intorno, perché ci sono veramente un sacco di curiosità da scoprire.

Giorno 3: Downtown, Santa Monica e Venice Beach

IMG_1887Il terzo giorno è forse quello più difficile da inquadrare per me, definito da continui cambi di rotta, occasioni perse ma allo stesso tempo grande soddisfazione per quello che invece siamo riusciti a fare. L’idea iniziale era recarci verso il Griffith Park in mattinata, per godere della vista sulla città e magari visitare l’Osservatorio (che sarebbe stato invece chiuso la mattina seguente, essendo un lunedì), ma una volta recatici alla fermata Vermont/Sunset della metro rossa, da cui è possibile prendere uno dei bus della linea DASH Observatory, abbiamo cambiato idea (non ricordo neanche perché) e abbiamo invece pensato di anticipare il giro nella zona di Downtown, originariamente in programma per l’ultima mattinata in città. Normalmente non mi torturo eccessivamente a posteriori sui cambi di programma repentini e quello che potrei aver perso, ma in questo caso tuttora rimpiango un po’ la scelta, innanzitutto perché non c’è stato modo di recuperare Griffith Park il giorno dopo ed è una di quelle cose che mi sarebbe invece piaciuto vedere, ma anche perché la zona del centro è abbastanza dimenticabile la domenica mattina: di certo un Business District non fa lo stesso effetto quando non brulica di gente, e il cielo grigio simile a quello del giorno prima allo stesso orario ha solo finito per sottolineare un’impressione poco felice lasciatami da questo breve giro. Ne è valsa la pena però per vedere dal vivo una delle più celebri opere dell’architetto Frank Gehry: la Walt Disney Concert Hall, costruita a fine anni ’80 per volere della vedova del famoso cartoonist come nuova sala concerti della Los Angeles Philarmonic.

2Forse proprio l’impatto non esattamente felice ha influito su un’altra modifica in corsa che ancora mi turba, dettata da non so quali logiche (probabilmente solo la stanchezza accumulata e la voglia di scrollarmi di dosso il sentimento suscitatomi da quelli che dovevano essere alcuni “punti forti” di questa città, sperando di liberarmi dal disappunto buttandomi su qualcosa che ERO CERTA mi avrebbe sollevata), ovvero rinunciare lì per lì anche a una capatina a El Pueblo per dirigerci invece direttamente verso la costa. Da Downtown ci imbarchiamo sull’allora relativamente nuova linea della metro Expo (l’ultimo tratto, che giunge al centro di Santa Monica, era stato aperto proprio a maggio 2016). Il viaggio è discretamente lungo (circa un’ora e mezza) ma tranquillo e confortevole per chi è abituato a spostarsi spesso su rotaie. Il capolinea è nel cuore della cittadina di Santa Monica, che avevo originariamente valutato come base per il nostro soggiorno (fidandomi di alcuni consigli da miei precedenti clienti provenienti dalla zona) ma che col senno di poi, almeno per questo primo viaggio a L.A., sono contenta di aver barattato per una sistemazione più centrale… per quanto decisamente meno affascinante!

Santa Monica è un centro vivace e piacevole da girare a piedi, abbiamo percorso la famosa Third Street Promenade (vicino a cui abbiamo anche pranzato poco dopo il nostro arrivo) e parte del lungomare, dirigendoci poi via bus verso Venice per qualche ora prima di rientrare a Santa Monica e attraversare il celebre Pier.
Venice ha un carattereIMG_1916 leggermente diverso: mentre la parte residenziale si caratterizza per un’atmosfera tranquilla e suggestiva, con i canali che scorrono paralleli lungo villette ben curate e le barche ormeggiate tra un ponticello e l’altro, Venice Beach è un’esplosione di movimento, con bagnanti sulle spiagge, artisti di strada lungo le passerelle pavimentate, giocatori nei campetti da basket e ovviamente culturisti nel famoso angolo denominato Muscle Beach.

Per me questo pomeriggio ha significato innanzitutto una cosa: depennare dalla mia lista delle cose da fare due punti forse banali ma a cui tenevo moltissimo, ovvero fotografarmi al termine della Route66 e immergere i piedi nel Pacifico. A Venice Beach ho approfittato proprio per liberarmi delle scarpe e realizzare una delle due “missioni”, con Lorenzo che se la rideva beatamente dal Fishing Pier mentre io cercavo di non finire più bagnata del necessario dalle onde che raggiungevano la riva con una foga maggiore di quella a cui ero preparata. Poi la passeggiata a piedi nudi sulla sabbia, le torrette dei bagnini che danno il sapore della California del Sud vista e rivista in tv, il rientro a Santa Monica e il giro del Pier, con il suo affollato parco divertimenti e ovviamente il palo che stavo cercando: “End of the Trail”. Foto con promessa che il mio sogno del road trip su questa strada storica non è del tutto accantonato.
Un bel sundae sul molo accarezzati da un sole quasi al tramonto e poi rieccoci in metro, di rientro verso l’hotel pronti a fare le valigie. Una giornata partita zoppicante ma con la conclusione perfetta, perfetta non solo per oggi ma per l’intero viaggio da una costa all’altra.

“…and you feel like an ocean being warmed by the sun”

Giorno 4: Sunset Blvd. e tour delle ville (incl. Bel-Air, Mulholland Dr. e Hollywood Sign)

È ora di fare check-out e, visto che il nostro volo da LAX parte alle 19:30, chiediamo anche di tenerci le valigie in deposito per una mattinata, provando a sfruttare le ultime ore in città per i giri dell’ultimo minuto. Come preannunciavo già, purtroppo abbiamo finito per non recuperare nulla di quello che era rimasto indietro il giorno prima e, invece, abbiamo fatto la scelta più banale e kitsch a cui posso pensare: ci siamo fatti incastrare da uno di quei tour delle ville dei vip. Ok, magari in parte ci poteva stare visto che comunque avrei voluto avere almeno una veduta d’insieme di Sunset Boulevard, prima parte dell’itinerario in auto (anche qui si riflette quella sensazione di bei tempi ormai andati che avevo respirato lungo la Hollywood Blvd., ma con la fascinazione in più data dal glorioso passato associato all’ascesa di molte star del cinema di culto), ma nel complesso sono felice di averlo fatto solo per poter dire con cognizione di causa che se avete soldi da spendere tanto vale spenderli altrove… a meno che non siate fan sfegatati di questo tipo di esperienze, s’intende. Personalmente non posso dire che non sia stata affatto stuzzicata dalla curiosità in alcuni punti, ho senz’altro apprezzato le note di colore e le notizie su alcuni dei locali lungo il Sunset Blvd. o le informazioni più “storiche” e, soprattutto, la vista lungo Mulholland Drive, quindi magari non è stata totalmente una perdita di tempo, ma i 55$ in due (inclusa mancia) sono forse un prezzo eccessivamente alto per qualcosa che non rispecchia in toto i miei gusti. IMG_2013Se però siete interessati posso dirvi che non faticherete a trovare un’offerta anche solo camminando lungo la Walk of Fame, dove sono decine i promoter che “assalgono” i passanti con proposte di ogni tipo. I tour partono in continuazione e i prezzi variano solo di poco da quel range; idem dicasi per durata e itinerario: dal Sunset Blvd. tutti si spostano verso Beverly Hills e da lì verso le lussuose ville di Bel Air, poi ancora le colline sopra Hollywood, Mulholland Drive e una sosta nello spiazzo che tutti dicono essere il miglior punto di osservazione della celebre scritta (sono abbastanza certa che ce ne siano di migliori, probabilmente uno di questi è proprio il Griffith Park, anche se da un’angolazione diversa).

Al termine del nostro giro di un’oretta e mezza circa pranziamo e torniamo a ritirare le valigie in albergo, per poi iniziare la lunga tratta che collega East Hollywood all’aeroporto (4 fermate di linea rossa + 10 di linea blu + 6 di linea verde e dalla fermata Aviation/LAX uno shuttle per i terminal: considerate circa un’oretta e mezza totale per stare tranquilli se fate lo stesso percorso. In molti mi hanno caldamente sconsigliato i mezzi pubblici a Los Angeles, declamando invece i pregi di un’auto a noleggio per spostamenti come questo, che avrebbe richiesto di certo la metà del tempo… viste le strade della città confesso che sono però stata felice così: sono una pendolare, non mi destabilizzano un po’ di cambi di metro e tempi un po’ dilatati per i miei spostamenti, e mi sono onestamente trovata molto più a mio agio così).
Arriviamo in consueto ampio anticipo per procedere a tutti i controlli senza stress e, in perfetto orario, il nostro volo Norwegian lascia la California di nuovo in direzione Italia, con uno scalo previsto a Copenhagen (che si rivelerà un po’ più lungo e logorante di quanto avrei sperato), al termine di tre lunghe ma appaganti settimane lontani da casa.

 

Il termine di tre settimane di viaggio negli Stati Uniti, il mio sogno di vecchia data rivisto e ridimensionato per l’occasione, un primo assaggio di quelli che spero saranno decine di altri itinerari in questa terra così varia e così affascinante, con così tanto da offrire a tutti, ricca di paesaggi mozzafiato e metropoli infinite, di storia, musica, cinema, avventure e scoperte.

Non vedo già l’ora di tornare!

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