“Coast-to-coast” USA #0 – Prima di partire…

Programmare un viaggio oltreoceano interamente da sola è stata senz’altro una sfida, perlopiù per il fatto che, a differenza di una meta europea, visitare gli Stati Uniti richiede un più lungo elenco di documenti da procurarsi e pratiche burocratiche da sbrigare prima di potersi dire pronti.
Andiamo quindi per gradi e vediamo di cosa si tratta e quali sono le tempistiche consigliate per occuparsene, ma prima vorrei parlare un po’ delle nostre scelte per l’itinerario, visto che è da lì che parte tutto: la scelta dei luoghi da visitare, gli spostamenti e le cose da includere in loco.
Tutto questo mi porta ovviamente a una delle questioni più importanti: I PREZZI! Croce di ogni viaggiatore, i costi sono spesso ciò che più influisce sulle nostre decisioni durante un viaggio, e un’idea all’apparenza ambiziosa come quella di attraversare una nazione/continente in meno di un mese di certo non si pone come la più economica delle esperienze, ma nel nostro caso posso già preannunciare che qualche scelta oculata qua e là e qualche prenotazione effettuata con largo anticipo ci hanno aiutato a contenere abbastanza il budget, pur senza farci mai mancare niente a livello di sfizi (non sono cose da tutti i giorni quindi, personalmente, ritengo inutile stringere la cinghia per poi pentirsi in seguito di ciò che non si è fatto).

Scelta dell’itinerario

Inizierò col dire che parlare di coast-to-coast in questo caso fa quasi sorridere (per questo l’ho messo tra virgolette nel titolo), visto che il tutto era partito dalle idee selvagge di viaggio on the road da una costa all’altra di quando ero più piccola ma si è notevolmente ridimensionato scontrandosi con gli impegni e le restrizioni dell’età adulta.
Immaginavo questo itinerario da quando avevo 14-15 anni, col tempo avevo fatto aggiunte e cambiamenti mentali ma il punto era sempre lo stesso: sarà un’esperienza che richiederà MESI!
La realtà ovviamente è stata ben diversa e, al momento di iniziare a programmare tutto, le nostre tempistiche sono state abbastanza forzate dal fatto che Lorenzo (il mio compagno, ora marito) non aveva la possibilità di prendersi più di tre settimane di seguito di ferie. Col senno di poi sì, abbiamo dovuto applicare un po’ di taglia e cuci al nostro piano ideale, ma per quello che abbiamo fatto le tre settimane si sono rivelate più che sufficienti per godere di tutto senza stressarci troppo e con abbastanza tempo per il relax ogni tanto, che su viaggi così lunghi non andrebbe mai dato per scontato. Anzi, a dirla tutta sono sorpresa io stessa di quanto rilassati siamo arrivati al termine di questa vacanza che temevo avrebbe invece risucchiato tutte le mie energie!

Una volta scelti i tempi di soggiorno, il periodo dell’anno (considerato che avremmo viaggiato tra la parte settentrionale della East Coast e, fondamentalmente, il deserto, molti ci hanno consigliato maggio come periodo ideale e non potrei essere più d’accordo) e le città di arrivo e partenza, era ora di dedicarsi alle vere e proprie pratiche burocratiche e alle prime prenotazioni.

Passaporto e visto

Per quanto riguarda i documenti validi per l’espatrio ovviamente si necessita di passaporto in corso di validità (nel mio caso ne ero già in possesso ma Lorenzo ha avuto bisogno di rinnovare il suo prima della partenza).
Per questo documento è necessario rivolgersi alla propria Questura provinciale, seguire le modalità di richiesta esposte qui, presentando i documenti elencati al paragrafo “La documentazione da presentare” e mettere in conto almeno tre/quattro settimane per la pratica, quindi decisamente non una cosa per cui attendere l’ultimo secondo (so che, in casi estremi, esistono anche “corsie preferenziali” dettate dall’urgenza, ovviamente remunerate di conseguenza, ma onestamente non avendo mai provato personalmente non so di che tempistiche reali stiamo parlando).
Per noi è stato uno dei primi impegni, intorno a settembre/ottobre dell’anno prima (ve l’ho detto che abbiamo provveduto a prenotazioni “con un certo anticipo”!), anche perché pensavamo che il numero del documento sarebbe stato tra le informazioni da fornire all’ESTA al momento di compilare la domanda (spoiler alert: non lo è).

L’ESTA (Electronic System for Travel Authorization) è lo step successivo, si tratta della possibilità di richiedere l’autorizzazione all’accesso in territorio statunitense interamente online per cittadini di uno dei Paesi che aderiscono al Visa Waiver Program (trovate l’intero elenco di Paesi QUI, insieme ad altre info utili). Ai cittadini delle nazioni aderenti al VWP è consentito viaggiare verso gli USA per turismo o lavoro per un periodo non superiore ai 90 giorni senza la necessità di un Visto. La richiesta si può fare interamente online a questo sito cliccando su “New Application”, scegliendo poi “Individual Application” o “Group of Application” a seconda se si viaggerà da soli o in più di una persona e, nei form alle pagine successive, compilando con i dati dei viaggiatori. Alla fine verrà richiesto un pagamento del servizio di 14$ a testa (di cui 4$ sono effettivi costi di elaborazione, quindi l’unica somma non rimborsata qualora la richiesta venga respinta). Occorrono massimo 72 ore per ottenere una risposta, che può essere “Approved”, “Pending” o “Not Authorized”, ma a meno che non si abbiano precedenti penali o sanitari tali da mettere in allarme il Dipartimento di Homeland Security raramente si viene respinti. 
Una volta ricevuta l’approvazione, questa è valida fino a 2 anni senza necessità di ripetere la pratica, a meno che il vostro passaporto non scada prima ovviamente: per questo vale la pena occuparsi di questo step e togliersi il pensiero all’inizio della programmazione del proprio viaggio negli States.

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Voli, spostamenti e patente internazionale di guida

A questo punto si può iniziare concretamente a pianificare l’itinerario più dettagliato, valutando di volta in volta il tempo necessario per visitare i vari luoghi senza troppa fretta e quindi come spostarsi agevolmente da uno all’altro in orari comodi, per non perdersi nulla di ciò che la propria destinazione ha da offrire.

Per quanto riguarda i voli intercontinentali, dopo varie ricerche abbiamo deciso di affidarci alla Norwegian Airlines, compagnia low cost scandinava che, insieme alla Turkish Airlines, offriva i prezzi più competitivi per voli da/per Roma Fiumicino. Entrambe le compagnie includevano però degli scali intermedi per le date di nostro interesse, sia in andata verso New York (JFK) che nel ritorno da Los Angeles (LAX). Abbiamo optato per la Norwegian unicamente per la comodità degli scali (meno lunghi e in città come Stoccolma, Oslo e Copenhagen, che solo per una questione mentale ci sembravano più agevoli rispetto a Istanbul per raggiungere una meta al di là dell’Atlantico).
Questa compagnia è stata per noi una piacevolissima scoperta, visto che pur conoscendola non l’avevamo mai utilizzata prima, e potrebbe affermarsi come nostra scelta anche in futuro.

EDIT: spiacevolmente, nel frattempo la Norwegian ha ridimensionato la sua rete di voli a seguito della pandemia, puntando ad aumentare le tratte europee a scapito di quelle transatlantiche, che sono state cancellate.

Per i voli interni ci erano state invece consigliate la Southwest Airlines o la Delta Airlines, su cui però non posso purtroppo dare un parere personale visto che alla fine abbiamo optato per la Virgin America su entrambe le tratte (Boston-San Francisco e San Francisco-Las Vegas) perlopiù per una questione economica e, soprattutto, per gli orari di volo più adatti alle nostre esigenze.

Uno dei vari siti che ho trovato abbastanza utili per un rapido confronto tra prezzi e tempistiche è stato QUESTO, in cui inserendo città di partenza e di arrivo si possono verificare a colpo d’occhio tutte le diverse possibilità di trasporti e per ciascuna valutare in breve le opzioni offerte dalle diverse compagnie seguendo il link apposito al sito ufficiale.

Infine lo spostamento che più ci turbava, ovvero quello con auto a noleggio.
Non che temessimo le infinite strade che tagliano il deserto con quasi zero traffico tra una cittadina e l’altra, che d’altronde è per forza di cose la scelta più agevole in questo caso e, a dirla tutta, anche più appassionante e scenografica, permettendoti l’autonomia di fermarti in qualsiasi momento a godere dei panorami o deviare quando vuoi se un cartello stradale in particolare cattura la tua attenzione (per dettagli, rimando all’articolo su Page e i Parchi). A preoccuparci era perlopiù la burocrazia che si portava dietro, ovvero la necessità di procurarsi una patente di guida internazionale in alcuni Stati USA e la consapevolezza quindi di doversi rivolgere alla nostra temuta motorizzazione.
Nello specifico, QUI trovate l’elenco degli Stati che richiedono la patente di guida internazionale e di quelli in cui la nostra è sufficiente. Qualora il vostro itinerario attraversi almeno uno degli Stati in cui la patente internazionale è necessaria, la richiesta va presentata alla propria motorizzazione civile. Nel caso si voglia evitare la motorizzazione come la peste, ci sono molte scuole guida che si imbarcano nella missione al vostro posto chiedendo un supplemento al costo normale della pratica: noi abbiamo contattato due scuole guida e l’ACI della nostra zona per dei preventivi e alla fine abbiamo scelto una delle scuole guida perché il supplemento richiesto era comunque in linea con quanto avremmo speso per due viaggi verso la Motorizzazione di Rieti, risparmiandoci però le file (e il relativo mal di fegato!!).
I documenti di cui avrete bisogno per procedere autonomamente sono il modulo TT 746 da compilare che trovate QUI, una fotocopia fronte-retro della vostra patente in corso di validità2 fototessere, una marca da bollo da 16€ e due versamenti da 16€ e 9€ rispettivamente sui C/C 4028 e 9001 (si possono chiedere i bollettini precompilati all’ufficio postale); se una scuola guida o l’ACI si occupa per voi della pratica ovviamente tutte queste spese saranno svolte da loro e dovrete solo corrisponderne l’importo insieme al supplemento da loro richiesto. Per le tempistiche, anche qui, prendetevi qualche settimana giusto per sicurezza: la nostra scuola guida ad esempio faceva viaggi verso la motorizzazione una volta a settimana quindi nell’arco di una decina di giorni circa ci ha fatto avere tutto.

Per scegliere la compagnia tramite cui prenotare l’auto a noleggio abbiamo invece semplicemente visitato il sito Rentalcars.com e confrontato prezzi e servizi supplementari per le diverse tipologie di auto offerte al car rental dell’aeroporto di Las Vegas. Considerando che l’itinerario comprendeva anche strade sterrate (come all’interno della Monument Valley), abbiamo optato per una Jeep e abbiamo effettuato la prenotazione tramite Dollar. Su Rentalcars devo dire di essermi trovata bene anche grazie all’assistenza clienti: dopo una prima visita del sito senza aver completato la prenotazione per via di una piccola indecisione, siamo stati ricontattati per ricevere ulteriori informazioni e ciò ci ha permesso di chiarirci un po’ le idee su dettagli che non ci convincevano. La ragazza al telefono ci ha anche dato qualche consiglio per scegliere il veicolo più adatto alle nostre esigenze e per risparmiare dove effettivamente possibile.
Una cosa che consiglio assolutamente, in questo caso, è considerare il supplemento di un GPS qualora non già compreso nel pacchetto offerto dal fornitore: a noi è stato abbastanza utile visto che soprattutto il primo giorno abbiamo viaggiato anche dopo il tramonto. Importante poi verificare inclusioni come CDW (Limitazione della Responsabilità per Danni), RCA (Responsabilità Civile) e chilometraggio illimitato: nel nostro caso, tutto questo era già compreso nel pacchetto iniziale, oltre a una copertura quasi totale dei rischi e tutte le tasse.
Altra cosa che consiglierei di attivare in questi casi e che per noi invece non era compresa (ma abbiamo aggiunto separatamente in loco al momento del ritiro dell’auto) è l’assistenza stradale, con tanto di recupero con carro attrezzi ecc.: normalmente non è un supplemento proibitivo ma in caso di incidente provvedere a tali spese da soli sarebbe un salasso, quindi meglio prevenire che curare. Alcune compagnie, come la nostra, potrebbero anche provare a spingervi verso l’opzione di restituire l’auto non necessariamente a serbatoio pieno a un costo aggiuntivo che però, se devo essere sincera, per me non vale la pena: in genere la politica è restituire il veicolo con il pieno, allegando una ricevuta di rifornimento effettuato nel raggio di pochi chilometri dal punto di restituzione, e in città non è un problema trovare distributori, quindi meglio fare da sé ed essere sicuri di pagare il giusto anziché pagare una cifra forfettaria magari di molto superiore a quanto paghereste rifornendovi da soli.
In generale il noleggio di un’auto in USA è relativamente meno caro che da noi e la benzina è a prezzi decisamente più abbordabili.

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Assicurazione sanitaria

Ultima, ma non ultima, l’assicurazione sanitaria è indispensabile per viaggiare negli Stati Uniti senza pensieri, visto che qualsiasi spesa medica non sarebbe coperta da un servizio sanitario nazionale e che quindi anche il più banale intervento o una semplice visita rischierebbe di presentarvi un conto salatissimo. Le assicurazioni che possono stipularsi online hanno costi relativamente contenuti se paragonati al potenziale dispendio in loco in caso di emergenze, quindi tanto vale acquistare una copertura prima di partire (e poi ovviamente fare i dovuti scongiuri).
Ci sono molte società che operano in questo settore da molti anni e quindi affidabili (AllianzAXA, Europ Assistance ecc.): noi abbiamo finito per scegliere la Columbus, che ci ha fornito il preventivo più economico e allo stesso tempo più adatto ai nostri bisogni, dei vari pacchetti a disposizione abbiamo optato per ABC (Assistenza+Bagaglio+Cancellazione) che sembrava offrire molte più coperture rispetto al base a un prezzo non eccessivamente più esoso. 
Ad ogni modo, in generale, un servizio di assistenza a disposizione 24 ore su 24 è una degli elementi positivi che verificherei prima di scegliere un prodotto. Importante verificare i tipi di coperture offerte: spese mediche in primis, consigliate pure smarrimento bagaglio, responsabilità civile e infortuni. Non male poi avere coperture anche in caso di imprevisti con il viaggio in generale, come rinunce per motivi familiari o ritardi/cancellazioni dei voli, specialmente se il viaggio si sta organizzando in fai-da-te con molto anticipo come nel nostro caso… ma suggerisco a prescindere di leggere ATTENTAMENTE il contratto assicurativo per intero prima di sottoscriverlo, tutte le clausole e i cavilli (anche quelli in piccolo), in modo da essere pienamente consapevoli di tutte le circostanze coperte e quelle non coperte in caso si debba annullare il viaggio (es. tra le famose “cause di forza maggiore” rientrano circostanze imprevedibili al momento della stipula del contratto come anche scoppi di moti popolari o guerre nel Paese di destinazione, che pregiudicano il viaggio ma per cui, appunto, spesso non si ha diritto a un rimborso da parte della compagnia assicurativa).
Controllate poi i massimali relativi a ciascuna copertura (in teoria più alti sono meglio è, ma come detto non fermatevi a cifre astronomiche se tra le clausole del contratto ci sono mille cavilli che non vi convincono), assicurandosi inoltre che la franchigia (spese a carico dell’assicurato in caso di apertura di sinistro) sia a zero o il più possibile vicina a zero

Per quanto riguarda i medicinali da portare da casa, alla dogana non hanno problemi con i classici farmaci da banco quindi, se state via per lunghi periodi e volete essere certi di poter fronteggiare prontamente varie evenienze, via libera ad antinfiammatori e antipiretici, antidolorifici tipo ibuprofene a medio-basso dosaggio, sospensioni orali per la flora batterica, creme per contusioni, multivitaminici, farmaci per il mal di gola ecc. Nel caso specifico del viaggio intercontinentale abbiamo trovato utile anche la melatonina, anche se sicuramente ne abbiamo avuto più bisogno per ristabilire l’equilibrio sonno-veglia al rientro a casa che non all’andata.
Non si richiedono vaccini particolari per viaggiare negli States.

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Cambio valuta, carte di pagamento, politica delle mance e costi totali

Credo di aver riassunto più o meno tutti i passaggi preliminari prima di mettersi in marcia, con relative tempistiche e accorgimenti. Non ho menzionato il cambio valuta perché, come facciamo in genere, anche qui ci siamo limitati a prelevare dei contanti in valuta locale a vari ATM piuttosto che cambiare i soldi in anticipo, che trovo sempre più dispendioso. Nel caso specifico, avevo già diversi dollari in cash con me quindi non eravamo completamente a secco, ma comunque prelevare una volta giunti in aeroporto come facciamo di solito non sarebbe stato impossibile, e generalmente parlando pagare con le carte è normale consuetudine da queste parti, anche per importi non particolarmente alti.

Un’altra cosa che ci siamo assicurati di fare con il dovuto anticipo è stata contattare le banche e la Posta per assicurarci che le carte di credito, bancomat e prepagate che abbiamo portato con noi fossero abilitate al prelievo e alle operazioni negli Stati Uniti, nel caso delle carte bancomat fornendo anche un breve riepilogo dei nostri spostamenti (quest’ultima cosa forse è stata solo dettata dal mio zelo, ma ricordo che una volta mia madre si è vista bloccare una carta perché le era stata clonata e la banca aveva notato come operazioni sospette un acquisto in Italia e uno, diverse ore dopo, in Spagna: usare la carta a Boston in mattinata e a San Francisco in serata non sarebbe stata più o meno la stessa cosa? Non volevo rischiare blocchi immotivati).
Il cambio euro-dollaro al momento è ancora alquanto favorevole, quindi si spende abbastanza bene negli USA.

Parlando delle mance, invece, si tratta senz’altro di una delle varie piccole (ma non sempre) spese extra da mettere in conto in loco, visto che noi qui in Italia siamo abituati a vivere questo concetto come un’opzione, non come una norma a volte anche alquanto “ferrea”. Per ferrea intendo che non solo la service fee viene inserita regolarmente tra le voci di uno scontrino di un ristorante, ma la vedrete apparire spesso con il calcolo in percentuale già effettuato: se ad es. per il vostro pranzo spendete in tutto 42$, alla fine del conto appariranno le opzioni

15%: 6.30$
18%: 7.56$
20%: 8.40$

e starà a voi decidere quanto lasciare al vostro cameriere tra queste opzioni ben precise, in base a quanto avete gradito il servizio, ricordando sempre che il guadagno fisso di un cameriere in America non è proprio stellare e che quindi loro, come molti altri lavoratori nel settore dei servizi, guadagnano quasi unicamente con le mance.
Si tratta perlopiù di norme non scritte ma comunque da rispettare, come ad esempio lasciare 1-2$ per giorno di permanenza alla cameriera dell’albergo, 1-2$ a valigia all’eventuale facchino che aiuta con i bagagli e circa il 15% sull’importo totale del viaggio/servizio anche ai tassisti e ad altri professionisti come parrucchieri, estetisti, baristi ecc.
Può capitare, a seconda di chi si ha davanti, che il fatto che “la mancia non è inclusa ma è molto gradita” venga esternato più platealmente di quanto siamo abituati noi italiani a casa nostra, ma non c’è da vederci nulla di male o scortese, è semplicemente un diverso modo di concepire la questione delle tip.

calcolo_spese

Come promesso arriviamo quindi ai conti finali, che ho rifatto anche a fine vacanza per pura curiosità personale: TUTTO COMPRESO (voli intercontinentali e interni, altri spostamenti da un punto a un altro, mezzi di trasporto locali in ciascuna città, alberghi, tutti i pasti, le spese precedenti il viaggio come la patente internazionale, l’ESTA e l’assicurazione sanitaria, tutti i pass onnicomprensivi e i biglietti di ingresso a tutti i parchi, musei e attrazioni varie che abbiamo visitato, il noleggio auto e la benzina, tutte le mance + spese extra qua e là) per le tre settimane = meno di 3.600€ a testa.

Se a colpo d’occhio vi sembra tutto sommato in linea con quanto spendereste per un’esperienza simile (con le dovute modifiche in base ai vostri gusti personali), allora continuate a leggere qui sotto per scoprire nel dettaglio tappa per tappa del nostro “coast-to-coast”.

“Coast-to-coast USA” #1 – New York City
“Coast-to-coast” USA #2 – Boston
“Coast-to-coast” USA #3 – San Francisco
“Coast-to-coast” USA #4 – Las Vegas
“Coast-to-coast” USA #5 – Page e i Parchi
“Coast-to-coast” USA #6 – Los Angeles

 

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